Gatta Cenerentola: recensione del film

Ischia Film Festival Gatta Cenerentola film al cinema

La Disney ha regalato all’immaginario collettivo una precisa versione di Cenerentola, ma quello che in molti non sanno è che l’originale storia, macabra e oscura, viene dal ventre di Napoli, da quel Seicento letterario, ferbido di arte, che ha visto nascere La Gatta Cenerentola di Giambattista Basile, compresa in Lo Cunto de Li Cunti (stessa ispirazione letteraria de Il Racconto dei Racconti di Matteo Garrone).

 

Grazie a Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone la storia riceve una nuova rilettura animata, lontana da ogni altra versione mia arrivata al grande pubblico e lontana anche dall’originale letterario, nonostante la chiara ispirazione.

Mia è rimasta orfana dopo che Salvatore ‘o Rre, capoclan del riciclaggio, ha ammazzato suo padre, don Vittorio Basile, uomo di grande ingegno che aveva il progetto di trasformare Napoli in una virtuosa città della scienza. Costretta a vivere in una nave da crociera dismessa nel porto con la matrigna e le sorellastre, viene chiamata Gatta Cenerentola dalle stesse, per cui è costretta a lavorare. Il ritorno di Salvatore rivoluzionerà la sua posizione, mentre verrà a conoscenza di un segreto a lungo ignorato.

Ambientato in una Napoli di cenere, Gatta Cenerentola coniuga toni e temi, tuffandosi nel torbido di una città distopica, in cui il Vesuvio ha ricoperto tutto di un grigio strato che soffoca colori e speranze. In questo tragico e triste scenario si muove il Principe, Primo Gemito, la speranza, o forse, meglio, l’ostinazione nel trovare una via d’uscita dall’impero della malavita rappresentato da Salvatore ‘o Rre.

Sangue, droga e cenere sono gli elementi intorno a cui ruota il racconto che si pregia di momenti musicali dal grande potere evocativo e che rappresentano le battute d’arresto di una storia altrimenti fluida e solida. I colori freddi della città cozzano con l’immaginario napoletano nel mondo e contrastano con i toni invece caldi che vengono utilizzati per i personaggi e le scenografie all’interno della nave da crociera, principale scenario delle vicende legate a Gatta Cenerentola.

Una lettura non convenzionale quella di Rak e compagnia che anche da un punto di vista della narrazione vera e propria sceglie di tagliare il racconto, privando lo spettatore di un finale esaustivo, regalando una piccola speranza di lieto fine senza la certezza che questo ci sia effettivamente per Mia e Primo.

Una fiaba dark, moderna, violenta e sanguigna, come i personaggi che racconta, come la città in cui è ambientata. Gatta Cenerentola è stato presentato in Concorso nella sezione Orizzonti della 74° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.

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