Gran Turismo – La storia di un sogno impossibile: recensione del film di Neill Blomkamp

Il regista, alla sua quinta opera, decide di ispirarsi alla vera storia del gamer di Gran Turismo Jann Mardenborough, diventato poi un vero pilota

Diventiamo immortali.” – Gran Turismo – La storia di un sogno impossibile

Vivere inseguendo un sogno. Giocare immaginando un obiettivo. Perdersi fra i cordoli di una pista intangibile sperando di poter, un giorno, correre la gara della vita. Questo è quello che accade ai gamer di Gran Turismo, serie di videogiochi di simulazione di guida sviluppati da Polyphony Digital e poi adattati per le console PlayStation. Il desiderio di pilotare realmente un’auto da corsa, di trasformare l’illusione in materia concreta, di sentire lo scoppiettio del motore e il rumore delle gomme sull’asfalto ruvido sono tutte esigenze, sensazioni ed emozioni, che un giocatore di GT vorrebbe soddisfare o provare dal 1997, anno in cui esso fu creato. Un’idea chimerica, qualcuno potrebbe dire, un bisogno incolmabile.

Tranne che per Jann Mardenborough, che di una passione alimentata tramite un videogioco ne ha fatto una carriera reale, diventando pilota automobilistico professionista con la Nissan. Un racconto che, a pensarlo, sembra impossibile. Eppure è diventato storico nell’universo del racing, tanto da accendere su di esso non solo tutti i riflettori del mondo, ma anche l’attenzione del regista Neill Blomkamp, che ne ha fatto tessuto cinematografico d’effetto: Gran Turismo – La storia di un sogno impossibile. La sceneggiatura del film è dello stesso Blomkamp, che per questo nuovo progetto esce dalla sua comfort zone narrativa (non c’è fantascienza o distopia) per lanciarsi in un biopic sportivo, aiutato da Jason Hall e Zach Baylin. Gran Turismo – La storia di un sogno impossibile esce nelle sale cinematografiche il 20 settembre distribuito da Sony.

Gran Turismo – La storia di un sogno impossibile, la trama

I sogni sono cibo per l’anima. Lo sa bene Jann (Archie Madekew), che dalla sua prima fotografia con una Ferrari custodita con cura nella sua camera, desidera diventare un pilota d’auto professionista. Nel frattempo, mentre fantastica su una vita fatta di corse, il giovane si dedica a Gran Turismo, uno dei simulatori di guida migliori al mondo. Jann conosce i tracciati, sfida virtualmente i suoi avversari nella 24 ore di Le Mans seguendo la propria traiettoria, e spera che un giorno possa farlo concretamente. L’occasione si presenta quando il dirigente marketing della Nissan, Danny Moore (Orlando Bloom), per sollevare le sorti dell’azienda, decide di istituire un contest facendo partecipare i migliori gamer di Gran Turismo, al fine di introdurre alcuni di loro nella GT Academy e trasformarne uno in vero pilota per farlo gareggiare. Stracciati i suoi compagni dopo ore passate a correre in pista, Jann riesce a firmare un contratto con Nissan, iniziando il suo percorso d’ascesa verso l’Olimpo delle gare sportive. Ad accompagnarlo nel non facile percorso, l’ex pilota Jack Salter (David Harbour), il quale si darà anima e corpo per permettere al ragazzo di brillare.

Gran Turismo: La storia di un sogno impossibile

Vivere per correre

Con Gran Turismo – La storia di un sogno impossibile non siamo più nei territori né di District 9, esordio alla regia di Blomkamp, né di Demonic, il suo penultimo film. Entriamo piuttosto a pieno ritmo nel mondo delle corse, dove si gareggia non più in maniera amatoriale ma agonistica. Lì c’è tutto: il team della scuderia, il tracciato che si fa davvero pericoloso e impegnativo, il pubblico che acclama a gran voce dagli spalti, gli avversari che tentano il tutto e per tutto di farti inghiottire sangue e terra, ma soprattutto c’è il rischio di morire. Costante. E solo il sapore del traguardo, il profumo della vittoria, è in grado di silenziarlo. Concentrazione e focus, sono questi gli obiettivi di Jann Mardenborough. Dentro c’è il voler essere immortale, come lui stesso dirà ad un certo punto del film. Il riuscire a percepire quel contatto profondo con l’auto in una corsa folle verso l’infinito. Blomkamp, con il suo quinto film, si muove su due linee narrative differenti ma intrinseche, per restituire una visione da un lato umana e intima, legata alla crescita del protagonista, e dall’altra sportiva, ancorata quindi alle gare d’auto.

