
Mai come quest’anno la categoria Migliore Attore Protagonista è quella sulla quale il mondo ha puntato di più gli occhi. Il motivo non riguarda la particolarità della rosa dei candidati, ma è circoscritto a uno solo di essi: stiamo parlando di Leonardo DiCaprio, che tutti si aspettano di vedere finalmente sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles il prossimo 28 febbraio. Ma con chi dovrà vedersela quest’anno il povero (solo in termini di statuette mancate, si intende) Leo? Con altri quattro gentlemen di assoluto rispetto.
La cinquina dell’edizione 2016 si compone di magistrali interpretazioni in film basati tutti su storie vere. Quattro personaggi realmente esistiti (più un astronauta lasciato su Marte) che rivivono sul grande schermo grazie al talento di alcuni dei migliori attori che Hollywood può vantare nella sua scuderia. Ma chi la spunterà? Sarà davvero DiCaprio o l’Academy ci riserverà l’ennesima (amara per alcuni) sorpresa? Tra previsioni, falsi miti e isterie collettive, vi invitiamo a scoprire più da vicino i magnifici contendenti al titolo di Miglior Attore Protagonista.
Rigorosamente in ordine
alfabetico, partiamo dalla grande sorpresa della scala reale di
questa 88esima edizione. Alla sua prima nomination, Bryan
Cranston riceve finalmente l’attenzione che merita grazie
alla sua interpretazione di Dalton Trumbo in
L’ultima parola – la vera storia di
Dalton Trumbo, diretto da
Jay Roach. L’ex Walter White della popolare serie
tv Breaking Bad interpreta il noto
sceneggiatore Dalton Trumbo che, durante gli anni
della Guerra Fredda, vede la sua carriera subire un arresto quando
lui e altre figure di Hollywood vengono incluse nella lista nera
per via delle loro simpatie comuniste. A metà tra un ritratto non
perfettamente riuscito di un capitolo della storia americana spesso
dimenticato e la biografia di un personalità piena di
contraddizioni e difetti, Trumbo permette
a Cranston di portare in scena un ritratto verosimigliante
(soprattutto nei dettagli fisici) e incredibilmente preciso dello
sceneggiatore di film di successo come
Spartacus e Vacanze
romane, dimostrando un talento che la pluripremiata
serie della AMC metteva in luce ormai da anni. Nonostante la
nomination ai Golden Globe, ai BAFTA e agli Screen Actors Guild,
Cranston è chiaramente il meno favorito alla vittoria dell’Academy
Award, ma si spera che la sua interpretazione aprirà la strada a
tantissimi altri ruoli da protagonista assoluto.
Di nomination come Miglior
Attore ne aveva già ricevute tre (di cui una come Non
Protagonista), ma l’unica vittoria è arrivata per la categoria
Miglior Sceneggiatura Originale (in condivisione con l’amico e
collega Ben Affleck) per Will Hunting
– Genio ribelle. Matt Damon, dunque,
ci riprova. Se questa candidatura non ha messo d’accordo proprio
tutti, è innegabile che il personaggio dell’astronauta Mark Watney,
creduto morto e lasciato erroneamente su Marte, sia uno dei più
riusciti della passata stagione cinematografica, tanto da aver
permesso a Damon di vincere il suo secondo Golden Globe (il primo,
nonostante le numerose candidature, era sempre arrivato per la
sceneggiatura del film di Gus Van Sant). Protagonista assoluto
della scena, Damon trascina il pubblico all’interno di uno sci-fi
atipico che affronta il tema della sopravvivenza servendosi dei
toni tipici non del dramma, ma della commedia, grazie anche al
talento del maestro Ridley Scott e alla sua
comprovata esperienza in materia. Sopravissuto
– The Martian conferma la
versatilità e la duttilità di Damon come attore, ma la vittoria
dell’ambita statuetta, anche in questo caso, è ben lontana dal
diventare una realtà.
