Zac Efron racconta The Warrior (The Iron Claw): “Una saga familiare”

Incontrato a New York, l'attore ha raccontato della sua immedesimazione in Kevin.

Zac Efron

Dopo un esordio folgorante come La fuga di Martha – che lanciò la carriera di Elizabeth Olsen  e un altro film di notevole impatto quale The Nest con Carrie Coon e Jude law, Sean Durkin è tornato dietro la macchina da presa per The Warrior (The Iron Claw), storia vera di una delle storiche dinastie del wrestling negli anni ‘80, quella dei Von Erich. In un cast che comprende Jeremy Allen White, Harris Dickinson, Holt McCallany e Maura Tierney, il regista ha inserito anche Zac Efron come protagonista nel ruolo di Kevin, e l’attore lo ha ripagato con una di quelle performance che possono davvero cambiare una carriera. Abbiamo incontrato proprio Zac Efron a New York, dove ci ha raccontato The Warrior (The Iron Claw) dal 1° febbraio al cinema in Italia.

 

Sapeva nulla dei Von Erich prima di accettare la parte di Kevin?

Prima di leggere la sceneggiatura non ne sapevo nulla, durante il nostro primo incontro, Sean Durkin mi ha spiegato in maniera approfondita la loro storia e ho capito che si trattava di una vera e propria tragedia familiare, sembrava quasi impossibile che tutto quello fosse successo a una sola persona quale Kevin. Ho sentito immediatamente che non sarebbe stato soltanto un film che parlava di wrestling quanto piuttosto una saga familiare, una storia di perdita. Volevo assolutamente interpretare quest’uomo che pian piano capisce di doversi tirare fuori da determinate dinamiche, che vuole rompere la catena della maledizione che avvolge i Von Erich.

Come Zac Efron è entrato nel ruolo a livello psicologico?

Per fortuna non ho vissuto le tragedie personali che Kevin ha dovuto affrontare, ma avendo un fratello minore che amo moltissimo ho potuto capire alla perfezione quello a cui il personaggio va incontro nel corso della storia. I fratelli Von Erich sono i migliori amici l’uno dell’altro, tentano costantemente di motivarsi a vicenda. Si tratta di un microcosmo che Sean è riuscito a cogliere alla perfezione, mettendone in scena i tratti piú intimi ed emozionanti.

E a livello fisico che tipo di lavoro ha svolto Zac Efron per diventare Kevin Von Erich?

Per arrivare a raggiungere il livello di fisicità che aveva mostrato nei filmati che lo vedevano sul ring, sapevo di dover sviluppare una sorta di ossessione. Ho realmente passato tre mesi a mangiare, dormire e allenarmi. Il che era praticamente quello che i veri fratelli Von Erich facevano nella vita reale. Sul set e sul ring ho incontrato i miei colleghi Jeremy Allen White, Harris Dickinson e Stanley Simons, che pian piano sono diventati miei amici. Fuori dal set la nostra vita era praticamente inesistente, il che mi ha aiutato molto a entrare nella psicologia e nello stato d’animo  del personaggio.

Avete lavorato insieme al vero Kevin Von Erich per la realizzazione del film?

Sean ha preso la decisione di non coinvolgerlo nella preparazione e durante le riprese perché non voleva correre il rischio di essere coinvolto in maniera troppo emotiva dal rapporto che si sarebbe sviluppato.Tutti volevamo dare una nostra versione di quella storia, mettendo in risalto quello che ritenevano fosse il cuore del dramma. Una decisione che ho rispettato e condiviso. Vi sono ore e ore di interviste televisive a Kevin che ho visionato per avvicinarmi al personaggio, momenti in cui parla in maniera molto spontanea sia del suo amore per il wrestling che degli eventi in cui la sua famiglia è rimasta coinvolta. Poi ovviamente lo abbiamo contattato per raccontargli quello che avevamo fatto, l’idea che abbiamo portati avanti girando The Iron Claw, e si è dimostrato un uomo aperto e molto saggio. L’ho incontrato finalmente alla première mondiale del film a Dallas e abbiamo parlato molto, è stato un momento emozionante per me, oserei dire l’apice emotivo della mia carriera.

Le sequenze di lotta sono vibranti, come le avete realizzate?

Abbiamo girato praticamente tutte le scene in pochi giorni: la produzione ha affittato il palazzetto dello sport che poi è stato riempito di comparse. È stata un’esperienza incredibile, un vero happening. Dopo essermi preparato fisicamente per tre mesi ho potuto esprimere tutto quello che avevo imparato, tutta l’energia accumulata in veri match di lotta. Sean ha scelto di girare gli incontri dall’inizio alla fine per ottenere realismo, in modo che il pubblico si emozionasse e partecipasse veramente, quindi abbiamo avuto qualcosa come quindici minuti di vero wrestling ogni volta. Io, Jeremy e il resto del cast avevamo studiato a fondo le coreografie degli incontri, ma abbiamo anche avuto modo di improvvisare qualche mossa durante i match, che in questo modo si sono trasformati in qualcosa di ulteriormente più reale e sentito. È stata una grande esperienza, un tour de force fisico ma anche emotivo non facile ma assolutamente gratificante.

Il background di ballerino di Zac Efron l’ha aiutata in qualche modo per i match?

Certamente, l’aver studiato coreografie per così tanto tempo da giovane mi ha favorito, soprattutto perché ho sviluppato negli anni un modo di imparare prevalentemente fisico e visivo. Il wrestling è un momento di show, una coreografia concertata con un certo spazio concesso all’improvvisazione. Kevin Von Erich era un maestro in questo, aveva sviluppato un linguaggio del corpo sul ring che sembrava realmente l’elaborazione di una danza.

The Warrior (The Iron Claw) arriva al cinema dal primo febbraio.

- Pubblicità -