Non solo Pinocchio: i migliori film in stop-motion prodotti fino ad oggi

La tecnica Passo Uno, sin dalla sua nascita, ha conferito alle sue opere un'impronta originale e realistica. Fra i tanti prodotti realizzati, alcuni sono diventati dei veri capolavori

Stop-motion approfondimento

Guillermo del Toro, grazie al lungometraggio di Pinocchio realizzato con la stop-motion, ha riportato sul grande schermo una tecnica tanto spettacolare quanto particolare che, nel tempo, ha contribuito alla realizzazione di grandi capolavori della storia del cinema. Produrre una pellicola usando la stop-motion richiede dedizione e passione, ed estrema meticolosità. La capacità della tecnica di restituire incanto e magia si deve sposare appieno con l’aspetto ruvido e realistico che molto spesso appartiene ai film realizzati a passo uno.

 

È invece indispensabile che si colga il suo essere una forma d’arte, oltre che un vero e proprio prodotto d’artigianato fatto da mani sapienti ed esperte. Gli operatori che si occupano della stop-motion sono consapevoli che la realizzazione di una pellicola improntata su questa tecnica è molto impegnativa e richiede una precisione estrema, la meraviglia trasmessa deve essere contemporaneamente credibile e realistica.

La tecnica della stop-motion mette in grado gli animatori di dare vita, con espressioni e movimenti, a oggetti reali e inanimati, che, a fine processo, prendono vita. Per replicare il movimento di pupazzi e burattini, questi vengono fotografati 24 volte in un secondo, ogni volta in una posizione diversa e progressiva, così da replicare un movimento il più realistico e fluido possibile. Ma come nasce questa tecnica? E quali sono i film d’animazione più belli realizzati sino ad oggi, oltre il Pinocchio di Del Toro?

Méliès, la stop-motion nel primo cinema

La tecnica della stop-motion si è sviluppata nello stesso periodo della nascita del cinema con i fratelli Lumière, grazie a un film realizzato fra il 1897 e il 1898 da J. Stuart Blackton e Albert E. Smith intitolato The Humpty Dumpty Circus. Nonostante del prodotto non siano rimaste tracce, sembra che i registi per realizzarlo fecero uso di bambole della figlia per riprodurre acrobati e animali in movimento. La tecnica si diffuse però a partire dal 1900, quando artisti del calibro di George Méliès, cominciarono a usarla nella creazione dei loro trucchi. È passato infatti alla storia, l’uso della stop-motion in capolavori del cinema quali Le Voyage Dans La Lune.

Sviluppandosi principalmente nell’industria europea, con la collaborazione di visionari queli il citato Méliès e il russo naturalizzato francese Ladislas Starevich (nato Władysław), la stop-motion raggiunge Hollywood con il lavoro di Ray Harryhausen. Da Gli Argonauti a oggi, l’animazione a passo uno ha fatto grandi progressi, differenziandosi per tecniche e rese visive.

Tipologie di stop-motion

Nelle pellicole d’animazione i registi scelgono quale fra le tipologie stop-motion disponibili più si confà al loro stile. La scelta dipende da fattori artistici e produttivi, ai quali si adegua lo stile e la visione del regista coinvolto. Una delle più usate è quella della Puppet Animation, con cui Guillermo del Toro ha realizzato il suo Pinocchio. Si tratta di pupazzi, modellini e marionette che vengono posizionati in una scenografia in miniatura e poi ripresi nei loro micromovimenti. Sempre a dei pupazzi animati, ma fatti di plastilina, si affida la Claymation, molto utilizzata nello studio d’animazione inglese Aardman Animations e che si ritrova in film come Galline in fuga o Giù per il tubo.

Altra tipologia è la Pixilation, non frequentissima, in cui il soggetto dell’animazione è un attore dal vivo. Questa è utilizzata spesso nei video clip musicali. C’è poi la Object Animation, dove in questo caso i soggetti animati sono oggetti che non hanno fattezze umane o animali: un esempio usano questa tecnica i Brickfilm, realizzati con i mattoncini LEGO. Ancora, un’altra tecnica, usata principalmente agli albori dell’animazione, prende il nome di Cutout animation in cui i personaggi prendono vita grazie a pezzi di carta ritagliati. E per finire la Model Animation in cui vengono animati dei modellini dentro lungometraggi live-action che hanno come scopo quello di inserire creature fantastiche nel profilmico reale. Di seguito, i film più belli realizzati con le diverse tecniche stop-motion citate, in particolare con la Puppet Animation e la Claymation.

La storia di Lumetto

Il film è una delle pellicole in stop-motion diventate fra le più famose. In inglese si chiama Rudolph the Red-Nosed Reindeer, ed è stato prodotto da Rankin/Bass con la regia di Larry Roemer e mandato in onda per la prima volta negli Stati Uniti il 6 dicembre del 1964, sulla NBC. Il personaggio da cui si è tratto ispirazione, per l’appunto Rudolph, fu creato da Robert L. May nel 1939. La pellicola è considerata uno degli speciali natalizi di maggior successo, e dal suo esordio il canale statunitense non ha mai smesso di trasmetterla ad ogni stagione natalizia. La tecnica stop-motion qui usata prende il nome di Animagic, un lavoro molto preciso fatto con dei pupazzi di legno e feltro. Le animazioni furono realizzate dallo studio MOM Productions in Giappone con la supervisione di Tadahito Mochinaga. L’impegno che fu messo nel produrlo si evince dal fatto che per girare una mezz’ora di film, gli operatori impiegarono 18 mesi. In Italia La storia di Lumetto è approdata su Rai 1 il 25 dicembre del 1965, circa un anno dopo.