Parliamo adesso della croce
e delizia di questa cinquina. Quattro nomination (oltre a questa
anche per Buon compleanno Mr. Grape, The Aviator, Blood
Diamond, The Wolf of Wall
Street) e nessuna vittoria. Una vittoria da
sempre considerata mancata che con gli anni si è trasformata in
qualcosa di più, a metà tra l’ossessione e lo scherzo non solo per
tutti i suoi fan, ma anche per i cinefili nel mondo e per i neofiti
della settima arte. Sconfitte e cocenti delusioni a parte, questo è
chiaramente l’anno in cui Leonardo DiCaprio
riuscirà finalmente a portare a casa la tanto ambita statuetta. Ma
la merita davvero? Certo che sì. Stiamo comunque parlando di uno
dei più grandi attori viventi. Eppure The Revenant – Redivivo, il
nuovo film di Alejandro G. Iñárritu, ha
letteralmente diviso in due sia critica che pubblico. E così
l’interpretazione di Leo. Se da una parte i sostenitori più
accaniti hanno elogiato la discesa oltremodo corporea dell’ex divo
di Titanic nei panni del cacciatore
Hugh Glass, è stata proprio la volontà di piegarsi
ad un fisicità così estrema il tallone d’Achille dell’intera
performance. Ecco perché, al di là di una consacrazione così attesa
e senza dubbio meritata, la vittoria quasi certa di DiCaprio
rappresenterà un errore che l’Academy ha più e più volte commesso
nel corso della sua storia: quello i premiare l’attore e non
l’interpretazione. Resterà tutto il resto, ossia la gioia e la
commozione nel vedere finalmente Leo sul palco del Dolby Theatre
dopo più di 20 anni di onorata carriera.
Passiamo ora al diretto
concorrente di Leonardo DiCaprio. Colui che, in
tempi non sospetti, prima ancora che si entrasse nel vivo della
season award, era dato come favorito da tutti. Michael
Fassbender, uno dei migliori attori in circolazione,
conquista la sua seconda nomination (dopo quella come Miglior
Attore Non protagonista per 12 anni
schiavo), per la sua interpretazione di
Steve Jobs, il noto imprenditore
statunitense fondatore di Apple Inc., nell’omonimo biopic diretto
da Danny Boyle. Un biopic che esce fuori dagli
schemi tradizionali del genere, in cui Fassbender trascina con la
sua grandiosa interpretazione un cast di comprimari di altissimo
livello. È dal lontano 2008, anno di uscita di
Hunger, che Fassbender dimostra il suo
talento inconfondibile affrontando ruoli sempre diversi, estremi
molto spesso, meravigliosi. Un attore capace di aggirare la
trasformazione fisica e riuscire a far brillare ogni singola parola
della verbosa e straordinaria sceneggiatura di Aaron
Sorkin. Michael avrebbe meritato l’Oscar quest’anno e al
99% che non lo vincerà. Una cosa però è chiara: la consacrazione
definitiva di questo attore immenso, anche da parte dell’Academy, è
ormai solo una questione di tempo.
Last but not least, un
gradito ritorno. A un anno dalla vittoria nella medesima categoria
per La Teoria del Tutto, Eddie
Redmayne ritorna nella cinquina dei candidati al ruolo di
Migliore Attore Protagonista per lo struggente The
Danish Girl del regista Tom Hooper.
Dall’astrofisico Stephen Hawking al duplice ruolo
di Einar Wegener/Lili Elbe, la prima transessuale
della storia, Eddie Redmayne è ancora una volta
fisicamente dentro il personaggio che interpreta e, proprio per
questo, è riuscito nuovamente ad ammaliare l’Academy, che lo ha
preferito a nomi del calibro di Johnny Depp
(Black Mass) o Samuel L.
Jackson (The Hateful Eight).
Seppur eclissato da una controparte femminile a dir poco
sorprendente (una magnifica Alicia Vikander),
Eddie non sfigura di certo e porta sulle proprie spalle il
messaggio fondamentale dell’intero film: il coraggio di essere se
stessi e il conseguente bisogno di cambiare. Il più giovane della
cinquina quest’anno non riuscirà a bissare, ma la seconda
nomination (tra l’altro per il secondo anno consecutivo) è
decisamente un altro importante traguardo da aggiungere ad una
carriera in continuo divenire che sicuramente ci regalerà ancora
tantissime emozioni.