Dopo Schindler’s List, Steven Spielberg è tornato a raccontare la guerra con Salvate il soldato Ryan, un classico che ha ricevuto 11 nomination agli Oscar e ne ha vinti cinque. Dalla leggendaria sequenza di apertura del D-Day ai momenti più piccoli e intimi che Spielberg cattura nel profondo delle trincee, questo lungometraggiio è sia un’epopea d’azione che un profondo studio del costo umano della guerra.
La sceneggiatura di Robert Rodat è stata inizialmente ispirata dalla lettura del bestseller di Stephen E. Ambrose, D-Day June 6, 1944: The Climactic Battle of World War II, regalatogli dalla moglie. Il film segue il capo della Compagnia C, il capitano John H. Miller (Tom Hanks), e il suo equipaggio (tra cui Edward Burns, Tom Sizemore, Giovanni Ribisi e Vin Diesel), in missione per trovare e salvare il soldato James Francis Ryan (Matt Damon).
All’insaputa del soldato Ryan, egli è l’unico figlio sopravvissuto della sua famiglia, dato che i suoi tre fratelli sono stati uccisi in diverse battaglie. Il compito della compagnia è quindi quello di trovare Ryan e riportarlo a casa in conformità con la politica dell’unico sopravvissuto. Mentre la storia di Rodat è in gran parte romanzata, il Ryan di Damon è effettivamente ispirato a uno dei fratelli Niland realmente esistiti. In questo approfondimento andiamo alla scoperta di tutto quello che c’è da sapere sulla vera storia di Salvate il soldato Ryan.
La vera storia dei fratelli Niland
I quattro fratelli Niland – Edward, Preston, Robert e Fritz – sono cresciuti a nord di New York (Tonawanda, vicino a Buffalo), con i genitori Michael e Augusta e due sorelle, Clarice e Margaret. Tutti e quattro hanno prestato servizio nella Seconda guerra mondiale, ma Edward è stato l’unico fratello a non partecipare allo sbarco in Normandia. Infatti, fu dichiarato “disperso in azione” pochi mesi prima del D-Day quando il suo aereo fu abbattuto sopra la Birmania. Si presumeva che fosse morto in quella circostanza.
Nel frattempo, Robert fu ucciso in azione il 6 giugno 1944, in Normandia, durante un pesante scontro a fuoco mentre si paracadutava a Neuville-au-Plain. Preston fu ucciso il giorno successivo, il 7 giugno 1944, a Utah Beach, il nome in codice di una delle cinque zone di sbarco degli Alleati nella Francia occupata dai tedeschi. Si ritiene dunque che Fritz, l’ispirazione libera per il soldato Ryan, sia l’unico fratello Niland sopravvissuto. Dopo che il suo aereo fu colpito dal fuoco nemico, Fritz si paracadutò prima di raggiungere l’obiettivo e si separò dal suo plotone dietro le linee nemiche.
I genitori Niland ricevettero la notizia della morte di tre dei loro figli nello stesso periodo. Un’altra lettera che ricevettero in quel periodo fu però quella di Fritz. Ignaro della sorte dei suoi fratelli, scrisse: “Le storie sulla guerra ispano-americana di papà dovranno passare in secondo piano quando tornerò a casa”, secondo i ritagli di giornale. Sulla scia di queste molteplici tragedie, a Fritz fu quindi ordinato di tornare a casa. Riuscì a tornare sano e salvo nel 1944 e prestò servizio nella polizia militare di New York per il resto della guerra.
Poi, nel maggio 1945, Edward fu ritrovato vivo quando un campo di prigionia birmano fu liberato dalle forze britanniche. Era stato tenuto prigioniero dai giapponesi per quasi un anno ed era ridotto in condizioni di salute estremamente precarie. Lo smantellamento del campo, dove sarebbe certamente morto prima o poi, fu dunque la sua salvezza. Quello stesse mese ebbe così modo di tornare a casa come secondo fratello Niland sopravvissuto.
L’ordine di salvare l’unico superstite di una famiglia
Tale direttiva esisteva e fu messa in atto nel 1942, circa due anni prima degli eventi raccontati nel film di Steven Spielberg. Tutto ebbe inizio con i cinque fratelli Sullivan – George, Francis, Joseph, Madison e Albert – che si erano arruolati nella Marina degli Stati Uniti dopo che un loro amico comune era stato ucciso a Pearl Harbor. I cinque chiesero di prestare servizio insieme, una pratica che all’epoca non era né comune né scoraggiata. Tragicamente, tutti furono uccisi durante la battaglia navale di Guadalcanal, nel Pacifico meridionale, quando i siluri giapponesi affondarono il loro incrociatore, la USS Juneau, la mattina del 13 novembre 1942.
