Immaculate – La Prescelta, recensione del film con Sydney Sweeney

Mario Bava e Lucio Fulci continuano a dettar legge.

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Dopo che Quentin Tarantino ha dichiarato il suo amore per i loro film in tutti i modi possibili, e dopo che James Wan e Edgar Wright hanno recentemente reso il loro personale omaggio alla gloriosa stagione dei B-movie horror italiani con Malignant e Ultima notte a Soho, ecco arrivare Immaculate. Interpretato (e co-prodotto) da Sydney Sweeney, questo nuovo horror ha spinto ancora più agli estremi l’omaggio ai maestri dell’horror all’italiana ambientando la storia nel nostro Paese e utilizzando tutti gli strumenti e i trucchi di un film a basso costo, allo stesso modo dei sopra citati cineasti.

 

Immaculate, la trama

La vicenda di Immaculate segue le gesta di Suor Cecilia, giovane e innocente novizia che arriva in un vecchio convento di campagna dove viene accolta nel migliore dei modi. In particolare la nuova arrivata stringe amicizia con la giovane novizia Guendalina e con il sacerdote del convento, Padre Sal. Ben presto però cominciano ad accadere eventi strani e terrificanti, il più inspiegabile dei quali si manifesta quando Cecilia scopre di essere incinta…

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Photo Courtesy of NEON

L’amore e la conoscenza della storia del cinema horror non sono sufficienti se non si ha qualcosa da dire veramente esplorando il genere. Gli input e gli stili dei capolavori del passato devono servire come spunto per per trovare una propria voce. È quello che purtroppo non succede con Immaculate: lo sceneggiatore Andrew Lobel e il regista Michael Mohan – che aveva già lavorato con Sydney Sweeney nel 2011 grazie a  Voyeurs – sembrano essere molto più desiderosi di offrire il loro omaggio al passato che di creare una trama solida.

In questo modo Immaculate sviluppa una storia che diventa ben presto un mix zoppicante tra Il presagio e Rosemary’s Baby, con brevi spruzzi di Midsommar di Ari Aster e (questo fa veramente male…) Shining di Stanley Kubrick. L’elemento che invece manca del tutto è  quel pizzico di novità nell’esposizione estetica o narrativa, un colpo di scena o un tocco visivo in grado di dare una spruzzata di originalità.

Atmosfere e estetica alla base del film

Mohan si concentra soprattutto nel ricreare le atmosfere e l’estetica “economica” ma efficace degli orrori italiani degli anni ’60 e ’70. Il direttore della fotografia Elisha Christian (Voyeurs, La casa di notte) è piuttosto abile nell’utilizzare l’assenza di luce per creare immagini spaventose, mentre il regista aggiunge un paio di scene in cui gli effetti cruenti sono chiaramente realizzati “alla buona”, proprio per farli risaltare l’artigianalità del prodotto. È proprio questa la parte migliore di Immaculate: guardare il sangue sgorgare a fiotti e godersi i momenti in cui si vede quanto sia in realtà salsa di pomodoro, o quello che si adoperava decenni fa. Se solo Mohan e Sobel avessero spinto ancora di più questo aspetto del loro film, magari rendendolo così folle da trasformarsi in una commedia parossistica, forse Immaculate avrebbe potuto funzionare. Invece l’horror sembra purtroppo prendersi sul serio, creando così un vuoto che scena dopo scena si trasforma in noia.

Photo Courtesy of NEON

Eros e Thanatos fuori tempo massimo

Ciò che funziona ancora meno è poi la “sessualizzazione” del personaggio principale, il tentativo di mescolare innocenza e lussuria come facevano Bava e soprattutto Fulci in quegli anni. Nella seconda parte del film lo spettatore può vedere Sydney Sweeney che indossa praticamente soltanto la classica camicia da notte bianca trasparente, capo di vestiario che ovviamente nella resa dei conti finale viene più volte imbrattato con il sangue suo e di altri personaggi. Questa unione esplicita di Eros e Thanatos funzionava decenni fa, quando i film e il loro ruolo in un altro tipo di società erano molto diversi. Adesso, invece, sembra solo un trucco economico e ingenuo…

Un film dell’orrore può sbagliare in tanti modi che potrebbero tutto sommato renderlo ancora stranamente piacevole: esagerare con gli effetti, coi brividi a buon mercato, con la parodia slapstick e così via. Gli appassionati del genere lo sanno bene. L’unica cosa che va evitata è la mancanza di tentativi, lo scivolare in qualcosa di noioso. Immaculate contiene alcune idee che alla fine non diventano mai un insieme coeso, risultando in una sequenza infinita di scene già viste dal pubblico  in molti, troppi altri film decisamente migliori. Sydney Sweeney lotta, piange, alla fine combatte. Ma non ci interessa davvero il suo personaggio o il suo destino, soprattutto perché siamo un po’ troppo annoiati per raggiungere una anche minima empatia…

Sommario

Immaculate contiene alcune idee che alla fine non diventano mai un insieme coeso, risultando in una sequenza infinita di scene già viste dal pubblico  in molti, troppi altri film decisamente migliori.
Adriano Ercolani
Adriano Ercolani
Nasce a Roma nel 1973. Laureato in Storia e Critica del Cinema alla "Sapienza", inizia a muovere i primi passi a livello professionale a ventidue anni, lavorando al tempo stesso anche nel settore della produzione audiovisiva. Approda a Coming Soon Television nel 2006, esperienza lavorativa che gli permette di sviluppare molteplici competenze anche nell'ambito del giornalismo televisivo. Nel 2011 si trasferisce a New York, iniziando la sua carriera di corrispondente di cinema dagli Stati Uniti per Comingsoon.it e Cinefilos.it - È membro dei Critics Choice Awards.

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