Coincidenze d’amore, recensione del film di e con Meg Ryan

Il film esce in sala l'11 aprile distribuito da Universal Pictures Italia.

coincidenze d'amore recensione

Lo scopo di Coincidenze d’amore è chiaro, peccato che la sua regista e protagonista Meg Ryan perda la strada, o forse non l’ha mai davvero imboccata. La regina delle rom-com del passato tenta un ripescaggio, è il caso di dire, con una commedia dai toni talvolta amari che non riesce proprio a tenere in carreggiata, nonostante la presenza dell’ottimo David Duchovny.

 

Icona della commedia romantica anni ’90, Meg Ryan è alla sua seconda volta dietro alla macchina da presa e si cimenta con l’adattamento cinematografico di una piece teatrale di Steven Dietz.

Coincidenze d’amore, la trama

La storia è quella di due ex, che per un caso bizzarro portano lo stesso nome, e per una serie di circostanze, tra cui maltempo, ritardi e annullamenti di aerei, si ritrovano in un aeroporto, bloccati, senza poter ripartire. Questa coabitazione forzata li porterà a parlarsi, chiarirsi e a raccontarsi. Cosa è accaduto nei 25 anni in cui non si sono visti? Dove sono le loro vite? Cosa sarebbe successo se invece di lasciarsi fossero riusciti a trovare il modo di rimanere insieme?

L’impianto teatrale, a location unica e con pochi interpreti, è sempre una grande sfida. Bisogna mantenere alta l’attenzione dello spettatore avendo al proprio servizio pochi artifici e cercando di catalizzare ogni fibra di chi guarda e ascolta con dialoghi e interpretazioni vincenti.

E se da un lato Meg Ryan dimostra di saper dirigere attori capaci ed esperti come David Duchovny, che si destreggia abilmente nel ruolo del manager in crisi, nonché se stessa, nei panni di una donna smarrita, dall’altro la mancanza di una direzione artistica precisa, di una visione stilistica compromette l’intero film. Le piccole finestre di fantasia che si aprono nella storia, come la voce che proviene dalla filo diffusione che sembra dar loro suggerimenti, e il realismo generale con cui è approcciata la storia portano a un risultato confusionario.

coincidenze d'amoreTra la commedia romantica e il dramma personale

Coincidenze d’amore oscilla tra momenti da commedia romantica classica e momenti più seri e riflessivi, senza che le due componenti tonali della storia abbiamo una vera e propria armonia, senza che questi vengano amalgamate come si deve. Il risultato è disomogeneo e ad aggravare la situazione contribuisce l’ambientazione. Un aeroporto è un non luogo, un posto dove tutto è possibile, un luogo di passaggio, quasi uno scenario fantastico, già sfondo di tanti altri racconti, anche per il cinema, tuttavia questa indefinitezza di base non fa altro che aumentare la mancanza di coesione della storia, spingendo i due protagonisti dappertutto e da nessuna parte.

Willa e Bill si raccontano, si indagano, si accusano, fanno pace con se stessi, ma non riescono mai a stabilire una vera e propria connessione con l’altro e questo aspetto è il maggiore ostacolo che lo spettatore sente con i protagonisti. Meg Ryan mantiene le distanze dai due personaggi, non ci fa entrare nelle loro emozioni, e con così pochi strumenti a disposizione per intrattenere e “farci innamorare” questa freddezza diventa un vero e proprio limite.

A differenza della carriera del passato di Ryan, questa sua seconda regia, Coincidenze d’amore, non riesce a fare breccia. L’incanto dell’evocazione di ben altre commedie che l’hanno vista protagonista si spezza subito, e al suo posto resta lo spettro di un modo di raccontare storie e di fare cinema che forse ha superato il suo tempo massimo.

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