Dopo la proiezione ufficiale di Mia Madre di Nanni Moretti, che con i suoi dieci minuti di applausi si pone come maggiore favorito alla Palma d’Oro, un altro contendente piuttosto agguerrito è stato presentato sulla Croisette. Parliamo di Carol di Todd Haynes, un film dall’estetica assoluta che racconta l’omosessualità femminile negli anni ’50. Protagoniste due attrici straordinarie come
Rooney Mara e Cate Blanchett, che proprio pochi giorni fa era stata pizzicata (e, secondo la stessa attrice, ‘fraintesa’) da Variety che era riuscita a farle dire di aver amato molte donne nella sua vita. Oggi a Cannes l’attrice australiana ha spiegato esattamente com’è andata: “Mi è stato chiesto se avessi mai amato delle donne e io ho risposto tranquillamente ’Si’, poi hanno continuato chiedendomi se avessi avuto rapporti omosessuali e altrettanto tranquillamente ho risposto ’No’ ma quest’ultima parte non è stata pubblicata. Il vero punto della questione però è un altro: nel 2015 dovremmo fregarcene di queste cose, fossi stata omosessuale non ci sarebbe stato niente di male, niente di morboso. Poiché in molti Paesi del mondo questo argomento è ancora tabù, è comunque giusto affrontare il discorso, credo sia uno degli obiettivi del film. Ne abbiamo discusso tanto durante la lavorazione del film ma parliamo di aspetti privati della personalità, non si dovrebbe essere costretti a dichiararsi pubblicamente.”
L’attrice che detiene ben due premi Oscar ha dominato una conferenza molto bilanciata e interessante, mostrando come sempre grande intelligenza e ironia. Ironia fondamentale per dribblare anche le domande più
Qual è invece la posizione del regista Todd Haynes riguardo all’omosessualità? “La paranoia più comune sull’essere gay è il suo aspetto fuorilegge, contro natura, criminale. Nel film invece ciò che potrebbe essere definito criminale è romantico, prima di raccontare una lesbo love story mostro semplicemente l’amore.” Il film ha un’importantissima componente visiva, lo dimostra anche la presenza del direttore della fotografia Edward Lachman in conferenza stampa: “Abbiamo fatto un grandissimo lavoro sulle inquadrature – ha detto Haynes – volevamo immergere lo spettatore nei primissimi anni ’50 durante i quali si trascinano ancora i segni degli anni ’40. La popolazione stressata, le città poco curate e sporche, l’incertezza politica e la voglia della popolazione di fotografare per documentare il tutto. È un lavoro che ci portiamo dietro da Mildred Pierce.” Lachman ha aggiunto: “Vorrei sottolineare la scelta di girare in Super 16mm, non solo per motivi di budget ma anche per il livello di grana che appare sullo 
