Enea: recensione del film di Pietro Castellitto #Venezia80

Il film, nei cinema italiani l'11 gennaio 2024, segna la seconda volta al Lido per Pietro Castellitto, questa volta in concorso.

Enea recensione film

Dopo il passaggio del suo primo film I Predatori nella sezione “Orizzonti” della Mostra del Cinema di Venezia 2020, Pietro Castellitto approda nel concorso ufficiale a Venezia 80 con il suo Enea, atipico gangster-buddy movie, dove la violenza tipiche di queste narrazioni resta in secondo piano rispetto alla vitalità dei suoi personaggi, naufraghi di un mare in cui si scontrano romanticismo e nichilismo, in cui “non ci si deve vergognare di chi si bacia” e ogni bacio merita un piccola pausa, un momento di silenzio per apprezzarlo interamente come ultimo gesto di affetto di una generazione che lotta contro la morte dei sensi.

 

Enea, fondare e fondere, dal mito all’azione

Enea rincorre il mito che porta nel nome: lo fa per sentirsi vivo in un’epoca morta e decadente. Lo fa assieme a Valentino, aviatore appena battezzato. I due, oltre allo spaccio e alle feste, condividono la giovinezza. Amici da sempre, vittime e artefici di un mondo corrotto, ma mossi da una vitalità incorruttibile. Oltre i confini delle regole, dall’altra parte della morale, c’è un mare pieno di umanità e simboli da scoprire. Enea e Valentino ci voleranno sopra fino alle più estreme conseguenze. Tuttavia, droga e malavita sono l’ombra invisibile di una storia che parla d’altro: un padre malinconico, un fratello che litiga a scuola, una madre sconfitta dall’amore e una ragazza bellissima, un lieto fine e una lieta morte, una palma che cade su un mondo di vetro. È in mezzo alle crepe della quotidianità che l’avventura di Enea e Valentino lentamente si assolve. Un’avventura che agli altri apparirà criminale, ma che per loro è, e sarà, prima di tutto, un’avventura d’amicizia e d’amore.

Così come l’inizio de I Predatori, straniante e che utilizzava magistralmente il flash-forward, facendoci sentire, ma non vedere, qualcosa che sarebbe accaduto molto più avanti, un incidente che avrebbe coinvolto due famiglie agli antipodi, l’inizio di Enea è un lungo dialogo a due voci tra quelli che pensiamo essere madre e figlia. Il controcampo arriva molto dopo l’inizio della conversazione, il vero figlio di questa madre ci viene mostrato quasi come un terzo incomodo. Effettivamente, nel corso di film capiremo la vera missione di Enea: fondare e fondere, riunire un nucleo familiare e cercare di costruirne uno suo, cavalcare le sfide della vita alla ricerca di uno stimolo che la Roma da bene non gli può dare.

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Riunificare nella potenza del vivere

Enea e Valentino (Giorgio Quarzo Guarascio) guardano Roma dall’alto di un elicottero: gli sembra così piccola e “prenderla in mano è il mio scopo”, arriverà ad affermare il suo amico. I due si muovono negli spazi della malavita, ma con un’idea di questi che Pietro Castellito evoca ottimamente anche a livello registico. Enea è avvolto da una patina mitologica, nonostante la sua narrazione sia profondamente radicata nella storia della famiglia borghese, in ambienti infimi, nel traffico di droghe. Eppure, “facciamo le stesse cose, ma voi per il potere e noi per la potenza“, commenterà il giovane. Una sete di vita, uno slancio romantico verso il sentire, provare, non mettersi limiti. Questa corsa all’esperienza, verrà pian piano interpretata in maniera diversa dai due, con più cinismo e consapevolezza della propria posizione e pericolosità da Valentino, con occhi sempre più tendenti alla riunificazione speranzosa per Enea.

Pietro Castellitto conferma di avere una precisa idea di cinema, coadiuvati da uno stile narrativo e registico inediti per il panorama italiano. Un cinema in cui i personaggi sono prima di tutto persone, che pensano come agiscono e agiscono come pensano. In cui due incensurati sono il veicolo per il colpo perfetto, in cui bisogna imparare a resistere per esistere e in cui il senso di un’immagine non è niente senza un’emozione alla base. Audace, impavido, sicuramente non per tutti, ma incredibilmente disarmante.

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