
Eppure le basi per un buon lavoro c’erano tutte. Un regista dal curriculum più che valido, con sei candidature alle spalle, ricordiamo alcuni dei suoi migliori lavori, The Boxer del 1997, nominato come miglior film drammatico ai Golden Globe. In America-Il sogno che non c’era del 2003 mentre del 2005 il film sulla vita del rapper 50 Cent, Get Rich or Die Tryin’. Un cast stellare composto da nomi di un certo calibro come Daniel Craig, Naomi Watts e Rachel Weisz. Una trama piuttosto interessante che avrebbe potuto tramutarsi in uno di quei thriller carichi di suspense e colpi di scena. Per non parlare dei 50 milioni di budget e le spalle piuttosto larghe di una major come la Universal.
“Will e Libby decidono di lasciare New York e trasferirsi con le proprie figlie in una graziosa cittadina del New England. Lì avrebbero iniziato una nuova vita e realizzato finalmente i sogni di tutta una vita. “La casa dei sogni” però, si rivela presto il terribile scenario di un massacro avvenuto anni prima e, l’inquietante passato, torna a bussare alla porta dei nuovi malcapitati inquilini”.
Al di là delle polemiche e delle convinte bocciature che il film (non-film) di Sheridan ha ricevuto, non manca quella fetta spettatoriale pronta a distinguersi e a salvare in qualche modo l’orfana pellicola. Sembra infatti che diversi amanti dell’horror abbiano visto in Dream House un film che funziona nonostante i problemi produttivi pre e post film. Un classico di quei thriller in vecchio stile, che riesce a non apparire patetico seppur nei soliti cliché: case idilliache infestate dai fantasmi (o come tali presunte…).
Will/Craig scrittore, una moglie e due figlie in una idilliaca casa del New England, i fantasmi di due povere bambine massacrate…questo ci porta a credere che l’idea in principio c’era, ehm…non vi ricorda nulla…?

