Il professore e il pazzo: recensione del film con Mel Gibson e Sean Penn

Basato sul romanzo L’assassino più colto del mondo, di Simon Winchester, Il professore e il pazzo ripercorre i primi anni della realizzazione dell’Oxford English Dictionary, mastodontica opera portata avanti a partire dal 1857. Il film, diretto da P.B. Sherman, e interpretato da Mel Gibson e Sean Penn, scava nella follia e nel genio di due straordinari e ossessivi uomini che hanno cambiato per sempre il corso della storia della letteratura.

 

Nel film seguiamo la storia del professor James Murray (Mel Gibson), che viene incaricato di compilare l’Oxford English Dictionary. Per riuscire in tale impresa, Murray si rivolgerà a tutti i popoli di lingua inglese. A dare un contributo particolarmente significativo è il dottor W. C. Minor (Sean Penn), il quale, affetto da schizofrenia, trascorre parte della sua vita all’interno di un ospedale psichiatrico. Tra lui e il professor Murray nascerà una profonda amicizia.

Benché si tratti di un’opera in costume, ambientata nell’aristocratica Inghilterra dell’Ottocento, sin dalle prime sequenze il film riesce a non cadere nelle trappole del genere, evitandone la tipica ampollosità. Il regista affronta la materia con una chiave particolarmente contemporanea, che si svela attraverso la costruzione dei movimenti di macchina e della fotografia. Tramite questi ci conduce costantemente attraverso un’immagine ricorrente e simbolica, quella del passaggio dall’oscurità alla luce.

Sherman ci conduce così all’interno di un film che desidera mostrare l’attualità della sua storia, dove il dizionario della lingua inglese a cui si lavora è visto come l’antenato di Wikipedia e di ogni sito di informazione oggi presente. Un vero e proprio passaggio verso la modernità dunque, dal quale non può prescindere il racconto dell’amicizia tra il professore e il pazzo che resero tutto ciò possibile.

La sceneggiatura, scritta da Sherman e Todd Komarnicki si sposta infatti di continuo tra il percorso storico del dizionario e l’amicizia dei due uomini, senza però smarrire il suo obiettivo. Solamente verso il finale ci si abbandona ad un tono melodrammatico che in parte fa regredire il film. Tuttavia le interpretazioni dei due protagonisti, e in particolare quella delicata e allo stesso tempo intensa di Mel Gibson, aiutano a tenere alto il livello del film.

Sherman riesce inoltre a costruire un buon ritmo per un film di questo genere, e dove anche verso la sua metà si avverte un maggior rallentamento e appesantimento nella narrazione, la cura dei dettagli e l’attenzione introspettiva assunta nei confronti dei personaggi, favorisce la visione senza grandi difficoltà. Maggior pregio di Il professore e il pazzo è certamente quello di riuscire a illudere lo spettatore di star guardando una storia potenzialmente ambientata nella contemporaneità, dove a ricordarci della collocazione storica sono quasi esclusivamente ambienti e costumi d’epoca.

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Gianmaria Cataldo
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Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.
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