Non c’è più l’approccio documentaristico, questa volta il regista utilizza tutti gli strumenti del mestiere per confezionare un prodotto esaltante e adrenalinico, in grado di travolgere letteralmente il pubblico. Le sequenze delle corse sono la carta vincente, quelle su cui il regista (supportato dal comparto tecnico) pone più enfasi: le immagini scorrono fluide, lo stacco da un’inquadratura all’altra è ben oliato, il movimento della macchina da presa, o dei droni, deciso e frenetico, il sound roboante. Anche a livello di VFX, in particolare nelle scene in cui Mardenborough si distacca dalla pista proiettandosi nella sua stanza davanti la console per scomporre la sua Nissan e studiare ogni mossa astuta da mettere in campo, c’è cura ed efficienza, in un utilizzo ponderato e mai indigesto. Operazione non facile, ma che riesce nell’intento di essere, oltre che eccitante, visivamente e narrativamente intensa, fino all’esplosivo climax finale.

Dalle mura di una stanza fino a Le Mans

Gram Turismo – La storia di un grande sogno guarda comunque, come in ogni classico racing movie, al di là dello sport, per raccontare una storia di formazione e di presa di coscienza. Jann Mardenborough comincia il tipico viaggio dell’eroe: è un ragazzo che affronta un percorso evolutivo, che (quasi) all’improvviso è costretto a fare i conti con una realtà fatta di superficialità, cattiveria, disprezzo. Che se in un primo momento si ritrova a gioire della sua fortunata posizione, poco dopo è costretto a dover subire traumi e sconfitte. Perché l’altra faccia della medaglia del mondo delle corse scoprirà essere proprio questa e lui è l’agnello sacrificale. Sbucciarsi le ginocchia non è che l’inizio di una vera e propria odissea, la quale però è destinata a condurlo verso la gloria eterna, che esploderà nella gara finale di Le Mans, dove c’è la Circuit de la Sarthe, la pista francese più temuta da ogni pilota.

Archie Madekew si cala bene nel ruolo di Mardenborough, esprimendosi soprattutto attraverso gli occhi, grazie ai quali Blomkamp ci fornisce una sempre frequente galleria di primissimi piani, e insieme a David Harbour (sono loro il vero motore del film) riempie la scena e la domina. Non siamo però dinanzi a un prodotto esente da difetti o sbavature. Il dinamismo apprezzato in Gran Turismo – La storia di un sogno impossibile inevitabilmente inficia sulla caratterizzazione dei comprimari di Jann, poco sviluppati e approfonditi, seppur soprattutto nel primo atto riguardante la GT Academy siano essenziali e meritavano più attenzione. Anche Orlando Bloom sembra qui soffrire di una recitazione istrionica, che poco si addice alle sue performance abituali, rendendolo un personaggio quasi caricaturale. Nonostante alcune incrinature, la pellicola resta in ogni caso un prodotto fruibile, strutturato, che mira all’avventura non dimenticandosi di avere anche un lato sentimentale. Ricordandoci che, nella vita, non bisogna mai rinunciare ai propri sogni. Esaudirli potrà essere difficile, ma non impossibile.

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Voto di Valeria Maiolino
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Valeria Maiolino
Classe 1996. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza, con una tesi su Judy Garland e il cinema classico americano, inizia a muovere i primi passi nel mondo della critica cinematografica collaborando per il webzine DassCinemag, dopo aver seguito un laboratorio inerente. Successivamente comincia a collaborare con Edipress Srl, occupandosi della stesura di articoli e news per Auto.it, InMoto.it, Corriere dello Sport e Tutto Sport. Approda poi su Cinefilos.it per continuare la sua carriera nel mondo del cinema e del giornalismo, dove attualmente ricopre il ruolo di redattrice. Nel 2021 pubblica il suo primo libro con la Casa Editrice Albatros Il Filo intitolato “Quello che mi lasci di te” e l’anno dopo esce il suo secondo romanzo con la Casa Editrice Another Coffee Stories, “Al di là del mare”. Il cinema è la sua unica via di fuga quando ha bisogno di evadere dalla realtà. Scriverne è una terapia, oltre che un’immensa passione. Se potesse essere un film? Direbbe Sin City di Frank Miller e Robert Rodriguez.
gran-turismo-la-storia-di-un-sogno-impossibileIl regista porta sul grande schermo un classico racing movie, confezionando un prodotto agile, strutturato e avvincente. Il ritmo sincopato e l'attenzione alle gare inficiano sull'approfondimento dei comprimari del protagonista, ma nonostante questo il film intrattiene senza annoiare, e si presenta adrenalinico ed esplosivo.