Almeno uno dei Sullivan, forse tre, sopravvisse all’esplosione iniziale e riuscì a raggiungere una zattera di salvataggio, ma morì nei successivi otto giorni. I registri mostrano che i Sullivan non erano gli unici fratelli sulla Juneau: ce n’erano almeno 30, tutti autorizzati a prestare servizio insieme per mantenere alto il morale delle loro famiglie. Questa catastrofe, insieme a una manciata di situazioni simili, spinse il Dipartimento della Guerra degli Stati Uniti a proteggere altre famiglie dal subire lo stesso livello di perdita e dolore. Fu così che nacque la politica del 1942 per i soli sopravvissuti, in seguito ribattezzata Direttiva 1315.15 Politiche speciali di separazione per i sopravvissuti.
Quanto il personaggio di Matt Damon rispecchia il vero Fritz Niland?
Sebbene il soldato Ryan sia stato ispirato da Fritz Niland, molti dettagli su di lui e sul suo salvataggio sono stati inventati. Come Niland, Ryan ha tre fratelli che sono stati tutti uccisi in azione. E come Ryan nel film, il vero Niland avrebbe voluto rimanere in battaglia quando gli fu ordinato di tornare a casa. Ma a parte questo, il film di Steven Spielberg si prende molte libertà creative. Per cominciare, Niland non poteva opporsi a un ordine diretto, quindi fu prontamente rimandato a casa. Il Ryan di Damon rimane invece sul campo di battaglia più a lungo, partecipando volontariamente a una battaglia fittizia alla fine del film nella città fittizia di Ramelle.
La storia vera ci dice poi che nessun soldato ha dovuto sacrificare la propria vita per riportare Niland a casa. Infatti, l’intera “missione con equipaggio” per localizzare Niland è un’invenzione del film. In realtà, l’esercito conosceva la posizione di Niland, che era tornato con il suo reggimento, quindi non è stata necessaria alcuna pericolosa “missione di salvataggio”. Le ricerche storiche dimostrano inoltre che un’operazione così pericolosa, che mette a rischio la vita di otto uomini, non sarebbe stata né probabile né plausibile.
L’accuratezza di Salvate il soldato Ryan sul D-Day
Di Salvate il soldato Ryan si ricordano in particolare le scene iniziali del film che descrivono lo sbarco a Omaha Beach il 6 giugno 1944, la “più grande invasione marittima della storia”, secondo la Biblioteca del Congresso. Si tratta indubbiamente di uno dei risultati più impressionanti della carriera di Steven Spielberg, che non solo ha fissato un livello altissimo per i film di guerra, ma si è anche guadagnato il plauso dei sopravvissuti al D-Day e degli storici della Seconda Guerra Mondiale.
Salvate il soldato Ryan ha utilizzato autentici mezzi da sbarco della Seconda Guerra Mondiale: 10 LCVP e due LCM. Anche se non si trattava dei veri LCA britannici utilizzati negli sbarchi (a differenza del film, non erano gli americani a guidare i mezzi, ma i militari britannici), erano comunque fedeli all’epoca. Un altro dettaglio di produzione che ha contribuito al realismo è stata la scelta di Spielberg di utilizzare 20-30 persone amputate nella sequenza per rappresentare i soldati feriti durante gli sbarchi. Altrove, tutto il mal di mare e il disorientamento – fino al suono dei proiettili e ai nomi in codice dei settori di Omaha Beach – erano in realtà ineccepibili.
Sebbene il film si concentri sui soldati americani, anche altri Paesi, tra cui la Gran Bretagna e il Canada, parteciparono agli sbarchi. Per quanto riguarda le location, la produzione non ha potuto visitare la spiaggia di Omaha Beach in Normandia, che ora è un punto di riferimento storico. Spielberg ha invece girato le scene dell’invasione in Irlanda, a Curracloe Beach e Ballinesker Beach. I soldati che vengono colpiti mentre sono sott’acqua sono un altro abbellimento fittizio utilizzato per l’effetto drammatico. I proiettili non funzionano in questo modo, in quanto perdono slancio quando colpiscono l’acqua.
Il personaggio di Tom Hanks è basato su una persona reale?
Il John H. Miller di Tom Hanks è invece un personaggio completamente inventato. Per cominciare, la Compagnia C era comandata dal capitano Ralph Goranson e questi non fu l’uomo che strappò Fritz Niland alla guerra e lo rimandò a casa. Nella vita reale, a farlo fu padre Francis L. Sampson, il cappellano del reggimento di Niland. All’epoca 32enne, era un cappellano volontario. In seguito alla guerra fu nominato per la Medaglia d’Onore e gli fu conferita la Distinguished Service Cross, la seconda più alta onorificenza dell’esercito, per aver assistito ed evacuato i soldati durante il periodo in cui fu catturato dai tedeschi.