Proprio come per un ricco zio tornato dall’America per le festività natalizie, i fan di tutto il mondo hanno atteso con trepidazione e grandi aspettative il nuovo e “lussuoso” regalo del geniale regista sudcoreano Hwang Dong-hyuk. Finalmente, il 26 dicembre, dopo tre lunghi anni di attesa, è approdata su Netflix la seconda stagione di Squid Game, la serie che ha conquistato il globo trasformandosi in un vero fenomeno culturale senza precedenti.
In poche ore, il nuovo capitolo – composto da soli sette episodi – si è guadagnato un posto d’onore nella prestigiosa Top 10 di Netflix, confermando ancora una volta l’inarrestabile richiamo della serie e il fascino della K-wave. Tuttavia, come spesso accade con i regali tanto attesi sotto l’albero, non tutti gli spettatori si sono mostrati pienamente soddisfatti del dono del “caro zio” Dong-hyuk. Ma cosa racconta questa seconda stagione e quale sarà il destino della serie?
Squid Game 2 trama
Nel 2021, il popolare drama si concludeva con il caparbio e tormentato Seong Gi-hun (Lee Jung-jae), alias Giocatore 456: dopo essere sopravvissuto agli atroci giochi e aver accumulato una fortuna macchiata dal sangue dei suoi compagni, Gi-hun si ritrova catapultato di nuovo nel mondo reale, gravato da un profondo senso di colpa e animato da un’irrefrenabile sete di vendetta.
Il secondo capitolo riprende la narrazione tre anni dopo la vittoria di Gi-hun. Dopo aver rinunciato a trasferirsi negli Stati Uniti con la sua famiglia, l’uomo non ha mai smesso di dare la caccia al Front Man (Lee Byung-hun), deciso a fermare i giochi e impedire che altre vite vengano brutalmente sacrificate per il divertimento dell’élite. Quando, grazie all’aiuto dell’ex poliziotto Jun-ho (Wi Ha-joon), riesce finalmente a trovare il famigerato Front Man, Gi-hun si ritrova ancora una volta intrappolato nel misterioso gioco. Qui, altri nuovi miserabili 455 concorrenti cercano disperatamente di riscattarsi socialmente, mettendo in gioco la propria vita per conquistare il premio di 45,6 miliardi di won.
Si può ancora sperare nell’umanità?
Se nella prima stagione la colorata arena dell’orrore si svelava fin dalla prima puntata, la seconda adotta un approccio più riflessivo. I primi due episodi di questo nuovo capitolo si prendono il tempo per condurre il pubblico in una consapevolezza più cruda e disillusa rispetto a tre anni fa: quella che ha profondamente trasformato l’anima e la vita di Gi-hun.
Il mondo al di fuori dell’arena, in fondo, non è poi così diverso da ciò che accade su quella remota isola, dove l’umanità si dissolve e i corpi vengono lasciati indietro come gusci vuoti, intrappolati in quelle emblematiche tute rosse e blu. Gi-hun lo sa, anche se tenta di negarlo. E così torna sullo schermo con il volto segnato, il sorriso infranto e uno sguardo cupo, carico di dolore e rabbia. Decide di indossare ancora una volta quel numero, simbolo tanto della sua vittoria quanto delle vite spezzate che ha visto cadere per ottenerla. Ma se la prima volta cercava un riscatto sociale, ora è mosso dal forte desiderio di vendetta e redenzione: l’unico scopo che lo anima è fermare quei giochi, nella speranza di dimostrare che, forse, esista ancora un barlume di bontà nell’animo umano.
Nuovi personaggi disperati e… giochi ancora più spietati
È stato semplice per il pubblico, nella prima stagione, affezionarsi ai giocatori e alle loro storie: dal dolce Alì (Anupam Tripathi), un immigrato indiano arrivato in Corea del Sud con la sua famiglia in cerca di una nuova vita, alla giovane fuggitiva nordcoreana Sae-Byeok (Jung Ho-yeon), scappata dal regime dittatoriale con il fratellino, a cui sogna di garantire un futuro migliore. E ancora, la coraggiosa orfana Ji-yeong (interpretata da Yoo-mi Lee, recentemente protagonista su Netflix del commovente drama Mr. Plankton) e l’anziano Il-nam (Oh Yeong-su), che troppo tardi si rivelerà essere meno innocente di quanto sembrava. La prima stagione, dunque, ha permesso con estrema facilità al pubblico di immedesimarsi ed empatizzare con i volti e le vicende di quei poveri e ignari giocatori.
Nel secondo capitolo, però, gli spettatori si trovano di fronte a una visione più cinica e distaccata. La natura brutale dei giochi, ormai ben nota, rende difficile affezionarsi ai nuovi personaggi: il pubblico, consapevole del tragico destino che li attende, si trova inevitabilmente distaccato. In altre parole, ci si chiede: perché investire emotivamente in figure che, alla fine, sono destinate a soccombere? Ma al di là della rassegnazione che accompagna la visione, il creatore Hwang Dong-hyuk fa del suo meglio per dare nuova linfa alla storia. Ecco dunque che introduce nuovi giochi, pur mantenendo l’indimenticabile “Un, due, tre, stella”, e sostituisce i volti iconici della prima stagione con nuovi protagonisti, capaci di catturare l’attenzione e, forse, il cuore del pubblico.
