Ci sono pochi dubbi sul fatto che Barbie fosse uno dei film più attesi di questo 2023, intorno al quale si è generato un rumore mediatico con pochi eguali in tempi recenti. C’erano invece molte più perplessità su ciò che il film avrebbe potuto effettivamente mostrare ed essere. Nei lunghi mesi d’attesa per il suo arrivo in sala si è parlato di un’opera che avrebbe assestato un duro colpo al patriarcato, di una pellicola emotivamente profonda sul rapporto madre-figlia o, ancora, di una commedia meta-cinematografica con continue frecciatine, gag e scenette musicali.
Ora che Barbie è finalmente pronto a mostrarsi al pubblico della sala cinematografica, sappiamo che è tutto ciò e molto di più! Il nuovo film diretto da Greta Gerwig (Lady Bird, Piccole donne) e da lei co-scritto insieme al compagno Noah Baumbach (Storia di un matrimonio) va infatti alla radice della storia di Barbie, ricercandone il significato più profondo e procedendo con l’indagare circa l’influenza (positiva o negativa) che la bambola più famosa della storia ha avuto nel corso del tempo. Ma andiamo con ordine.
La trama del film Barbie
Nel film che la Gerwig dedica a Barbie, la vita della bambola è perfetta nella coloratissima e posticcia Barbieland, un luogo incantato dove ogni giornata è stupenda quanto quella prima e quanto quella che verrà, perché lì tutto è eterno! Ecco però che dei pensieri di morte che iniziano a generarsi in Barbie rappresentano un qualcosa di molto preoccupante, che sembra farla diventare malfunzionante rispetto alle altre. Barbie si ritrova dunque costretta a partire per il mondo reale, dove dovrà ricercare l’origine di quel malessere e porvi rimedio. Un’avventura che metterà però l’incantevole bambola di fronte ad un mondo ben lontano da quello che si aspettava.
La strada più faticosa verso Barbieland
Come realizzare un film su Barbie, bambola tanto amata quanto odiata? Cosa poter dire di lei? Quali situazioni farle vivere? Quali lezioni farle apprendere? La via più semplice sarebbe potuta essere proporre una deliziosa e rassicurante commedia, in pieno stile con quelle che vengono ampiamente prodotte ogni anno, con l’alto rischio però che rimanesse nell’anonimato e venisse ben presto dimenticata. Ma si sa, la Gerwig e Baumbach non sono i tipi che scelgono la via più facile e si lanciano piuttosto alla ricerca di percorsi impervi dai quali far emergere un racconto che sia tanto fonte di intrattenimento quanto intelligente riflessione su tematiche a loro care.
La regista, qui al suo terzo lungometraggio, torna dunque a parlare – in modo più esplicito – di donne, di femminilità, di stereotipi e aspettative, di ingiustizie legate al genere e di prevaricazione maschile. Dopo l’emancipata Jo March che non stacca gli occhi dal processo di stampa del suo romanzo, che è così come lo ha voluto lei, arriva dunque Barbie a cercare di ottenere un mondo più giusto per il “sesso debole” e la portata delle sue azioni è quantomai fragorosa. Attraverso i suoi occhi assistiamo ad una prima ora di film fortemente incentrata sul mettere alla berlina le aspettative nei confronti delle donne e il concetto di mascolinità secondo gli uomini.
Non ce ne è per nessuno, la pungente scrittura della Gerwig e di Baumbach offre una raffica di scenari e battute tanto divertenti quanto acute, che ribadiscono continuamente il carattere del film, che si svela opera ambiziosa, atipica, capace di cambiare percorso proprio quando quello intrapreso sembra iniziare a diventare prevedibile. La seconda ora va invece ad elaborare quanto fino a quel momento seminato e se anche per alcuni risvolti può risultare meno solida rispetto alla precedente, questa seconda parte si dimostra comunque ricca di spunti di riflessione sulla ricerca del proprio valore e della propria indipendenza.
Margot Robbie e Ryan Gosling sono dei perfetti Barbie e Ken
Non si può poi non parlare degli splendidi interpreti del film. Si temeva che, con così tanti personaggi e noti attori, non tutti avessero il proprio momento di gloria. Eppure non serve loro un qualche arco evolutivo per distinguersi ed è così che tanto le diverse varianti di Barbie quanto l’Allan di Michael Cera o il CEO della Mattel di Will Ferrell riescono ad affermarsi e dimostrarsi memorabili con ciò che la sceneggiatura prevede per loro. Naturalmente, il meglio è riservato a Margot Robbie, una Barbie a dir poco perfetta, che conferma una volta di più – qualora ce ne fosse stato bisogno – la sua versatilità come interprete. Ryan Gosling, invece, è estremamente generoso nei confronti di Ken, si mette in gioco e ne restituisce un’interpretazione spassosa.
Il mondo rosa di Barbie
Barbie presenta dunque molta sostanza, con messaggi sociali affrontati in modo tale che possano essere comprensibili tanto negli spettatori più giovani quanto in quelli più adulti. Da questo punto di vista, è questo un film davvero per tutti. Dissipati dunque i dubbi sul valore del contenuto – cosa che certamente non metterà però tutti d’accordo, anzi – si può notare poi l’importante lavoro svolto dagli scenografi. Barbie, in particolare nella sua rappresentazione di Barbieland, dimostra una cura per i dettagli che arricchisce ulteriormente la visione, stimolando lo spettatore e attirando il suo sguardo verso le tante meraviglie riprodotte. Barbie, però, non è solo un film esteticamente ben costruito e colorato alla follia.
È infatti continuamente in grado di sfruttare tali suoi aspetti ai fini narrativi, non permettendo dunque che qualcosa appaia fine a sé stesso. Se Barbieland e tutto ciò che contiene è così rosa e posticcio è perché ciò li rende un significativo sostegno alle intenzioni della regista e alla sua idea di film su Barbie. Un film che si svela a poco a poco, che trova il coraggio di affrontare realtà tutt’altro che rosee con le giuste chiavi di lettura. Si potrebbero ritrovare molti messaggi importanti in Barbie, ben più di quelli che esplicita, e per ognuno di essi c’è la concreta possibilità – o quantomeno la speranza – che l’eco ottenuto grazie al film si tramandi di generazione in generazione, proprio come una Barbie.