Mia Wasikowska nella Hollywood delle meraviglie

Mia Wasikowska

Antidiva, eterea, dedita al cinema indipendente, ma con un’unica (finora) parentesi da blockbuster che le ha regalato la popolarità: Mia Wasikowska è una stella in costante ascesa nel panorama cinematografico contemporaneo.

 

La sua grazia innata ed eleganza spettrale ricordano Cate Blanchett e Tilda Swinton. Con il suo volto fresco, Mia Wasikowska è perfetta per quei ruoli che mettono in risalto il suo lato dolce e soave, ma al tempo stesso è perfettamente in grado di esplorare le inquietudini, le passioni morbose e i tormenti dell’animo umano. Mia Wasikowska nasce a Canberra, in Australia, il 14 ottobre 1989. Figlia di un fotografo australiano e di una fotografa polacca, è la seconda di tre fratelli. Sin da bambina si dedica con passione alla danza classica, sognando di diventare una ballerina professionista. Oltre alla scuola, la giovane Mia mostra infatti una totale dedizione alla danza, arrivando ad allenarsi persino trentacinque ore alla settimana. Ma a quindici anni è costretta a lasciare il balletto per un problema al piede, cui si aggiunge una certa insofferenza per la pressione legata a una perfetta forma fisica.

Nel frattempo scopre la sua vocazione nella recitazione. Benché sia una ragazzina piuttosto timida, che preferisce osservare e restare in disparte, Mia rimane folgorata dalla performance di Holly Hunter in Lezioni di piano e dalla prova di Gena Rowlands in Una moglie di John Cassavetes. Così, dopo l’educazione alla perfezione inculcata dalla danza, decide di dedicarsi al cinema: ciò che ama nei film è infatti la possibilità di esplorare l’imperfezione. Mia comincia quindi a recitare per la tv e il cinema australiano, finché giunge la sua prima occasione statunitense: recita infatti nella prima stagione del tv drama In Treatment della HBO. La diciassettenne Mia interpreta Sophie, un’atleta con istinti suicidi sottoposta alle cure di uno psicoterapeuta, il dottor Weston (Gabriel Byrne). La critica americana accoglie favorevolmente la prova della giovane attrice, che confessa di provare una certa empatia per i ruoli che la mettono a confronto con la complessità dell’animo umano.

Grazie a questa prova, Mia attira l’attenzione di Hollywood e approda così in Defiance – I giorni del coraggio, al fianco di Daniel Craig e Liev Schreiber. Nella pellicola ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale, Mia è la giovane fidanzata di uno dei tre fratelli protagonisti, interpretato da Jamie Bell, ancora oggi uno dei suoi più grandi amici. Partecipa alla rappresentazione di un altro scenario d’epoca nel biopic Amelia di Mira Nair, dove ha un ruolo secondario accanto a Hilary Swank e Richard Gere.

Il 2010 è l’anno della consacrazione. Mia Wasikowska ottiene infatti l’ambitissima parte di Alice in Alice in Wonderland di Tim Burton. Anche se non tra i migliori lavori burtoniani, il blockbuster della Disney la espone al successo internazionale, con un incasso globale da capogiro che supera il miliardo di dollari. Insieme al Cappellaio Matto Johnny Depp e alla svampita Regina Bianca Anne Hathaway, l’eterea Alice lotta per salvare il Sottomondo dalla Regina Rossa (Helena Bonham Carter). Con la rivisitazione del classico di Lewis Carroll, Mia Wasikowska diventa nota anche al grande pubblico. Malgrado il successo, la giovane attrice mostra di preferire la via della discrezione, scegliendo per lo più progetti indie. Nel 2011 lavora quindi a I ragazzi stanno bene di Lisa Chodolenko, in cui interpreta Joni, la figlia maggiore della coppia formata da Annette Bening e Julianne Moore. Insieme al fratello, Joni decide di cercare il padre biologico (Mark Ruffalo). La pellicola è molto apprezzata dalla critica e si aggiudica anche il Golden Globe come Miglior film commedia o musicale.

 

Nello stesso anno, Mia si misura con uno dei personaggi più amati della letteratura: Jane Eyre. Cary Fukunaga la dirige infatti in una nuova trasposizione cinematografica del romanzo di Charlotte Brontë. In Jane Eyre, Mia è la giovane istitutrice che finirà per innamorarsi del misterioso Edward Rochester, interpretato da un intenso – e forse troppo affascinante per il ruolo – Michael Fassbender. Mia è austera e appassionata così come il personaggio letterario, commuove ed emoziona in coppia con il collega in un adattamento piuttosto fedele al testo.

La sua performance è molto apprezzata non solo da critica e pubblico, ma persino la divina Meryl Streep la cita con ammirazione nel suo discorso di accettazione ai Golden Globe 2012. Nel 2012 la ritroviamo con un inedito taglio cortissimo nel toccante L’amore che resta di Gus Van Sant al fianco di Henry Hopper. Mia è una malata terminale che ama visceralmente la vita e, in uno struggente percorso di formazione, l’attrice mostra ancora una volta il suo talento drammatico.

Prima di recitare nel crime drama Lawless di John Hillcoat, Mia fa innamorare Glenn Close in Albert Nobbs, in un triangolo che vede coinvolto anche Aaron Taylor-Johnson. Dal 20 giugno sui nostri schermi, Stoker ci mostra un lato inedito dell’attrice australiana: nel noir di Park Chan-wook, Mia è alle prese con atmosfere inquietanti e hitchcockiane, sospese fra rapporto incestuoso, delitti e sospetti. Sarà poi una vampira tutt’altro che romantica in Only Lovers Left Alive, diretto da Jim Jarmusch. Mia interpreta l’irrequieta sorella della protagonista Tilda Swinton e creerà scompiglio nella sua esistenza e in quella del fidanzato della sorella, il musicista Adam, interpretato da Tom Hiddleston.

Tra i progetti futuri, spicca un altro ruolo legato a un personaggio iconico e letterario: Mia interpreterà infatti Emma Bovary in un nuovo adattamento cinematografico in cantiere tratto dal capolavoro di Gustave Flaubert. Mia Wasikowska adora il cinema europeo, in particolare Krzysztof Kieslowski, Lars Von Trier, Michel Gondry e Michael Haneke. Appassionata di fotografia grazie ai suoi genitori, Mia si tiene lontana dai riflettori. Preferisce leggere Chekhov piuttosto che smanettare con lo smartphone e colpisce tutti per la sua maturità, come sottolineano i suoi colleghi. Mia detesta gli stereotipi e le categorie nette, predilige il realismo e il sottile confine fra le cose. A metà fra classico e moderno, proprio come lei.

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