Dal 22 al 29 giugno a Milano, presso il teatro Strehler, è in corso il XXIV Festival Mix Milano di cinema gaylesbico e queer culture. Venerdi 27 giugno è in programma la proiezione del lungometraggio – Howl – L’Urlo, diretto da Rob Epstein e Jeffrey Friedman, produzione Telling Pictures e Werc Werk Works e distribuito in Italia da Fandango. Quella di venerdì sarà un’anteprima nazionale in quanto nelle sale italiane il film sarà proiettato solo dal 27 agosto 2010.
Per l’occasione abbiamo incontrato
uno dei due co-registi della pellicola, Jeffrey Friedman; cordiale
e di grande disponibilità ha dato a noi modo di saperne qualcosa in
più su come il film è stato ideato e partorito oltre che
confezionato dopo solo 14 giorni di ripresa ed un budget molto
limitato. Howl-, presentato al Sundance Film Festival oltre che al
60mo Festival di Berlino, è il titolo di una famosa quanto discussa
e rivoluzionaria poesia di Allen Ginsberg uno dei più noti
esponenti della cultura beat americana. La narrazione del film
oltre che riprendere e analizzare in vari modi i contenuti ed il
valore letterario del poema stesso, ripercorre le tappe processuali
che videro coinvolto Lawrence Ferlinghetti reo di aver pubblicato,
nel 1957, quest’ opera letteraria tacciata di volgare
immoralità.
Pochi mesi orsono fu proprio la Allen Ginsberg Estate, ossia
l’associazione dedicata al grande poeta, che contattò Friedman ed
Epstein, ci racconta lo stesso regista, chiedendo la disponibilità
a lavorare su questo progetto.
Friedman ci confida di aver accettato quasi immediatamente
l’incarico in quanto, dopo aver riletto “Howl”, conosciuta la prima
ed unica volta ai tempi del liceo, ne ha potuto apprezzare
istintivamente la forte carica espressiva, la sconcertante
attualità oltre che lo stupore, ammette, nel constatare come ancora
oggi la sua lettura crei un certo scandalo.
L’intento principale del film, afferma Friedman, è quello di
esaltare i contenuti ed il valore della poesia di Ginsberg e per
farlo hanno utilizzato tre canali paralleli: il processo,
ricostruito fedelmente in base agli atti processuali recuperati;
l’intervista a Ginsberg, che trae spunto da un’ intervista concessa
a Times durante i giorni del dibattimento ma mai pubblicata; e la
terza e più originale componente ossia la lettura del poema
accompagnata dalle immagini di animazione. Per questa parte
Friedman rivela di aver preso spunto da disegni eseguiti da un
amico di Ginsberg che per realizzarli si ispirò proprio dalla
lettura di “Howl” oltre che di altre opere del poeta; per
affrontare questa parte animata, Friedman, ammette di aver
osservato e tratto consiglio anche dalla visione di “The Wall” dei
Pink Floyd oltre che di un altro film quale “American
Splender”.
Gli si chiede perchè abbiano pensato all’ottimo James Franco quale
interprete di Ginsberg; Friedman motiva questa scelta spiegando che
Franco è stato inizialmente proposto dal produttore Gus Van Sant il
quale riteneva l’attore particolarmente adatto a quel ruolo. I due
co-registi hanno da subito potuto avvalorare questa valutazione in
quanto di Franco hanno immediatamente colto il talento eclettico
oltre che una certa affinità culturale ed intellettuale con il
mondo beat. Franco, ci confida Friedman, è attore appassionato di
letteratura e arte, lui stesso dedito alla scrittura ed essendo del
nord della California, molto sensibile e vicino alla tradizione
beatnik. Durante le riprese di – Howl – due protagonisti della
stagione beat oltre che figure fondamentali nella vita di Ginsberg,
Ferlinghetti e Peter Orlowsky ( che del poeta fu per molti anni
compagno di vita ) sono stati contattati, ci rileva Friedman,
contribuendo in modo positivo e attivo grazie alle loro memorie di
vita vissuta accanto a Ginsberg. Purtroppo Orlovsky è scomparso da
pochi mesi mentre Ferlinghetti, ormai molto anziano, ha più volte
declinato i vari inviti alla visione del film.
Una delle ultime domande rivolte a Jeffrey Friedman non poteva che
toccare il tema dell’omosessualità, essendo il film
presentato all’interno della rassegna Festival Mix Milano. Friedman
ci spiega che il loro intento è stato quello di esaltare i momenti
di forza espressiva e dirompente sensualità che si possono cogliere
in un paio di sequenze del film in cui Ginsberg si abbandona ai
propri sensi con Neal Cassady prima e Peter Orlovsky poi ed
effettivamente questi risultano come due dei momenti più intensi di
–Howl-. Dopo questo lavoro ci sono già progetti in cantiere per il
simpatico regista americano? – Ho alcuni lavori in fase
embrionale…ma è ancora troppo presto per poterne parlare –ci
risponde. A noi non resta che attendere.