Ender’s Game, recensione: fantascienza e formazione nel kolossal con Harrison Ford

Abbiamo visto in anteprima Ender's Game di Gavin Hood, con Asa Butterfield e Harrison Ford: una fantascienza intelligente che unisce spettacolo e riflessione etica sulla guerra.

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Arriva anche nelle sale italiane, distribuito da 01 Distribution, Ender’s Game, film di fantascienza diretto da Gavin Hood e tratto dall’omonimo romanzo di Orson Scott Card.
Nel cast spiccano Harrison Ford, Ben Kingsley, Viola Devis e il giovane Asa Butterfield, già protagonista di Hugo Cabret di Martin Scorsese, insieme a Hailee Steinfeld, promessa del cinema americano. Con un budget imponente e un soggetto letterario di culto, Ender’s Game si presenta come un raro tentativo hollywoodiano di coniugare azione, introspezione e strategia militare in un racconto di formazione ambientato nello spazio.

Strategia, addestramento e morale della guerra

Ambientato in un futuro prossimo, il film immagina una Terra minacciata da una razza aliena ostile, i Formic, sconfitti anni prima grazie all’eroismo del comandante Mazer Rackham (Ben Kingsley). Nel timore di un nuovo attacco, la Flotta Internazionale recluta i migliori giovani del pianeta per addestrarli alla guerra interstellare. Tra loro spicca Ender Wiggin (Asa Butterfield), ragazzo timido ma dotato di un’intelligenza tattica straordinaria, che attira l’attenzione del colonnello Graff (Harrison Ford).

La sua crescita avviene in una futuristica Scuola di Guerra, un luogo sospeso tra accademia militare e simulazione virtuale, dove la competizione è spinta all’estremo e la strategia diventa una forma di sopravvivenza psicologica. Attraverso allenamenti sempre più complessi, Ender si afferma come leader, ma la sua ascesa è segnata da un conflitto morale crescente: comprendere il nemico e distruggerlo diventano due facce della stessa condanna.

Hood, già regista di Tsotsi e Rendition, affronta il materiale con rigore e chiarezza, privilegiando la dimensione etica del racconto più che l’esibizione spettacolare. Il film scorre con ritmo costante, alternando scene di addestramento visivamente straordinarie a momenti di riflessione silenziosa, nei quali il protagonista affronta il peso della responsabilità. Pur appartenendo al genere sci-fi, Ender’s Game è soprattutto una storia di formazione e di consapevolezza morale, dove la crescita dell’eroe coincide con la perdita dell’innocenza.

Fantascienza intelligente e cast stellare

Ender's Game

Dal punto di vista tecnico e visivo, Ender’s Game convince grazie a una regia precisa e controllata, che evita gli eccessi visivi dei blockbuster moderni. Le scenografie della Scuola di Comando e le battaglie simulate nello spazio sfruttano al meglio la CGI senza mai sacrificare la leggibilità dell’azione. Il risultato è un film elegante e fluido, che riesce a tradurre l’immaginario del romanzo in immagini potenti e coerenti.

La sceneggiatura, scritta dallo stesso Hood, riesce ad accorpare i primi due capitoli del ciclo di Card in un’unica struttura narrativa compatta, trovando un equilibrio tra la fedeltà al testo e le esigenze del linguaggio cinematografico. Il ritmo è ben calibrato: la tensione cresce progressivamente fino a un epilogo sorprendente, capace di ribaltare il punto di vista dello spettatore e di introdurre un dubbio etico non banale. Il film, tuttavia, non è esente da limiti: alcune questioni centrali – come l’addestramento di ragazzi in età adolescenziale per una guerra reale – rimangono appena accennate, e la componente emotiva viene talvolta sacrificata a favore della strategia.

Sul fronte delle interpretazioni, Ender’s Game si regge su un cast di altissimo livello. Asa Butterfield offre una prova misurata e intensa, incarnando la fragilità e l’intelligenza del protagonista con maturità sorprendente. Harrison Ford, nel ruolo del colonnello Graff, restituisce l’autorevolezza e la durezza di un mentore che non conosce pietà, mentre Ben Kingsley dona carisma e ambiguità al leggendario Mazer Rackham. A completare il quadro, la sempre efficace Viola Davis, nel ruolo della psicologa della Flotta, e la giovane Hailee Steinfeld, che conferma la sua versatilità. Un ulteriore valore aggiunto è la colonna sonora di Steve Jablonsky, che accompagna il film con una partitura sinfonica epica ma mai invadente, capace di amplificare la tensione e il senso di meraviglia.

Conclusione

Ender’s Game è un film di fantascienza intelligente e accessibile, costruito con rigore visivo e sostenuto da un cast di grande spessore. Gavin Hood riesce a tradurre la complessità del romanzo in un racconto cinematografico coerente, che coniuga intrattenimento e riflessione. Pur non privo di imperfezioni – qualche semplificazione narrativa e un’emotività trattenuta -, rimane un’opera che valorizza la fantascienza come strumento di analisi dell’uomo e del suo rapporto con il potere, la guerra e la conoscenza.
Un film capace di emozionare e di far pensare, che dimostra come, anche nel genere sci-fi, la vera battaglia si combatta sempre dentro la mente.

Ender's Game
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Sommario

Un adattamento elegante e coerente, più introspettivo che spettacolare, che conferma la fantascienza come genere di pensiero oltre che di intrattenimento.

Francesco Madeo
Francesco Madeo
Laureato in Scienze Umanistiche-Cinema e in Organizzazione e Marketing della Comunicazione d'Impresa è l'ideatore di Cinefilos.it assieme a Chiara Guida e Domenico Madeo.

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