Dall’11 luglio, potrete immergervi nell’affascinante universo creato dal regista cinese Wei Shujun nel suo ultimo lungometraggio, Il mistero scorre sul fiume, nelle sale italiane con Wanted. Acclamato come il thriller dell’anno in Cina, si presenta come un noir di ampio respiro, che abbraccia tanto le specificità del genere quanto una riflessione sull’animo umano, ambientato nelle zone rurali del Paese negli anni ’90 e con una forza narrativa in stile Memorie dell’assassino.
Il mistero scorre sul fiume, la trama: l’acqua depositaria di segreti
La storia de Il mistero scorre sul fiume è ambientata negli anni ’90, nella città di Banpo, nella Cina rurale. Il ritrovamento del cadavere di una donna in riva al fiume dà il via a un’intensa indagine guidata da Ma Zhe (Yilong Zhu), capo della polizia criminale. Quello che sembra un semplice omicidio rivela presto strati di mistero e segreti tra gli abitanti della città. Per la rabbia del suo istrionico capo (Tianlai Hou), che vuole comunicare in fretta la risoluzione delle indagini e calmare i politici inquieti, emergono alibi e nuovi indizi che portano in altre direzioni, e compaiono nuovi corpi in circostanze simili per rendere tutto più torbido, più sordido, come se fossimo sul terreno di Zodiac di David Fincher o di Memories of Murder di Bong Joon-ho. Mentre avanza (o a volte regredisce) nella sua indagine, conosciamo anche l’universo intimo di questo tormentato, prototipo di poliziotto noir: sua moglie è incinta e gli esami avvertono di un rischio considerevole di un problema genetico. Deve quindi decidere se portare avanti o meno la gravidanza.
A questa scena, naturalmente, si aggiunge la presenza di un bambino, testimone involontario del crimine, che ha visto qualcosa che non sa interpretare né chiarire ed è così che vengono introdotti nella trama la simbologia e lo smarrimento così caratteristici del genere. Questi elementi chiave ci invitano non solo ad addentrarci nella complessa psicologia dei personaggi principali, ma ci offrono una finestra sull’essenza stessa della città e dei suoi abitanti. In questo modo, la narrazione tesse un’atmosfera densa, cupa e desolata, in cui la pioggia, quasi come un lamento perpetuo, è presente dall’inizio alla fine della storia, scandendo il ritmo e il tono degli eventi.
L’omicidio, primo di una serie che seguirà, non è che il riflesso di una politica che si trova nel mezzo di una transizione tumultuosa e aggressiva all’interno del Paese. Il regista riesce a catturare e rappresentare questa complessa dinamica con notevole abilità, utilizzando il crimine come elemento narrativo e simbolico allo stesso tempo, evidenziando l’instabilità e le tensioni che attraversano la Cina in questo periodo di trasformazione.
Un’indagine anche sulla persona
Tutti questi simboli e metafore si intrecciano magistralmente in un film che si distingue per la sua natura cruda, intensa e dura: un quadro cinematografico in cui, come dicevamo, la pioggia, diventa un elemento onnipresente, avvolgendo ogni scena e approfondendo il tono cupo della narrazione, sempre più incentrata sull’individuo. Dietro ogni indagine criminale, infatti, c’è una persona. Anche il detective che deve dare la caccia a un assassino torna a casa la sera stanco e desideroso di mangiare una ciotola di noodles: oltre ai problemi professionali, anche quelli famigliari possono diventare un caso difficile da risolvere. Il mistero scorre sul fiume riesce a combinare questi due aspetti in una storia in cui il thriller è tanto poliziesco quanto personale. Così come gli indizi del crimine si affievoliscono con il procedere della storia, anche il futuro della vita di Ma Zhe si delinea: l’equilibrio famigliare che sta costruendo con la moglie viene scosso insieme al caso, mettendo il detective di fronte a un bivio nebuloso. L’atmosfera del film è contagiata dall’aura in cui si muove il suo protagonista: un terreno paludoso in cui bisogna stare attenti a dove si mettono i piedi, cosa si dice e a chi.
Il mistero scorre sul fiume eleva il thriller alla dimensione umana
Ma Zhe è sempre avvolto da una nebbia, oppure illuminato dalla luce foca di una lanterna, che lo distingue timidamente dal resto degli oggetti inquadrati: il personaggio si sposa perfettamente con il registro visivo del film, con le sue immagini cupe e tetre, sia in spazi aperti che chiusi, di luoghi che si ripetono e personaggi che non cambiano. I segreti dei cittadini trionfano sugli sforzi disumani del protagonista, in un caso in cui la natura – che non può essere combattuta – detiene tutto il potere, e l’acqua è l’unico elemento che conosce le verità.
È quindi interessante come Il mistero scorre sul fiume riesca a combinare due film in cui solo uno vincerà sull’altro, intervallando abilmente i due spettri affinchè lo spettatore non perda interesse. Proprio quando appaiono nuovi indizi, le situazioni quotidiane mettono Ma Zhe tra l’incudine e il martello: lo shock della realtà eleva il thriller alla dimensione umana, suggerendo domande che non troveranno mai risposta. Tra le feste di fine anno, i profondi cambiamenti sociali e le miserie della burocrazia statale, la storia de Il mistero scorre sul fiume è a tratti asciutta e a tratti da incubo, girata con uno stile cinematografico che le conferisce un aspetto vintage tipico del periodo e del luogo in cui si svolge. Anche se un po’ eccessiva nella sua lunghezza, non manca mai di interessare e persino, in molte delle sue scene, di affascinare: un altro ottimo esponente del noir poliziesco, uno dei generi preferiti dal cinema cinese.