il castello di vetro

Il castello di vetro è il nuovo film, diretto da Destin Daniel Cretton, che racconta su grande schermo la biografia di Jeanette Wallis, secondogenita di quattro figli di una famiglia scapestrata. La storia vera, raccontata in un romanzo scritto dalla stessa Wallis è portato sul grande schermo da un cast d’eccezione, guidato da Brie Larson nei panni di Jeanette, al fianco di Woody Harrelson e Naomi Watts, genitori incostanti e incoscienti.

 

La storia racconta l’infanzia della Wallis, la vita vagabonda a causa dello scarso senso di responsabilità dei genitori, la crescita, il distacco, la presa di coscienza che una vita del genere rischia di sprecare tutte le potenzialità che lei, le due sorelle e il fratello hanno, le loro possibilità di vivere una vita normale, radicata in un posto, in abitudini, in una condizione sociale accettabile e incastrata in schemi. Questa condizione Jeanette la raggiunge da adulta, affermata professionista che, alla vigilia del suo matrimonio, cerca di recuperare il rapporto con la famiglia, con i fratelli e con i genitori, soprattutto, ridotti a barboni per le strade della città.

Lo scontro si risolve in un dramma concentrato prevalentemente sul rapporto conflittuale di Jeanette con il padre. E così il regista sceglie di strutturare la storia su due piani temporali. Da una parte abbiamo il presente: Jeanette è adulta, ha una vita ordinata e ricca, un fidanzato che presto diventerà suo marito, e nessuna intenzione di raccontare a nessuno della sua famiglia, della verità che lei custodisce come uno sporco segreto, qualcosa di cui vergognarsi. Questo atteggiamento si andrà ad inasprire nel finale, con l’inevitabile resa dei conti con la madre svampita e il padre malato e ormai arreso.

Il presente però si intreccia con il passato, con la vita di Jeanette da piccola: come mai la donna di oggi odia così tanto la sua famiglia e ne fugge? Il passato serve a raccontare questo rapporto, e così vediamo una coppia di genitori senza alcun senso di responsabilità, una madre senza attenzione per i figli, un padre dedito all’alcol e dalla facile ira, che però nutre un affetto istintivo e viscerale per questi bambini, in particolare per la sveglia Jeanelle, a cui promette di costruire una casa tutta progettata in vetro, il castello di vetro del titolo, simbolo di un’utopia, ma anche di un sogno che piano piano finisce per affievolirsi.

E così, mentre la parte ambientata nel presente si radica nel passato e si conclude con il confronto definitivo, quella ambientata nel passato percorre la strada che ha portato Jeanelle e i fratelli alla consapevolezza di doversi allontanare per sopravvivere.

Nonostante la grande potenza del racconto, che si avvale anche del valore aggiunto della verità della storia, Il castello di vetro di Destin Daniel Cretton è un dramma fiacco, al quale non bastano performance di livello per spiccare, un film che male si amalgama nel racconto delle due linee temporali e si perde lungo la strada, preferendo l’enfasi all’emozione autentica.

Il trailer de Il castello di vetro

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RASSEGNA PANORAMICA
Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
il-castello-di-vetro-filmIl castello di vetro di Destin Daniel Cretton è un dramma fiacco, al quale non bastano performance di livello per spiccare, un film che male si amalgama nel racconto delle due linee temporali e si perde lungo la strada, preferendo l’enfasi all’emozione autentica.