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Duplicity: recensione del film di Julia Roberts

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Duplicity: recensione del film di Julia Roberts
Ex-CIA officer Claire Stenwick (JULIA ROBERTS) and former MI6 agent Ray Koval (CLIVE OWEN) are spies-turned-corporate operatives in the midst of a clandestine love affair in the caper Duplicity, from writer/director Tony Gilroy.

Duplicity, cioè doppio gioco, malafede ma anche inganno spionaggio e tradimento. Questi gli ingredienti del film che, ahimè, vengono meno alle premesse. Un film scritto e diretto da Tony Girloy (Michael Clayton) promette assai più di quanto in questo caso non mantenga. Un uomo e una donna si incontrano e passano una notte insieme, senza pensare che quella sarà l’inizio di una pseudo- storia infinita che non si vede l’ora che finisca.

Dubai, 2003. Ray Koval, agente segreto del MI6, ad un party per la festa del 4 luglio, crede di aver sedotto la bella Claire Stenwick. Quando però dopo la notte d’amore con la presunta impiegata del consolato americano si risveglia drogato e senza alcuni segretissimi documenti, capisce che lei, in realtà, lavorava per la CIA. New York, 2008. Ray Koval è da poco assunto allo spionaggio della multinazionale Equikrom e deve incontrare l’informatore della storica concorrente Burkett & Randle, quando scorge proprio Claire. Annulla l’appuntamento e si precipita all’inseguimento della donna, finendo per scoprire che era proprio lei la spia della concorrenza che avrebbe dovuto incontrare. Il precedente di Dubai non aiuta il rapporto tra i due, ma lo scambio previsto viene comunque portato a termine.

Girato in moltissime locations, Duplicity assume colori e sapori diversi per ogni posto che le due spie, Clive Owen e Julia Roberts (già coppia super sexy in Closer), attraversano nel corso del loro “colpo” per vivere felici e contenti, combattendo contro la connaturata forma mentis della spia che li obbliga a non fidarsi nemmeno l’uno dell’altra. I loro viaggi, nel tempo e nello spazio, sono accompagnati da un esasperato affastellamento di gap temporali e un uso dello split screen fastidioso fino all’inutile che frammenta lo sguardo come a voler economizzare il tempo mostrando più cose insieme, senza una vera e propria funzione narrativa.

Una storia complicata che in maniera complicata viene raccontata. E’ vero, lo spettatore smaliziato riesce ad entrare nei cunicoli stretti e intricati delle narrazioni più complesse, ma in questo cosa un montaggio approssimativo confonde davvero lo spettatore calibrando male il ritmo e bruciando il colpo di scena finale che pure è ad effetto. Nonostante una regia poco organica il film è scritto benissimo ed interpretato ancora meglio dagli attori, su tutti i comprimari Tom Wilkinson e Paul Giamatti.

Augurandoci che Michael Clayton sia la regola e Duplicity l’eccezione, Tony Gilroy delude come regista ma mantiene alto l’onore dello scrittore di L’Avvocato del Diavolo, la trilogia di Bourne e altri.

Duplicity
2.5

Sommario

Nonostante una regia poco organica il film è scritto benissimo ed interpretato ancora meglio dagli attori, su tutti i comprimari Tom Wilkinson e Paul Giamatti.