The Witcher: Blood Origin, recensione della nuova serie Netflix

Disponibile dal 25 dicembre su Netflix

The Witcher: Blood Origin
Foto di Susie Allnutt © Netflix

Catapultati nuovamente nei regni del nord, The Witcher: Blood Origin è una serie fantasy che racconta le origini del primo Witcher. Il prequel, ambientato più di mille anni prima della serie The Witcher, è sempre tratto dai romanzi del polacco Andrzej Sapkowski.  The witcher: blood origin è al momento formata da una sola stagione di quattro episodi, ognuno da circa 50 minuti. Nel cast ritroviamo Michelle Yeoh (Everything everywhere all at once, memorie di una geisha) nel ruolo di Scian, ultima superstite della tribù fantasma, Mirren Mack (Florence in Sex education) nei panni della principessa Merwyn e Lenny Henry (Il signore degli anelli: gli anelli del potere).

The Witcher: Blood Origin, come tutto ebbe inizio

The Witcher: Blood Origin ha inizio in un campo di battaglia. Qui un bardo cantastorie viene salvato da una strana creatura mutaforma affinché possa far rivivere una storia: la storia dei sette. In un lontano passato, circa mille anni prima, i regni del nord erano governati solamente da elfi, in un eterno conflitto tra loro. Il re di Cintra vuole firmare un trattato con i re degli altri regni per mantenere la pace, dando ad uno di questi Merwyn, principessa Cintrana, in sposa. Merwyn, insieme al potente stregone Balor ed al capo dell’esercito Eredin, attua un colpo di stato proclamandosi come imperatrice dei regni del nord, grazie all’ausilio di un terribile mostro invocato da Balor da un altro mondo. Lo stregone infatti riesce, con degli antichi monoliti, ad aprire dei portali su altri pianeti e dimensioni. Merwyn vuole colonizzare questi altri territori, esportando la civiltà ed ottenendo maggiori risorse per il popolo affamato.

Fuori dal palazzo e lontano dai giochi di potere, Fjall, combattente del clan del cane ripudiato per aver avuto una relazione con Merwyn, si ritrova con Eile, combattente del clan del corvo, a salvare il mondo elfico dalla bramosia di potere di Balor e Merwyn. Nel loro viaggio verso la capitale di Cintra altri valorosi guerrieri si uniranno a loro, tra cui Scian, vecchia maestra d’armi di Eile, due stregoni, la nana Meldof ed il combattente Callan, detto fratello morte. Insieme, cercano in ogni modo di fermare l’imperatrice, anche usando pericolosamente la magia.

The Witcher: Blood Origin
Crediti Susie Allnutt/Netflix

Una serie fantacomica

Ciò che rende The Witcher: Blood Origin una serie piacevole da vedere è la combinazione equilibrata di azione, fantasy e comicità. Pur essendo presenti svariate scene di combattimenti, anche a tratti abbastanza violenti, la serie mantiene sempre una certa ironia attraverso battute ed espressioni dei personaggi. Un esempio di comicità è la scena in cui Eile e Fjall, già ricercati dalle guardie reale, vedono dei volantini raffiguranti il proprio volto con segnata la ricompensa: sul volantino di Fjall era stato disegnato un pene.

Passando invece ad aspetti più tecnici, si ritrova nella serie una certa attenzione ai particolari dal punto di vista scenografico e riguardo gli effetti speciali. Gran parte della serie è stata girata negli Arborfield Studios, in una piccola cittadina nel Berkshire, Inghilterra; si tratta dello stesso luogo in cui sono state già filmate le prime due stagioni di The Witcher.

Le tematiche trattate in The Witcher: Blood Origin sono svariate. Si noti l’importanza data al sentimento di appartenenza ad un clan, specialmente da Fjall, ripudiato dalla sua comunità, e Scian, ultima vivente del suo clan. A questo si affianca, se pur qui in maniera non troppo esplicita, l’elemento di discriminazione tra elfi e nani, attraverso il personaggio della nana Meldof. Lei racconta, parlando con l’elfo Callan, della morte per mano degli elfi della sua amata Gwen, e di come il popolo elfico abbia costruito la propria ricchezza sulle ossa dei nani.

Blood origin o Game of Thrones?

I fan delle serie fantasy, coloro che hanno visto tutte le stagioni de Il trono di spade, potranno notare alcune similarità tra le due serie, nelle tematiche, nei personaggi e perfino in una delle scene clou di The Witcher: Blood Origin.

Primo fra tutti, è possibile fare un confronto tra la principessa, poi imperatrice, Merwyn e Daenarys Targaryen. Entrambe affermano di agire per un bene superiore, per salvaguardare il proprio popolo, ma è chiaro in ambedue i casi qual è il loro vero obiettivo: il potere. Allo stesso modo, si può notare una somiglianza anche tra il capo saggio Balor e Lord Petyr Baelish. Entrambi di umili origini, cercano di affermarsi in maniera autoritaria, sfruttando e manipolando le persone come pedine.

Una tematica dominante nelle due serie è la sete del potere, il gioco del trono. In The Witcher: Blood Origin e ne Il trono di spade l’aspetto magico, di mostri e draghi, si unisce a quello politico, fatto di accordi segreti, tradimenti e, infine, tanto sangue.

In questo confronto è necessario sottolineare, seppur senza spoiler, una delle scene finali della serie. Qui, infatti, viene riprodotta in maniera molto simile la scena della morte di Daenerys, l’uccisione di un personaggio della serie da parte di una persona amata. L’assassinio della madre dei draghi è risultata essere una scena molto d’effetto, una delle più note nell’ultima stagione de Il trono di spade: si sarà pensato di ottenere il medesimo successo emulandola.

RASSEGNA PANORAMICA
Ilaria Denaro
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the-witcher-blood-origin-netflixThe witcher: blood origin sarebbe dovuta essere la serie sulle origini dei Witcher, mentre alla nascita del primo witcher viene lasciato poco spazio solo nell'ultimo episodio. Serie ben fatta e piacevole da seguire, che però non centra l'obiettivo.