Il 5 aprile uscirà in Italia A Quiet Place: Un Posto Tranquillo, il terzo lungometraggio di John Krasinski, attore che ha raggiunto la fama internazionale grazie al ruolo di Jim Halpert nell’amata serie tv The Office.
Già ai tempi della serie, Krasinski aveva manifestato di trovarsi a suo agio anche dietro la macchina da presa, dirigendo alcuni episodi delle stagioni più avanzate. Ma se fino ad ora si era trovato a fare i conti con commedie dal retrogusto amaro, cimentandosi in un soggetto come A Quiet Place: Un Posto Tranquillo (scritto da Krasinski con a Bryan Woods e Scott Beck) l’ex protagonista di The Office sceglie di cambiare completamente toni e genere.
A Quiet Place: Un Posto Tranquillo, un thriller-horror con ambientazione distopica
A Quiet Place è stato definito un horror, eppure inserirlo in un tale contesto di genere appare un po’ una forzatura. Certo non si tratta di una commedia, come neppure di un thriller. Sicuramente l’elemento fantascientifico è rilevante, ma è importante notare come A Quiet Place: Un Posto Tranquillo rientri in quel sotto universo distopico, ovvero l’immaginazione pseudo realistica di un mondo molto simile al nostro ma sconvolto da una causa scatenante (in questo caso un’invasione aliena), che oggi va tanto per la maggiore.
Fatte queste considerazioni è pressoché impossibile non accostare il film di Krasinski ai recenti It Comes at Night, Take Shelter, Hidden e soprattutto alla trilogia di Cloverfield. Gli elementi di analogia sono davvero numerosi, tanto da travalicare il semplice citazionismo volto – ad omaggiare i propri precursori – ed approdare alle pericolose sponde del “già visto”.
A Quiet Place: Un Posto
Tranquillo si caratterizza per questo “neo”: scarsa
originalità che non per forza è difetto negativo in assoluto. Ma
che non permette allo spettatore di essere mai davvero coinvolto
dalla trama o dai personaggi.
Tutto sa di conosciuto. Gli alieni invasori che devastano il genere umano senza possibilità di scampo vengono dritti dritti da Cloverfield (compreso il ripugnante aspetto fisico che li assimila molto a delle cavallette giganti armate di dentatura affilata). La famiglia di sopravvissuti che comunica con il linguaggio dei segni grazie alla primogenita sordomuta, richiama un personaggio simile in Take Shelter.
L’imperativo principale del film, non emettere rumore per non essere istantaneamente rintracciati e uccisi dagli alieni, non assume alcuna declinazione originale, limitandosi a fare il verso a tanta filmografia distopico-fantascientifica ormai nota (si pensi solo ai proseliti di Io sono Leggenda, inteso come romanzo di Richard Matheson scritto nel 1954).
A Quiet Place: Un Posto Tranquillo vede protagonista la copia anche nella vita reale, Emily Blunt e John Krasinski
Nonostante tutto, Krasinski è un regista promettente che dimostra di essersi messo in gioco anche in un genere che finora gli era molto distante. È bravo a dirigere i piccoli attori così come l’unica altra figura adulta di rilievo, la moglie Emily Blunt, sua compagna anche nella vita reale. Ma è nell’uso del sonoro che il regista dimostra una certa conoscenza del mondo cinematografico e delle reazioni del pubblico. Se i dialoghi sono pressoché assenti o sussurrati, i suoni della natura (i superstiti vivono in aperta campagna) sono amplificati, così da risultare quasi assordanti quando avvengono gli improvvisi attacchi degli alieni-mangia-uomini (con ovvi richiami anche alle scene di suspense di Alien e seguaci).