Andrew Garfield: da “agnellino” a supereroe, ed è solo l’inizio

Andrew Garfield film

Tra poco vedremo Andrew Garfield nei panni di uno dei più famosi supereroi dei fumetti e del cinema in The Amazing Spider-Man di Mark Webb, reboot della celebre saga, ma nella sua ancor breve carriera hanno trovato posto anche la tv e il teatro, sua prima passione cui tuttora si dedica. Infatti, ha da poco  debuttato a Broadway, portando in scena, assieme ad esimi colleghi come Philip Seymour Hoffman,  Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller per la regia del grande Mike Nichols.

 

Lo spettacolo è candidato a ben sette Tony Awards (e una nomination ovviamente è anche per lui); domenica sapremo se e quali premi avrà portato a casa. E a chi gli chiede se sia stato difficile trovare spazio per il teatro in un periodo di fitti impegni cinematografici, risponde tranquillo: “E’ stata una decisione semplice (…). Arthur Miller è il mio autore preferito e mi sento molto legato a quest’opera”. Questo per dire che il talentuoso giovane di cui parliamo forse non ha ancora preso esattamente le misure al successo, ma certo ha capito che il giusto bilanciamento tra progetti diversi è la strada da seguire.

Andrew Garfield: da “agnellino” a supereroe, ed è solo l’inizio

Per restare solo al cinema, in cinque anni ha partecipato a una manciata di film piuttosto eterogenei, a partire da quel Leoni per agnelli in cui convinse il regista Robert Redford, tanto da affidargli una delle sequenze più significative del film, che lo vedeva confrontarsi aspramente con lo stesso Redford. È riuscito poi a farsi apprezzare anche dal genio visionario di Terry Gilliam, che lo ha voluto nel cast del suo Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo. Mentre lo abbiamo visto assieme a Jesse Eisenberg e Justin Timberlake nell’acclamato The Social Network, che ci racconta la nascita e l’esplosione di Facebook, uno dei fenomeni più rilevanti degli ultimi anni in fatto di social media.

Andrew Garfield è nato a Los Angeles il 20 agosto del 1983, cinque anni dopo il fulvo gattone dei fumetti di Jim Davies con cui condivide il nome. E chissà se da bambino ha mai pensato che un giorno avrebbe interpretato addirittura l’Uomo Ragno. Di padre statunitense e madre inglese, a tre anni si sposta con la famiglia dagli Usa all’Europa, precisamente in Inghilterra nella contea del Surrey. La doppia origine gli sarà molto utile cinematograficamente parlando, perché gli consentirà di padroneggiare sia l’accento americano, che quello inglese. Dopo il diploma, inizia gli studi di recitazione alla Central School of Speech and Drama, che conclude con successo nel 2004. Si fa subito notare sul palcoscenico nella commedia Kes, per la quale ottiene il Men Theatre Award. L’anno successivo esordisce sul grande schermo nel corto Mumbo Jumbo. Poi s’impegna in lavori televisivi che tra il 2005 e il 2007 sono per lui un’importante vetrina e un trampolino di lancio verso occasioni più ghiotte. Tra le serie cui partecipa, Sugar Rush (2005), Simon Schama’s Power of Art (2006), Freezing e Doctor Who (2007).

Il cammino cinematografico si apre con un’interessante pellicola indipendente britannica: il regista John Crowley, offre ad Andrew l’opportunità di un ruolo da protagonista nel drammatico Boy A, adattamento da un romanzo di Jonathan Trigell. Garfield si immerge nel personaggio di Jack Burridge, ovvero Boy A: ventiquattrenne inglese la cui vita è stata precocemente segnata dall’aver commesso un tremendo crimine e che cerca faticosamente di ricostruirsi, o costruirsi per la prima volta vista la giovane età, un’esistenza con una nuova identità, dimenticando il passato. Ma liberarsene sembra difficilissimo. Da una parte dunque, la voglia di apprezzare la vita, di imparare a conoscerla e viverla come una persona “normale”, imparare ad aprirsi agli altri, reinserirsi nella società. Dall’altra il passato, sempre vivo nella sua mente, ma che deve nascondere per proteggersi da una società tutt’altro che pronta ad accoglierlo, nonostante abbia pagato il suo debito con la giustizia. Personaggio complesso e tematiche non facili, attraverso cui il giovane attore riesce a traghettare lo spettatore e, inevitabilmente, a portarlo dalla sua parte. Complice anche lo sguardo di Crowley che ne fa il suo eroe, intrappolato in un meccanismo troppo più grande di lui. Così il talentuoso Garfield si accaparra il BAFTA come miglior attore per il ruolo di Jack Burridge, sbaragliando brillantemente la concorrenza. La pellicola ottiene lo stesso riconoscimento per regia, montaggio e fotografia. Nel cast, nei panni del tutore di Jack troviamo Peter Mullan.