Tra i nuovi volti, troviamo Jun-hee (Jo Yu-ri), una ragazza madre indifesa; Gyeong-seok (Lee Jin-wook), un padre disposto a fare qualsiasi cosa per ottenere i fondi necessari alle cure della figlia malata; e Hyun-ju, un ex soldato delle forze speciali e donna transgender, che partecipa ai giochi per raccogliere il denaro necessario a completare la sua transizione chirurgica. Quest’ultimo personaggio, in particolare, ha suscitato un acceso dibattito ancor prima del debutto della stagione, soprattutto per la scelta dell’attore cisgender Park Sung-hoon per il ruolo. Nonostante le polemiche, però, il suo personaggio è per ora uno dei migliori presentati dalla serie: trattato con grande delicatezza e rispetto, attraverso Hyun-ju il regista solleva riflessioni importanti sulla rappresentazione e sull’inclusività della comunità LGBTQIA+, ancora troppo spesso vittima di discriminazioni e silenzi in Corea del Sud.
Tra cringe e sadismo
Nella seconda stagione fanno il loro ingresso anche due personaggi che hanno subito catturato l’attenzione del pubblico: lo stravagante Giocatore 230 e la giovane nordcoreana No-eul. Il primo, noto come Thanos, è un eccentrico rapper ispirato al celebre villain della Marvel. Interpretato dalla star del K-pop T.O.P (ex membro dei BigBang, Choi Seung-hyun), Thanos si presenta come un personaggio ridicolo e narcisista, quasi una parodia in carne e ossa del platinato mondo dello spettacolo. Proprio come l’antagonista della prima stagione, il criminale Deok-su, Thanos porta scompiglio e divisioni tra i giocatori nell’arena, destabilizzando il già precario equilibrio del gruppo.
Il secondo personaggio viene introdotto al pubblico già nei primi episodi ambientati nel mondo esterno. No-eul, interpretata dall’attrice Park Gyu-young (nota per i suoi ruoli nei drammi It’s Okay to Not Be Okay e Sweet Home), è una soldatessa disertore della Corea del Nord che, rifugiata da anni in Corea del Sud, è alla disperata ricerca della figlia lasciata in patria. Dopo anni di ricerche infruttuose e aver tentato invano di ottenere aiuto da un broker locale, No-eul, ormai rassegnata e affranta, accetta di lavorare come cecchina in tuta rossa nell’arena di Squid Game. Nel corso della narrazione, il regista pone più volte l’accento sulla sua figura, invitando il pubblico a riflettere sulla sua psicologia e sul suo passato: una madre in fuga, costretta a separarsi dalla sua bambina, che ora appare quasi intorpidita emotivamente di fronte alla morte. La sua storia lascia intravedere una complessità che suggerisce un possibile ruolo chiave nel prossimo capitolo.
Troppo presto per gridare al flop!
C’è chi l’ha definita noiosa, ripetitiva e fallimentare, e chi, invece, è riuscito a intravedere un barlume di speranza in vista di un finale soddisfacente. Che apparteniate al primo gruppo o al secondo, la verità è che è ancora troppo presto per decretare il fallimento di questo angosciante drama.
Dopo l’inaspettato e travolgente successo mondiale della prima stagione, Hwang Dong-hyuk si è trovato di fronte alla sfida di proseguire una storia che, in realtà, sembrava già completa. Partendo da zero, ha dovuto costruire un nuovo capitolo con personaggi inediti, giochi mai visti prima e, soprattutto, con il peso di aspettative gigantesche, dettate da una prima stagione che ha segnato un’epoca e che difficilmente potrà essere replicata in termini di impatto culturale e mediatico.
Tuttavia, questo secondo capitolo di Squid Game richiede ulteriore pazienza da parte del pubblico. Non si limita a ripercorrere gli schemi del passato, ma getta le basi per un epilogo che promette di risolvere i nodi lasciati in sospeso, riportando al centro la storia di Gi-hun e Jun-ho. Tra introspezioni psicologiche e un crescendo di tensione, la serie sembra voler preparare il terreno per un finale che potrebbe rivelarsi all’altezza delle aspettative, pur dovendo fare i conti con l’eredità monumentale del suo predecessore.
Squid Game 2
Sommario
Dopo il successo travolgente della prima stagione, Hwang Dong-hyuk si è trovato a dover affrontare l’enorme pressione di creare un seguito all’altezza, con nuovi personaggi e giochi. Nonostante le difficoltà, questo nuovo capitolo getta le basi per un epilogo che potrebbe risolvere i nodi lasciati in sospeso, mantenendo alta la tensione e preparando il terreno per il destino di Gi-hun e Jun-ho.