The Outlaws: recensione della serie Amazon Prime

The Outlaws recensione serie prime video

Dai creator Stephen Merchant (The Office) e Elgin James (Mayans M.C.) arriva su Amazon Prime Video la miniserie in sei puntate prodotta in collaborazione con BBC. Lo spunto di partenza di The Outlaws ricorda neppure troppo da lontano quello di un prodotto di culto realizzato qualche anno fa, ovvero The Misfits: come nell’altro show anche questo gruppo di protagonisti viene infatti costretto a lavorare l’uno a fianco dell’altro nei servizi sociali dopo aver infranto la legge. Personaggi radicalmente differenti tra loro per età, razza, esperienze di vita ed estrazione sociale si troveranno a condividere un destino comune legato a una valigia piena di denaro che scotta, la quale provocherà ovviamente un mare di guai e pericoli. 

 

The Outlaws, la trama della serie

In The Outlaws si può riconoscere fin dalle prime scene del pilot il tocco di un autore comico a tratti geniale quale è Stephen Merchant: attraverso molte situazioni e soprattutto le dinamiche che regolano le relazioni tra le figure in scena possiamo infatti scorgere la critica sociale dell’autore all’Inghilterra governata da Boris Johnson, soavemente vanesia e fortemente bigotta. L’ambientazione principale di una Bristol che si presenta come una “working class city” fornisce il setting perfetto con la sua architettura industriale, i quartieri più poveri e le piccole industrie che tentano di sopravvivere all’outsourcing. Dentro tale contesto si muovono personaggi che rappresentano con arguzia il presente dell’Inghilterra, le sue divisioni e i contrasti sociali.

Attenzione alla contemporaneità

Pur non risparmiando bordate anche feroci all’attuale condizione del Paese, Merchant e James non dimenticano comunque che la necessità principale di The Outlaws è l’intrattenimento, anche se nel corso delle puntate l’efficacia della trama e il tono si fanno maggiormente ondivaghi. Dopo i primi due episodi davvero frizzanti e velenosi lo show inizia a risentire di una certa stanchezza narrativa, dovuta probabilmente al fatto di dover “allungare” in sei parti da un’ora ciascuna una trama tutto sommato piuttosto semplice. Nelle puntate centrali sono le caratterizzazioni dei personaggi più che la storia a garantire divertimento e situazioni spiritose, ma questo non nasconde il fatto che la narrazione risulti in più di un’occasione piuttosto tirata per le lunghe. Per fortuna della serie la caratterizzazione di almeno un paio di figure di contorno è davvero riuscita, e questo consente agli sceneggiatori di riempire molti momenti morti con trovate comiche di sicuro impatto. Quando poi si hanno attori consumati come lo stesso Merchant – capace di adoperare la sua fisicità dinoccolata e goffa con la solita maestria – e il grande veterano Christopher Walken, ecco che anche ogni piccolo sketch può diventare fonte di intrattenimento leggero. In episodi differenti figurano poi guest star di lusso come Claes Bang e soprattutto il grande istrione Richard E. Grant, i quali recitano cammei che di certo non guastano. 

The Outlaws è già stata rinnovata

Già confermato per una seconda stagione che probabilmente porterà a chiusura alcune sottotrame lasciate volutamente aperte dalla prima, The Outlaws è una miniserie che garantisce il giusto divertimento grazie soprattutto a un’ambientazione originale e a personaggi bizzarri in grado di far sorridere. Sul piano narrativo lo show non funziona sempre quando deve mantenere alta la tensione legata al plot criminale, mentre dal punto di vista della satira sociale i risultati sono innegabilmente migliori: anche se rappresentati attraverso la lente deformante della commedia, a tratti anche grottesca, i personaggi rappresentano poco del meglio e molto del peggio dell’Inghilterra di oggi. Alla fine si vuol bene a questi poveri, squinternati piccoli delinquenti. Dietro le loro rispettive maschere possiamo infatti intravedere abbastanza verità da riconoscere una parvenza di noi stessi in loro. E questo è al tempo stesso edificante e inquietante…

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