Quello stesso 2007, lo dicevamo in apertura, porta un’altra grande occasione a Garfield: l’incontro con Robert Redford. Il regista è subito pronto a sfruttare in Leoni per agnelli il potenziale che riconosce in quel giovanotto dallo sguardo sornione e dall’aria sveglia e gli affida un compito arduo: tenere testa proprio a lui, Redford, in un serrato colloquio professore-studente. In questo film, articolato su tre episodi, che riflette criticamente sull’America d’oggi, quella della lotta al terrorismo e delle guerre mediorientali, il regista tiene per sé il ruolo di un maturo professore universitario di scienze politiche, ormai disincantato rispetto alla politica e alla società americana, e fors’anche disilluso rispetto al proprio mestiere. Ciò nonostante, quando gli capita davanti uno dei più promettenti allievi del suo corso che non si sta impegnando negli studi come dovrebbe, il professor Malley cerca in ogni modo di scuoterlo, facendogli capire che vale sempre la pena di mettere a frutto le proprie capacità, di impegnarsi per ciò in cui si crede, di lottare contro quelle che consideriamo ingiustizie. Dal canto suo Andrew Garfield nei panni del promettente allievo Todd, interpreta ottimamente quel senso di impotenza che diventa indolenza, mista al disprezzo e al rifiuto rispetto ad un sistema politico e sociale che non riconosce e ritiene impossibile da riformare, tipico di molti suoi coetanei di ogni latitudine.

Nel 2009 Andrew è Anton in Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo, creatura del genio visionario di Terry Gilliam che mette in campo i temi della vita e della morte, della realtà e della fantasia, dell’immaginazione come straordinario potere umano. Il film è anche un sentito omaggio all’attore Heath Ledger, scomparso prematuramente durante la lavorazione. Proprio tre dei suoi migliori amici, infatti, si sono alternati nel ricoprire parte del suo ruolo: Johnny Depp, Jude Law e Colin Farrell, e nei titoli di coda il regista Gilliam ha fatto inserire al posto del classico “un film di Terry Gilliam”, il più sentito e a suo avviso adatto “un film di Heath Ledger e dei suoi amici”.

L’anno seguente Garfield dà ancora prova della sua bravura interpretando Eduardo Saverin, il migliore amico di Mark Zuckerberg/Jesse Eisenberg in The Social Network di David Fincher, film biografico sul fondatore di Facebook, ben diretto, interpretato e ottimamente sceneggiato da Aaron Sorkin. Saverin è il miglior amico del protagonista, ma il loro rapporto s’incrinerà irrimediabilmente quando le questioni legali legate a Facebook avranno la meglio e la realtà virtuale acquisirà sempre maggiore importanza nella vita dello stesso Zuckerberg. È facile dunque capire come, grazie alle valide forze messe in campo, si vada oltre la semplice biografia, per confrontarsi con il terreno da cui nasce l’idea del social network, che è quello delle difficoltà relazionali, della frustrazione e del cinismo del giovane protagonista, i cui vuoti trovano consolazione nel mondo virtuale e/o nella sensazione di potere derivante dalla consapevolezza di poter influire in qualche modo sulla vita degli altri. La pellicola ottiene un enorme successo di critica e pubblico, tre Oscar per la sceneggiatura di Sorkin, la colonna sonora e il montaggio, numerosi Golden Globe, tra cui regia, sceneggiatura e film drammatico. E conquista anche la Francia, che gli assegna il César come miglior film straniero.

Dello stesso anno è il dramma futuribile Non lasciarmi, diretto da Mark Romanek e tratto dal romanzo di Kazuo Ishiguro. Al nostro attore tocca il ruolo di Tommy, giovane che vive confinato nel rigido mondo di un college inglese assieme a Kathy/Carey Mulligan e Ruth/Keyra Knightley. Solo pian piano ci si accorge che la realtà di questi tre ragazzi, e di altri come loro, è molto peggiore di ciò che sembra: sono cloni, perciò non hanno radici o famiglia, e assolvono all’unica funzione di fornire organi. Ma chi vuole sacrificarli sull’altare della scienza e di un fine in apparenza nobile non ha tenuto conto della loro umanità, quella che fa sì che comunque tra loro nascano legami, amicizia, amore. Si pongono in questione i limiti della scienza e la legittimità di perseguirne il progresso a qualsiasi costo, anche a scapito di vite umane (da una parte, alcune vengono salvate; dall’altra, altre vengono stroncate), ma ci si chiede anche quale sia la vera natura dell’uomo, ciò per cui veramente vive, ciò che dà senso alla sua esistenza. Il tutto è veicolato da un’atmosfera sospesa e rarefatta e trattato con estrema delicatezza. Garfield e le due colleghe riescono a rendere efficacemente il senso delle loro esistenze trattenute, bloccate in attesa della precoce fine che li attende. L’attore parlando ai microfoni della BBC, ha sottolineato l’intensità di quest’esperienza ed ha consigliato la lettura del romanzo di Ishiguro, molto ricco e pertanto difficile da rendere sul grande schermo in tutta la sua la sua complessità. Nella stessa sede ha anche parlato dell’ultima sfida della sua ancor breve carriera: quella di diventare Spider-Man in The Amazing Spider-Man di Mark Webb. Se da una parte ha ammesso di essersi molto divertito a vestire i panni che molti al suo posto avrebbero voluto indossare, dall’altra ha invitato a non sottovalutare un film come questo, derubricandolo a semplice prodotto d’intrattenimento fantascientifico perché, dice, al suo interno “ci sono temi come quelli che possiamo trovare nelle grandi tragedie di Shakespeare o di Eschilo”. I grandi temi dell’esistenza con cui Garfield si è confrontato già più volte. Dunque vedremo come se la caverà a raccogliere il testimone di Tobey Maguire, che ha interpretato l’Uomo Ragno negli episodi della saga diretti da Sam Raimi.

D’altra parte però, si tratta di una storia autonoma, un nuovo inizio, diretto da un nuovo regista e, appunto con un nuovo cast (che comprende anche Emma Stone e Rhys Ifans), che si gioca la possibilità di stupire e catturare ancora un volta il pubblico. L’uscita nelle sale è prevista per il prossimo 4 luglio.

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