The Nightmare Before Christmas

Un classico senza tempo che porta il marchio Tim Burton. The Nightmare Before Christmas si può considerare, senza ombra di dubbio, la pellicola d’animazione cult nella categoria della stop-motion. Seppur il film si porti dietro la polemica nata sulla questione di chi fosse realmente il regista, che è bene specificare essere Henry Selick, la storia di Jack Skeletron ha fatto breccia nel cuore di chiunque si sia lasciato trasportare nel suo mondo fatto di contrasti, di chiaroscuri, di luci e ombre, di orrore e felicità, ma soprattutto di rinascita. The Nightmare Before Christmas, oltre a vantare una suggestiva colonna sonora la cui canzone This is Halloween è oramai iconica, è stato il primo lungometraggio d’animazione a essere nominato agli Oscar per i migliori effetti speciali.

Galline in fuga

Fra i più grandi successi della DreamWorks spicca Galline in fuga, la pellicola in stop-motion che alla sua uscita ebbe un risultato enorme al botteghino, riscuotendo più di 224 milioni di dollari. È infatti considerato il film usante tale tecnica che ha incassato di più nella storia del genere. Galline in fuga ha avuto in cabina di regia Peter Lord e Nick Park, la cui sceneggiatura scritta da Karey Kirkpatrick è basata su una storia originale dei due registi. Il lungometraggio è pregno di umorismo slapstick, rendendolo oltre che scorrevole e frizzante, decisamente brillante. È stato molto apprezzato poi per le tematiche di cui si fa carico e che spaziano dal femminismo, al marxismo e, addirittura, al fascismo.

La sposa cadavere

La sposa cadavere è la prima vera pellicola in stop-motion diretta da Tim Burton insieme a Mike Johnson e distribuita dalla Warner Bros. Il film si inserisce all’interno del genere dark fantasy, con una storia il cui setting suggestivo è caratterizzato dall’atmosfera gotica dell’epoca vittoriana in Inghilterra. La trama si è sviluppata basandosi su un racconto popolare ebraico del XVII secolo, presentato a Burton da Ranft mentre The Nightmare Before Christmas era nelle ultime fasi della sua produzione.

Le scenografie evocative, i personaggi curati con meticolosità, la combinazione di colori tetri e vividi, l’intreccio fra vita, amore e morte, costituiscono i punti cardini di una storia pregna dei tratti tipici burtoniani, risaltandone la macabra ma meravigliosa bellezza. Il lungometraggio ha avuto un incredibile successo al botteghino, incassando 118,1 milioni di dollari. La sposa cadavere si è guadagnata una candidatura alla 78ª edizione degli Academy Awards per il miglior film d’animazione, ha vinto il National Board of Review per il miglior film d’animazione e nel 2006 anche l’Annie Awards Ub Iwerks Award for Technical Achievement.

Coraline

Se con Nightmare Before Christmas Henry Selick è stato messo un po’ in ombra a causa della fama di Tim Burton, con Coraline il regista ha avuto modo di riscattarsi, realizzando una pellicola in stop-motion dai toni horror dark fantasy nel 2009. Il film è un adattamento animato dell’omonima novella di Neil Gaiman, amante del lavoro che Selick aveva svolto proprio con il lungometraggio burtoniano. Coraline è stato il primo film dello studio Laika, il cui successo al botteghino l’ha posizionato al terzo posto fra quelli utilizzanti lo stop-motion che hanno incassato maggiormente.

L’estetica del film predilige un’atmosfera dai toni inquietanti, la cui venatura spettrale è piena di sentimento. Coraline può vantare una serie di vittorie agli Annie Awards: Migliore musica in un lungometraggio d’animazione, il Miglior design dei personaggi in un lungometraggio d’animazione e il Miglior design di produzione in un lungometraggio d’animazione, con una nomination agli Oscar nella categoria Miglior film d’animazione.

La casa del lupo

Una pellicola in stop-motion riuscita a riscuotere successo è La casa del lupo, realizzata da Cristobal León e Joaquín Cociña e rientrante nel genere horror. Alla sua uscita, la critica al film fu sorprendente: la sua bellezza inquietante era riuscita a generare orrore e macabra suggestione, tanto da essere definito dal New York Times “sorprende, con incredibile forza, in ognuno dei suoi 75 minuti.” La trama attinge dalla vera storia della Colonia Dignidad, colonia diventata famosa per essere stata luogo di attività criminali e abusi sui minori. La casa del lupo è stato presentato in anteprima mondiale al 68esimo Festival Internazionale del cinema di Berlino.

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Valeria Maiolino
Classe 1996. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza, con una tesi su Judy Garland e il cinema classico americano, inizia a muovere i primi passi nel mondo della critica cinematografica collaborando per il webzine DassCinemag, dopo aver seguito un laboratorio inerente. Successivamente comincia a collaborare con Edipress Srl, occupandosi della stesura di articoli e news per Auto.it, InMoto.it, Corriere dello Sport e Tutto Sport. Approda poi su Cinefilos.it per continuare la sua carriera nel mondo del cinema e del giornalismo, dove attualmente ricopre il ruolo di redattrice. Nel 2021 pubblica il suo primo libro con la Casa Editrice Albatros Il Filo intitolato “Quello che mi lasci di te” e l’anno dopo esce il suo secondo romanzo con la Casa Editrice Another Coffee Stories, “Al di là del mare”. Il cinema è la sua unica via di fuga quando ha bisogno di evadere dalla realtà. Scriverne è una terapia, oltre che un’immensa passione. Se potesse essere un film? Direbbe Sin City di Frank Miller e Robert Rodriguez.