Collettivo Chiaroscuro, il racconto di Luca Ciuti: scopi e finalità della realtà associativa dei direttori della fotografia italiani

Fondato nel 2024, il collettivo è al tempo stesso un’associazione e un luogo di scambio di esperienze, di trasmissione dei saperi e delle conoscenze, nonché di sperimentazione sull’immagine cinematografica

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Si terrà sabato 29 giugno, alla presenza dei membri fondatori, la serata di presentazione ufficiale di Collettivo Chiaroscuro – CCS – The Art of Italian Cinematography and Beyond, associazione di direttori della fotografia italiana che si uniscono per fare squadra e raccontare il loro mestiere. Consapevoli che il cinema è un’arte collettiva, siamo nati con lo scopo di aprire nuovi canali di comunicazione con i nostri colleghi di tutte le altre discipline. Nel percorso che vogliamo intraprendere avvertiamo la necessità di rafforzare il dialogo e le sinergie sia sul piano del linguaggio, sia sui piani della creatività visiva e delle possibilità del racconto.” Si legge così nel manifesto dell’associazione, e noi di Cinefilos.it abbiamo raggiunto al telefono Luca Ciuti, direttore della fotografia e Vicepresidente di Collettivo Chiaroscuro – CCS per farci raccontare la genesi e il futuro di questa avventura.

Luca Ciuti, direttore della fotografia e Vicepresidente di Collettivo Chiaroscuro – CCS

Attivo da vent’anni nel mondo del cinema, della tv, dello spettacolo dal vivo tra Italia e Regno Unito, Ciuti ha illustrato la nascita del collettivo, ma anche quelle che sono le motivazioni, le necessità e le intenzioni di una categoria imprescindibile per la settima arte.

“Il collettivo nasce dalla necessità di tanti direttore della fotografia, che negli anni ci siamo avvicinati e conosciuti. Alcuni di noi durante il lockdown del 2020 abbiamo sfruttato la possibilità del riposo forzato per riunire la maggior parte dei rappresentati di questa categoria in Italia. Eravamo 130 direttori della fotografia nella stessa chiamata zoom! Molti di quelli sono confluiti nel collettivo, grazie a quella prima esperienza di scambio, siamo riusciti a unirci e a trovare un accordo con una serie di agenzie di rappresentazione di categoria che hanno deciso di rappresentarci. La cosa è inedita in Italia ed è stata possibile perché alcuni di noi, compreso me, abbiamo vissuto all’estero e rientrando qui abbiamo trovato difficoltà a confrontarci con un mercato in cui bisognava fare sempre un gioco a ribasso. È un problema quando il tuo lavoro è anche la tua passione, ti senti messo alle strette. Ma questa esperienza ci ha dato forza e ci ha fatto capire che avevamo bisogno di fare squadra.”

Un’idea nata nell’inattività del primo lockdown

Dal primo incontro in lockdown sono stati fatti poi passi da gigante: un nucleo di circa trenta membri ha cominciato a costruire l’idea di un’associazione che avesse nel nome la parola “collettivo”. “Volevamo dare un’idea molto precisa – spiega Luca CiutiNon volevamo appoggiarci esclusivamente sulla forza dei membri più conosciuti e famosi, ma anche aprirci a tante altre realtà. Ci sono tantissimi colleghi bravissimi di ogni genere e età che lavorano nel tessuto industriale italiano, che realizzano tanti bei prodotti e progetti, dal più commerciale al più artistico, che meritano visibilità.”

Luca Ciuti – Foto di Arianna Genghini

Uno scambio di esperienze

Un primo scopo del Collettivo Chiaroscuro – CCS  è quindi lo scambio, a qualsiasi livello, di esperienze tra colleghi. Ma anche la formazione avrà un ruolo importante nel futuro dell’associazione. “Vogliamo crescere insieme, fare formazione per i soci e per chi non appartiene al gruppo. Organizzare masterclass, poter permettere a tutti i soci di condividere il sapere, ma anche una necessità di cominciare a parlarsi in maniera continuativa. Per una questione legata alla natura del lavoro, le strade dei direttori della fotografia non si incrociano quasi mai, noi vogliamo creare una comunicazione” ha dichiarato Luca Ciuti.

L’associazionismo di categoria all’estero, in Europa, è molto forte, e l’intenzione e di replicare quel modello anche per l’Italia, dove fino a qualche tempo fa si immaginava un mondo chiuso su se stesso: “La mentalità si sta evolvendo e si sta avendo un ricambio generazionale. Abbiamo cominciato a cambiare rotta. Viviamo in una società in cui ci si basa spesso sulla gerarchia, sicuramente è una realtà, ma, ad esempio, il nostro Presidente, Paolo Carnera, un gigante dalla carriera lunghissima, ha atteggiamento diverso, è una grandissimo professionista con un talento incredibile che professionalmente ha sempre saputo rinnovarsi e stare al passo con i tempi.

Paolo ci tiene ad avere un rapporto con i giovani, mentre i racconti del centro sperimentale che ho frequentato dicevano una cosa diversa: i grandi maestri erano distanti dai giovani perché avevano paura di essere scavalcati, ma è un falso mito! Se condivido il mio sapere con gli altri posso solo fare del bene, non esiste che gli altri mi rubino il lavoro per questo. Il lavoro di direttore della fotografia per natura possiede una componente discrezionale e artistica che non si può “rubare”, il resto è tecnica, e si impara. Se non hai una verve artistica personale diventi un bravo artigiano, ma difficilmente sei un artista con una personalità.”

