Willow, recensione della serie Disney+ con Warwick Davis

La serie sequel, in otto episodi, è disponibile dal 30 novembre su Disney+.

Warwick Davis Willow recensione

Se ne è parlato per decenni (dal 2005 circolano voci di un sequel) e adesso, in forma di serie tv per Disney+, arriva Willow, che riporta al pubblico affezionato e a potenziali nuovi fan le avventure dello stregone con il volto di Warwick Davis. A promuovere l’idea dello show alle alte sfere Disney è stato Jonathan Kasdan, che infatti compare in veste di ideatore e sceneggiatore dello show, dopo che, sul set di Solo: A Star Wars Story, aveva bombardato Davis con domande, suggestioni e idee per quella che poi sarebbe diventato questo nuovo ciclo di 8 episodi che riprende la storia del film, raccontandoci le sorti di Elora Danan, la bambina, ora giovane donna, destinata a diventare imperatrice di tutta Andowyne.

 

Willow, la trama

Come ci aveva già suggerito il finale del film del 1988, Elora cresce sotto falso nome alla corte di Madmartigan e Sorsha, sovrani di Tir Asleen. Sorsha, rimasta senza il suo Madmartigan, deve fare i conti con due figli gemelli che proprio non ne vogliono sapere nulla di abbracciar eil loro destino di futuri regnanti. La tempestosa Kit preferisce tirare di scherma con la sua amica Jade, aspirante guardia di palazzo, mentre l’affascinante Airk è molto più preso dalle fanciulle che dal suo ruolo di futuro re. Quando però le forze del male si risvegliano e rapiscono Airk, una strampalata compagnia viene incaricata di liberare il principe, purché si avvalga dell’aiuto dello stregone Willow. 

Riesumare un franchise

Sembrava complicato riportare in vita un franchise sepolto da così tanto tempo. Certo, sepolto per modo di dire, dal momento che il film di Ron Howard è un cult al pari di Labirynth e La storia fantastica, ma la macchina produttiva Disney+ è riuscita a far gemmare l’unica PI Lucasfilm che non fosse gravata dalla “maledizione” che invece sembra pesare su Star Wars (che non riesce a trovare una strada dopo la conclusione, molto criticata, della terza trilogia).

Il pretesto narrativo è semplice, lo sviluppo estremamente canonico, ma anche un grande classico come Willow si aggiorna ai tempi, concentrandosi principalmente sulle individualità e sui caratteri dei singoli personaggi. Se già il film originale vantava una inclusività inedita per l’epoca, il ventaglio della rappresentazione in Willow – la serie si moltiplica e offre la possibilità di raccontare molti più punti di vista, anche perché “la compagnia” di eroi chiamarti all’azione è più numerosa rispetto all’armata di due, formata da Davis e Val Kilmer nel film del 1988.

Meno epicità e più introspezione

Questo significa che la storia nel complesso perde di epicità, ma che si arricchisce di introspezione e probabilmente parla meglio all’oggi e a ciò che interessa adesso alle giovani generazioni, le quali dovrebbero essere il principale pubblico dello show, dal momento che la storia è comunque un’avventura di formazione. Certo, c’è grande rispetto e fedeltà verso ciò che è stato e anche la giusta quantità di riferimenti; molti luoghi sono gli stessi e la storia è chiaramente un sequel diretto.Per cui i fan hardcore che hanno superato i 40, saranno appagati.

Continuità visiva tra vecchio e nuovo

Dal punto di vista formale, si è optato per l’utilizzo di effetti speciali e visivi che apparissero in continuità con il film. Chiaramente si vede che gli anni sono passati e che l’aspetto della serie è moderno rispetto a Willow 1988, ma è innegabile una rassicurante affinità visiva trai due prodotti. 

Oltre al ritrovato Warwick Davis che sembra maturato dentro al costume dello stregone, il cast di giovani interpreti rivela una ricerca davvero intelligente nello scovare visi particolari con tratti riconoscibili. Erin Kellyman, già vista in The Falcon and the Winter Soldier, è forse l’esempio migliore di questa caratterizzazione somatica degli interpreti che riporta un quadro vivace dei partecipanti alla quest eroica. Naturalmente ci sono interpreti più e meno in parte, tuttavia l’impressione generale è che il tono squisitamente favolistico della storia sia in grado di far perdonare qualche ingenuità interpretativa. 

Willow è l’iconico Warwick Davis

Chi invece sembra non perdere neanche un colpo è l’iconico Warwick Davis, che con Lucasfilm ha costruito gran parte della sua carriera e che è, a oggi, uno dei volti più riconoscibili per gli spettatori nerd di vecchia e nuova generazione. Il suo Willow è esattamente quello di 34 anni fa, forse leggermente attempato e con molta esperienza in più, soprattutto in fatto di magia, ma ha sempre lo stesso cuore grande e lo stesso sfrenato desiderio di compiere il bene. E forse è questo l’elemento di maggiore pregio di tutta l’operazione. 

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RASSEGNA PANORAMICA
Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
willow-warwick-davisChi invece sembra non perdere neanche un colpo è l’iconico Warwick Davis, che con Lucasfilm ha costruito gran parte della sua carriera e che è, a oggi, uno dei volti più riconoscibili per gli spettatori nerd di vecchia e nuova generazione. Il suo Willow è esattamente quello di 34 anni fa, forse leggermente attempato e con molta esperienza in più, soprattutto in fatto di magia, ma ha sempre lo stesso cuore grande e lo stesso sfrenato desiderio di compiere il bene. E forse è questo l’elemento di maggiore pregio di tutta l’operazione.