Il nome della rosa, la spiegazione del finale: chi è l’assassino?

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Già autore di numerosi saggi, Umberto Eco decise di scrivere il suo primo romanzo, cimentandosi nel genere del giallo storico e in particolare del giallo deduttivo. Venne così pubblicato, nel 1980, Il nome della rosa, divenuto nel tempo un vero e proprio caso editoriale, questo può essere considerato un incrocio di generi, tra lo storico, il narrativo e il filosofico. Il successo fu tale che nel 1986 il regista francese Jean-Jacques Annaud (autore anche di L’ultimo lupo e Il nemico alle porte) decise di trarne un film con protagonista Sean Connery.

Tra il film e il romanzo vi sono in realtà moltissime differenze, tanto che del primo si parla unicamente di “liberamente tratto da”. La differenza principale rispetto all’originale sta nella rimozione delle discussioni teoriche, troppo complesse per poter essere riportate al cinema, ma la cosa non infastidì Eco che anzi decise di lasciare il suo nome legato al film. Lo scrittore affermò infatti che Il nome della rosa di Annaud è da considerarsi come una reinterpretazione della storia da lui immaginata, del tutto legittima e meritevole di considerazioni.

Girato fra gli studi di Cinecittà a Roma per le scene degli esterni e l’Abbazia di Eberbach in Germania per le scene degli interni, il film si affermò a sua volta come un grande successo, anche al netto di un finale che lascia in ballo molteplici dubbi. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Il nome della rosa. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

 

Christian Slater e Valentina Vargas in Il nome della rosa
Christian Slater e Valentina Vargas in Il nome della rosa

La trama e il cast di Il nome della rosa

Nel 1327 un’importante disputa sull’Ordine francescano sta per essere discussa in una sperduta abazia benedettina sulle Alpi. L’incontro, tuttavia, è a rischio dal momento che il monastero è sconvolto da una serie di terribili omicidi. L’abate chiede aiuto a Guglielmo di Baskerville (Sean Connery) e al suo novizio, Adso da Melk (Christian Slater), per scoprire chi si cela dietro le misteriose morti. Dal momento che tutti i cadaveri sono stati ritrovati con le dita e la lingua di un intenso nero, i monaci sono terrorizzati dal fatto che gli omicidi possano essere opera del maligno. Le indagini di Guglielmo si concentrano, inizialmente, sull’ultima vittima, il giovane miniaturista Adelmo.

Mentre i due continuano a cercare prove, interrogando i confratelli, Adso si imbatte casualmente in una giovane ragazza del villaggio e, cedendo agli impulsi carnali, consuma con lei un rapporto passionale. Intanto, l’assassino non sembra temere gli investigatori dal momento che ogni giorno viene ritrovato un cadavere, con mani e lingua nere. L’ipotesi che il responsabile si trovi nascosto nel convento non piace all’abate, che decide di togliere il caso a Guglielmo per affidarlo all’inquisitore Bernando Gui (F. Murray Abraham). Adso e il suo maestro non si fanno scoraggiare e sono sempre più vicini a scoprire la verità sul depravato ambiente monastico.

La spiegazione del finale e del titolo del film

Il finale de Il nome della rosa svela il mistero che ha avvolto l’abbazia, conducendo a una drammatica conclusione. Guglielmo da Baskerville scopre che dietro le morti misteriose c’è Jorge da Burgos, un monaco anziano che, in nome della fede, ha orchestrato tutto per nascondere un libro proibito: una copia della Poetica di Aristotele, che esalta il valore della risata. Jorge ha avvelenato le pagine dell’opera per punire chiunque osasse sfogliarlo, vedendo nell’umorismo una minaccia alla dottrina ecclesiastica.

Christian Slater e Sean Connery in Il nome della rosa
Christian Slater e Sean Connery in Il nome della rosa

Il libro di Aristotele è infatti l’emblema di questa paura: un mondo dove la paura può essere combattuta con una risata non è concepibile per padre Jorge (conservatore e esatto opposto di Guglielmo). Senza timore delle conseguenze non ci sono regole infrangibili, non esiste il dovere che tutti gli uomini di chiesa hanno verso Dio. Lo stesso Jorge è cieco, simbolo della cecità che affligge l’uomo quando non riesce più ad andare oltre il proprio sguardo. Al contrario, Guglielmo, utilizza degli occhiali per andare oltre quello che riesce a vedere, perché l’unico modo per saziare la curiosità dell’uomo è proprio assecondarla.

La morte dei monaci, avvenuta per avvelenamento con le pagine, è lo stratagemma di Jorge per simboleggiare come la curiosità porti alla sconfitta dell’uomo, sia nello spirito che nella materia. Nelle scene finali de Il nome della rosa compare dunque l’elemento del fuoco. Nel primo caso, per il rogo dell’inquisitore Bernardo, rappresenta l’ignoranza con la quale avvenivano i processi nel medioevo, senza indagini accurate e basate sulla superstizione. Nel secondo, nel rogo della biblioteca, è il lume della ragione che trionfa sull’oscurità del bigottismo. Il rogo inquisitore non sortisce effetto sulla fanciulla, che si salva e conferma allo spettatore la sua innocenza.

L’incendio della biblioteca purifica quindi dal male scatenato da Jorge, ma cancella tutti i libri custoditi al suo interno, segno che l’ignoranza trova sempre il modo per diffondersi. Ad ogni modo, Guglielmo e Adso riescono a fuggire, ma l’esperienza segna profondamente il giovane allievo, che sceglierà di tornare alla vita monastica, mentre Guglielmo prosegue il suo viaggio. Il film si conclude dunque comunicando il messaggio per cui la conoscenza e il potere devono essere maneggiati con saggezza, altrimenti si rischia di sfociare nel fanatismo, che può portare alla distruzione.

Sean Connery in Il nome della rosa
Sean Connery in Il nome della rosa

Questo passaggio finale fornisce anche un’altra dimostrazione dell’idea che i libri perduti possono essere ritrovati, che è un motivo centrale del romanzo. Adso chiama i suoi frammenti una “biblioteca minore”, riconoscendo che tutti i libri sono frammenti, in misura maggiore o minore. Per quanto riguarda il criptico titolo del film, nell’atto conclusivo del racconto si intuisce che “il nome” in questione sia quello sempre celato della ragazza di cui si infatua Adso, che rimane infatti innominata per tutta la durata della storia. Lei rappresenta inoltre un momento decisivo della vita del novizio, in quanto lo tenta sull’abbandonare la via della saggezza per cedere invece a quella dei piaceri.

Il “nome” della fanciulla rappresenterebbe dunque l’essenza delle cose a cui si desidera necessariamente dare un nome, mettendo quasi in secondo piano la carica emotiva che esse lasciano e immortalano nella nostra memoria. Non è però fondamentale il nome, ma il ricordo e l’esperienza che il loro amore lascia nel cuore di Adso, minando la sua scelta di vita e gli insegnamenti che aveva profuso il suo maestro, andando in netta controtendenza con i dogmi imposti dal medioevo, che vedeva sentimenti e passioni come delle distrazioni sulla retta via dell’uomo.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

Sfortunatamente il film non è presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di lunedì 23 dicembre alle ore 21:20 sul canale Rai 3. Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far partire la visione.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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