Howl – L’urlo: recensione del film con James Franco

Howl - L'urlo

La City lights Books di Lawrence Ferlinghetti (Andrew Rogers) pubblica il poema di un giovane e sconosciuto autore newyorkese; un poema destinato a irrompere come un ciclone nello stagnante conformismo intellettuale e letterario dell’America di quel periodo.  Quel poema è Howl – L’urlo e quell’autore si chiama Allen Ginsberg (James Franco).

In Howl – L’urlo Ginsberg è un giovane poeta che la critica avvicina immediatamente al nascente movimento beatnik, un movimento letterario che si oppone ai canoni e alle convenzioni socio-culturali  dominanti negli Stati Uniti del secondo dopoguerra. Il clima censorio che prevale su qualsiasi tentativo di avanguardia artistico-letteraria è inasprito dalla politica poliziesca ispirata dal senatore McCarthy ed è in questo clima di chiusura che il poema di Ginsberg trova una resistenza tanto strenua da degenerare in un’aula di tribunale.

Howl – L’urlo, il film

Ferlinghetti viene messo sotto processo per aver fatto pubblicare un componimento considerato tanto immorale quanto di scarsissima rilevanza letteraria pertanto l’accusa condotta dal pubblico ministero Ralph Mcintosh (David Strathairn) ne chiede l’immediato ritiro. L’avvocato della difesa, Jake Ehrlich (Jon Hamm), tenterà di salvaguardare  il diritto di espressione e la libertà intellettuale di Ginsberg. Il processo si trasformerà in questo modo in un dibattutissimo caso giudiziario in cui non è in gioco solo il destino di una poesia, scritta da un giovane poeta ebreo, ma la libertà individuale di ogni singolo cittadino americano.

Howl – L’urlo, girato da Rob Epstein e Jeffrey Friedman, e prodotto da Gus Van Sant, è in realtà un poetico ed appassionato tributo alla celebre poesia di Allen Ginsberg, di cui il film si pone l’obbiettivo e l’intento di esaltarne e rianalizzarne i contenuti, la potenza espressiva oltre che il valore letterario. Il processo è solo una delle tre componenti parallele di cui il film è strutturato, tre componenti che si alternano di continuo dirigendosi ognuna verso lo stesso fine: riportare alla luce e analizzare nel suo profondo una delle più rivoluzionarie ed apprezzate poesie del XX secolo.

Quindi oltre al dibattimento giuridico, che diventa ulteriore occasione di analisi e riflessione sul poema stesso, il film propone la ricostruzione di un intervista che il Times ottenne da Ginsberg durante i giorni del processo. Qui l’autore da a noi modo di approfondire i temi di Howl – L’urlo oltre che i molteplici e controversi aspetti della sua vita e della sua combattuta sessualità. La terza e più originale componente della narrazione è la parte animata: utilizzando una tecnica già vista in altri film come The Wall dei Pink Floyd, anche qui la parola diventa immagine, disegni animati che seguono il corso frenetico e allucinato del poema, i versi tradotti visivamente e accompagnati da una musica coinvolgente. Parole e immagini che ci immergono nel visionario mondo interiore in cui Ginsberg lascia libero il suo istinto spesso condotto e guidato dalle droghe che assumeva sovente; ma in questo poema c’è tutto ciò che lo tormentava e che lo spinse ad “urlarlo”  con una rabbia che improvvisamente diventa tenera riflessione malinconica.

Il rifiuto delle convenzioni sociali e intellettuali, le battaglie politiche e antimilitariste, l’alienazione a cui conduce la società capitalistica, l’ossessione di una omosessualità cui vorrebbe dare libero sfogo e i ricordi della madre e di Carl Solomon, vittime e martiri degli elettroschok subiti negli ospedali psichiatrici.  La poesia è la grande protagonista di Howl – L’urlo, la poesia estrapolata ed analizzata nelle più varie sfaccettature, il suo autore presentato come un uomo dalla grande potenzialità espressiva. Howl – L’urlo vuole, tramite il caso giudiziario qui narrato, ricordare al mondo di oggi che la libertà espressiva ed intellettuale è un bene che gli uomini, anche nella società contemporanea, non devono dimenticare mai di difendere con le unghie e con i denti.

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Redazione
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