Luca Ciuti – Foto di Stefano Sacchi

Creare una narrazione legata ai direttori della fotografia

Un altro scopo del Collettivo Chiaroscuro – CCS è creare una narrazione introno a questa professione: All’interno del collettivo ci siamo divisi i compiti e io ho l’onere di gestire il gruppo della comunicazione anche attraverso la gestione del sito. Sentivo la necessità di creare un portale che diventasse un riferimento della direzione della fotografia in Italia, ho sempre sentito la mancanza di una letteratura e di una narrativa che raccontasse il nostro mestiere. Se sei anglosassone, francese, hai la possibilità di accedere al sapere attraverso pubblicazioni e siti che da noi non esistono. Ci sono alcuni articoli qua e là e sono sempre legati a brand o compagnie di prodotti. Noi stiamo cercando di fare questo adesso, creare una narrazione” chiarisce Luca Ciuti, per poi addentrarsi nel dettaglio.

“Ad esempio: Paolo (Carnera) fa dei film bellissimi ma è difficile trovare articoli in cui gli viene chiesto come lavora. Magari ci sono dei brand che offrono al direttore della fotografia delle attrezzature e quindi vogliono parlare di quei prodotto, lenti, luci o camere. Ma in questo tipo di articoli manca la componente artistica del lavoro. Secondo noi, è giusto che si sappia come ci si approccia a questo mestiere, è giusto che gli studenti sappiano com’è l’interno dell’industria del Paese in cui vivono. Abbiamo deciso di investire tanto nella comunicazione e nella narrazione del nostro lavoro.”

In Italia manca una letteratura relativa alla direzione della fotografia

La missione principale è dunque creare una letteratura intorno al lavoro di direttore della fotografia: “‘Vogliamo darci e aprirci agli altri. Non vogliamo nasconderci, stare all’interno di un luogo chiuso, vogliamo poterci interfacciare con gli altri, con i collaboratori degli altri reparti, vogliamo fare rete. C’è una grande voglia di condivisione: quando abbiamo fondato l’associazione eravamo 27, dopo un mese eravamo già saliti a 60, ora siamo 74 direttori della fotografia, tutti attivi, e abbiamo altri nomi che vogliono associarsi. A dicembre scorso ci siamo incontrati per un aperitivo, eravamo circa 50 persone e io non ho mai visto così tanti DOP tutti insieme: avevo davanti a me la storia del cinema italiano e accanto a loro, giovanissimi che sono alle prime armi, e tutti si trattavano da pari. Tutti erano accessibili e desiderosi di condividere, ognuno di noi ha portato le proprie esperienze.”

L’ultima edizione dei David di Donatello, in cui i direttori della fotografia, ma anche costumisti, scenografi e tutti gli altri mestieri del cinema sono stati premiati lontani dalla platea e dal calore dei loro colleghi, ci ha dato forse il polso della situazione: è possibile che proprio la mancanza di racconto e letteratura rispetto alla direzione della fotografia e alle altre eccellenze che contribuiscono in maniera fondamentale e creare un film (o una qualsiasi altra opera audiovisiva), abbia contribuito a pensare che fosse una buona idea premiare i mestieri del cinema lontani dal palcoscenico principale, insieme a registi e attori?

Luca Ciuti – Foto di Arianna Genghini

Luca Ciuti: “L’assenza di narrazione produce un vuoto”

“È esattamente questo il punto – secondo Luca Ciuti – ho sempre sostenuto che in Italia ci sia stata una sorta di distrazione nei confronti delle professioni dovuta alla carenza di letteratura. Io sono un allievo di Giuseppe Rotunno, un mito, un maestro assoluto, mi ha insegnato tutto quello che so, è giustissimo parlare di lui, così come, ad esempio, di Vittorio Storaro. Sono i massimi esponenti della fotografia italiana, dei geni, ma negli anni sono cresciute tante altre generazioni di DOP, sono stati fatti tantissimi altri bei film, magari non tutti sono arrivati all’Oscar, ma il valore c’è sempre stato in maniera continuativa – prosegue Ciuti – Agli occhi del pubblico è come se avessimo perso importanza, perché nessuno ci racconta. L’assenza di narrazione produce un vuoto, e il vuoto produce indifferenza. Noi vogliamo colmare questo vuoto con una narrazione su di noi nella contemporaneità.”

C’è tanto da raccontare…

C’è tanto da raccontare, perché ogni tipo di situazione che i DOP illuminano (spot, film, concerto, serie tv, spettacolo dal vivo) è una storia diversa. Lo scopo del collettivo è evidentemente legato pure a questo aspetto di narrazione. Così, il sito del Collettivo Chiaroscuro – CCS servirà anche a questo, sarà una rappresentazione personalizzata dei membri, in cui ognuno avrà uno spazio, una scheda personale, con lavori svolti e contatti disponibili, per essere visibile, riconosciuto e raccontato.

“The Art of Italian Cinematography and Beyond non è solo uno slogan, ma un impegno a superare i confini tradizionali della nostra arte, esplorare nuove frontiere e abbracciare il futuro del cinema.”

Chiara Guida
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
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