Geostorm è basato su una storia vera?

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Uscito nel 2017 e diretto da Dean Devlin, Geostorm è un disaster movie ad alto budget che immagina un futuro prossimo in cui un’enorme rete di satelliti, battezzata Dutch Boy, controlla il clima del pianeta per prevenire uragani, ondate di calore e alluvioni. Il film rientra nella tradizione catastrofista hollywoodiana (da The Day After Tomorrow a 2012), ma la sua specificità sta nell’idea di un controllo artificiale del meteo su scala globale e nella minaccia di un “geostorm”: una tempesta perfetta di eventi climatici concatenati e ingestibili.

A guidare il cast ci sono Gerard Butler (Jake Lawson), Jim Sturgess (Max Lawson), Abbie Cornish, Ed Harris, Andy Garcia e Alexandra Maria Lara. La narrazione alterna sequenze spettacolari di distruzione in giro per il mondo a un thriller tecnologico-politico che si consuma tra la Stazione Spaziale Internazionale e i palazzi del potere di Washington. Le ambizioni visive sono dichiarate: Geostorm (la nostra recensione) punta a intrattenere con effetti speciali e ritmo da blockbuster.

Il titolo dell’articolo solleva la domanda: “Geostorm è basato su una storia vera?”. La risposta breve è no: l’opera è fiction. Ma la risposta utile per il lettore è più articolata: alcune premesse (es. l’aumento degli eventi meteorologici estremi in un clima che cambia, i rischi cyber per le infrastrutture critiche, i problemi di governance internazionale delle tecnologie emergenti) sono ancorate alla realtà; altre (il controllo puntuale del meteo via satellite) sono speculative o oggi fisicamente impraticabili. Vediamolo nel dettaglio.

Cosa succede in Geostorm?

All’inizio del film, una sequenza di disastri climatici senza precedenti spinge la comunità internazionale a creare Dutch Boy, una costellazione di satelliti interconnessi capaci di “raffreddare” tempeste, deviare uragani e mitigare fenomeni estremi. Il progettista capo è Jake Lawson (Gerard Butler), geniale ma indisciplinato. Quando la politica subentra alla scienza, Jake viene estromesso; anni dopo, strani malfunzionamenti della rete causano eventi letali localizzati (un villaggio nel deserto ghiacciato, ondate di calore improvvise in città densamente popolate).

Jake è richiamato sulla Stazione Spaziale Internazionale per indagare. A Terra, suo fratello Max (Jim Sturgess), che lavora al Dipartimento di Stato, scopre indizi di sabotaggio e una possibile cospirazione ai vertici del governo statunitense. La tensione cresce su due fronti: nello spazio, tra codici corrotti, “incidenti” e una stazione che comincia a guastarsi; a Washington, tra scambi di lealtà, segreti di stato e un conto alla rovescia verso l’inaugurazione presidenziale.

Emergono due verità: qualcuno sta trasformando Dutch Boy in un’arma e la rete, fuori controllo, sta innescando una catena globale di anomalie che convergeranno in un “geostorm” destinato a devastare il pianeta. Jake e la scienziata Ute Fassbinder (Alexandra Maria Lara) tentano un reboot del sistema dalla stazione; Max, con l’agente dei Servizi Segreti Sarah (Abbie Cornish), cerca di sventare il complotto a Terra. Nel climax, tra evacuazioni, sabotatori e moduli che esplodono, Jake riesce ad avviare il riavvio di Dutch Boy sacrificando (apparentemente) la via di fuga; Max neutralizza i responsabili. Epilogo: la minaccia è sventata, l’umanità ha imparato—si spera—qualcosa sui limiti del proprio controllo.

Geostorm è basato su una storia vera? E potrebbe davvero accadere?

Geostorm cast

No, non è una storia vera. Geostorm è fiction speculativa. Tuttavia, tocca temi reali. Per capirne la plausibilità, conviene separare i piani: fisica del clima, ingegneria spaziale, cybersicurezza, diritto e governance.

1) Controllare il meteo via satellite: oggi è fantascienza

  • La scala energetica è proibitiva. Un uragano rilascia energia paragonabile a decine di bombe nucleari al minuto sotto forma di calore latente. Non basta “sparare” impulsi o aerosol dall’orbita per dissiparlo: servirebbe intervenire sulla dinamica termica di intere colonne d’aria e masse oceaniche.

  • Esistono pratiche di weather modification limitate (es. cloud seeding per aumentare la pioggia locale), ma gli effetti sono marginali, incerti e locali, non globali.

  • I satelliti sono eccellenti per osservare e prevedere (telerilevamento, modelli numerici), non per manipolare stabilmente il clima.

2) Geoingegneria climatica: discussa, non operativa

  • In ambito scientifico si studiano ipotesi come la gestione della radiazione solare (SRM, ad es. aerosol stratosferico) o la rimozione della CO₂ (CDR). Ma si tratta di ricerche, non di sistemi pronti: enormi incertezze su efficacia, rischi collaterali e governance globale.

  • Geostorm immagina un controllo fine e in tempo reale del meteo locale: una versione estremizzata e oggi irrealistica di qualsiasi proposta di geoingegneria.

3) Infrastrutture spaziali e rischi reali

  • Una mega-costellazione che integri migliaia di satelliti con sensori, attuatori e software complessi porrebbe rischi seri di guasti a cascata, debris (sindrome di Kessler) e attacchi cyber.

  • La cybersicurezza è il punto più verosimile del film: sistemi critici interconnessi possono essere compromessi tramite supply chain, credenziali, malware, insider. Qui Geostorm tocca un nervo scoperto.

4) Diritto e geopolitica

  • Trattati internazionali (es. Outer Space Treaty del 1967) vietano l’uso di armi di distruzione di massa nello spazio e spingono a un uso “pacifico” dello spazio extra-atmosferico.

  • Esiste anche la Convenzione ENMOD (1977) che proibisce l’uso di tecniche di modificazione ambientale come arma. L’idea di “armare il meteo” è dunque illegale oltre che tecnicamente inconsistente allo stato attuale.

5) Ma allora un “geostorm” è impossibile?

  • Un evento globale sincronizzato da un’unica rete che “impazzisce” è narrativamente efficace ma fisicamente implausibile.

  • Ciò che è reale, e documentato, è l’aumento della frequenza e intensità di alcuni eventi estremi (ondate di calore, precipitazioni intense) in un clima che si riscalda. È un problema di mitigazione (ridurre le emissioni) e adattamento (infrastrutture resilienti), non di telecomando orbitale del meteo.

Verdetto

  • Geostorm non è tratto da eventi reali e l’architettura Dutch Boy non è plausibile con la fisica e la tecnologia odierne (né, con ogni probabilità, future in quei termini).

  • Il film, però, intercetta paure autentiche: dipendenza da infrastrutture complesse, vulnerabilità cyber, governance frammentata, e lo spettro dell’hubris tecnologica—la tentazione di “aggiustare” il pianeta come se fosse un software.

  • La lezione utile sta qui: la tecnologia può aiutarci a prevedere e adattarci; “controllare” il clima è un’altra storia.

Redazione
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