Non avrete il mio odio: la storia vera dietro il film

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Il film del 2022 Non avrete il mio odio (Vous n’aurez pas ma haine), diretto da Killian Riedhof, si inserisce nel genere drammatico e biografico, affrontando temi delicati e profondamente umani come la perdita, il dolore e la resilienza. Racconta la storia di un uomo che cerca di elaborare il trauma della morte violenta della moglie, esplorando il conflitto interiore tra desiderio di vendetta e necessità di trovare pace e accettazione. La pellicola si distingue per la sensibilità con cui tratta la sofferenza e la complessità dei rapporti familiari.

Il film è tratto dall’omonimo romanzo autobiografico scritto da Antoine Leiris, sopravvissuto alla strage del Bataclan del 2015, in cui perse la moglie (leggi anche: November – I cinque giorni dopo il Bataclan, recensione del film con Jean Dujardin). Il libro, così come la trasposizione cinematografica, si concentra sull’elaborazione del lutto e sulla scelta di rispondere all’odio con la vita e la speranza. La sceneggiatura di Riedhof mantiene la tensione emotiva del testo, traducendo in immagini il percorso di dolore e rinascita del protagonista, con una particolare attenzione alla dimensione psicologica e alle emozioni intime.

Alla sua uscita, Non avrete il mio odio ha ricevuto un riscontro positivo sia da parte della critica sia dal pubblico, elogiato per la delicatezza con cui tratta un evento drammatico e per la performance intensa degli attori principali. La pellicola ha colpito per la sua capacità di rendere universale una vicenda personale e dolorosa, stimolando riflessioni sulla resilienza, sull’elaborazione del lutto e sulla forza del perdono. Nel resto dell’articolo si racconterà della storia vera che ha ispirato il romanzo e il film, entrando nel dettaglio dei fatti e delle loro conseguenze.

Pierre Deladonchamps nel film Non avrete il mio odio
Pierre Deladonchamps nel film Non avrete il mio odio

La trama di Non avrete il mio odio

Il film si svolge a Parigi nel novembre 2015. Antoine Leiris (Pierre Deladonchamps) si trova a casa con il figlio piccolo quando la moglie Hélène (Camélia Jordana) viene uccisa insieme ad altre 88 persone nell’attentato del Bataclan. Travolto dal dolore e dalla disperazione, Antoine deve confrontarsi con una perdita inimmaginabile e con la violenza di un atto terroristico che sembra voler distruggere tutto ciò che ama. Tre giorni dopo, invece di soccombere al desiderio di vendetta, scrive una lettera aperta agli assassini e la pubblica su Facebook. In quelle righe, il suo dolore si mescola a una forza incredibile.

Antoine rifiuta di permettere che la vita di suo figlio sia segnata dalla violenza, e contrappone all’odio dei terroristi l’amore per il bambino e il ricordo della moglie. Le sue parole trasmettono anche una riflessione profonda sul significato della vita, della famiglia e della resilienza di fronte all’ingiustizia. Il post diventa rapidamente virale, condiviso da milioni di persone in tutto il mondo, trasformandosi in un messaggio universale di speranza e coraggio. La storia di Antoine Leiris dimostra che, anche di fronte alla tragedia più atroce, è possibile scegliere l’amore, trovare un filo di luce nel dolore più profondo e imparare a vivere, passo dopo passo, con il ricordo di chi abbiamo perso.

La storia vera dietro il film

Il 13 novembre 2015, nella sala concerto del Bataclan a Parigi, un commando terroristico colpì durante uno spettacolo, uccidendo 90 persone e ferendone molte altre. Tra le vittime vi fu Hélène Muyal‑Leiris, 35 anni, che assisteva al concerto. Suo marito Antoine Leiris si trovava a casa con il figlio Melvil, di 17 mesi, e si trovò catapultato nella tragedia: pochi giorni dopo scrisse un messaggio virale su Facebook in cui si rivolgeva ai terroristi con parole rivoluzionarie per la loro ferocia: «Venerdì sera avete rubato la vita di un essere eccezionale… ma non avrete il mio odio». Quella notte segnò non solo una catastrofe collettiva, ma una ferita personale profonda che avrebbe dato origine a un percorso di lutto, memoria e testimonianza.

Pierre Deladonchamps in Non avrete il mio odio
Pierre Deladonchamps in Non avrete il mio odio

Di fronte al dolore, Leiris reagì elaborando la tragedia non con odio, ma con una rinnovata scelta di vita. Tre giorni dopo l’attentato identificò il corpo di sua moglie e si trovò solo a prendersi cura del figlio in tenera età. Come raccontato in varie interviste, le comunità vicine a lui divennero un sostegno importante, ma la sua decisione personale fu di non cedere alla paura né al rancore nei confronti di chi aveva distrutto la sua famiglia. Questa scelta di umanità fu alla base della sua lettera virale e del successivo libro, un racconto intimo che non si limita al lutto, ma esplora la tenacia di restare vivi, amando e proteggendo.

Nei mesi successivi Leiris tramutò quel messaggio in un libro, pubblicato nel 2016 con il titolo Vous n’aurez pas ma haine (Non avrete il mio odio), in cui racconta i primi cento giorni dopo la perdita di Hélène, la cura quotidiana del figlio, e la decisione di non concedere la propria vita interiore all’odio. L’opera divenne un successo in Francia e all’estero, premiata e tradotta in più lingue, con recensioni che ne sottolinearono la coerenza morale, la delicatezza dell’approccio e la forza testimoniale di un uomo che trasformò il dolore in riflessione e impegno.

La storia di Leiris e del suo libro hanno avuto un impatto che va oltre la cronaca: il messaggio che trasmette – nonostante la violenza subita – è quello della speranza, della resilienza e della scelta della vita. L’adattamento cinematografico del 2022, diretto da Kilian Riedhof, riprende questo percorso di elaborazione e mostra come un uomo possa ricostruire un quotidiano segnato dal lutto, imparando a convivere con la perdita e a proteggere ciò che conta davvero: l’amore per il figlio e la memoria della moglie. Nel prossimo segmento dell’articolo analizzeremo come questa vicenda – reale e letteraria – viene trasposta sullo schermo e quali scelte narrative ha compiuto il film nel relazionarsi con la testimonianza originaria.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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