Arriva al cinema il 28 giugno 2018, Il Sacrificio del Cervo Sacro, il nuovo film di Yorgos Lanthimos che torna a dirigere Colin Farrell dopo The Lobster.
Affrontare un’operazione a cuore aperto non è mai facile per un paziente, anche dall’altro lato della barricata però non è certo uno scherzo. Anestesista e chirurgo dividono parte delle responsabilità totali, la percentuale più grande però è dominata dal caos, dal fato o dal destino, come chiamarlo si voglia. Yorgos Lanthimos per spiegare questo concetto decide di operare egli stesso a cuore aperto, e di scrivere un’opera dai tratti tanto folli quanto geniali chiamata simbolicamente Il Sacrificio del Cervo Sacro – l’assassinio del cervo sacro.
In Il Sacrificio del Cervo Sacro Steven Murphy è un chirurgo di successo con una bellissima moglie e due figli, vive una vita apparentemente perfetta, nel suo passato però c’è un’operazione andata male, un paziente perso e un senso di colpa che non accenna a svanire. Quest’ultimo aspetto lo ha spinto a creare un particolare feeling con Martin, ragazzo adolescente figlio della vittima, con cui si vede spesso, a cui fa regali costosi, a cui bada come un padre adottivo – nei ritagli del suo tempo.
Il Sacrificio del Cervo Sacro, il film
Il loro rapporto però
diventa presto strano e ambiguo, il ragazzo richiede sempre più
attenzioni, diventa sempre più un’ossessione, quando Steven decide
di staccarsi però è troppo tardi e i piani macabri del ragazzo sono
già avviati. Il suo obiettivo è far provare al chirurgo lo stesso
dolore, lo stesso vuoto che ha sentito lui perdendo il padre, vuole
che almeno un membro della famiglia Murphy muoia. Quello che può
sembrare lineare e diretto, in realtà sullo schermo è completamente
onirico e surreale. Il giovane Martin si muove come un’entità
sovrannaturale, capace di controllare i corpi altrui a piacimento.
elementi che fanno letteralmente impazzire Steven e con lui gli
spettatori – che osservano tutto dallo stesso punto di vista.
Non c’è un solo istante di Il Sacrificio del Cervo Sacro che passa senza la giusta tensione, un racconto serrato che non lascia respiro e genera dubbi, paure e incertezze – sentimenti e sensazioni amplificati da una colonna sonora dai toni bassi e oscuri e una fotografia impeccabile, cupa e claustrofobica. Il regista greco, che in Italia abbiamo conosciuto soprattutto grazie a The Lobster, ha ulteriormente perfezionato la sua già ottima tecnica e la forma, creando un’opera maestosa dal punto di vista visivo. Sul fronte dei temi invece la questione è più complessa, si discute di vendetta, di senso di colpa, ma soprattutto ci spiega per filo e per segno il funzionamento del caos.

di Aurelio Vindigni Ricca
Panoramica
Sommario
100 minuti in balia del caos e della follia umana, indimenticabili.

