L’ultimo giorno sulla terra: la recensione del film con Jean Reno

Ne L'ultimo giorno sulla terra, Jean Reno è il padre di due ragazzi che sembrano essere l'unica salvezza per il pianeta.

L'ultimo giorno sulla terra

Fantascienza e tragedie ambientali si mescolano in una Francia irriconoscibile. Arriva al cinema dal 20 gennaio L’ultimo giorno sulla terra, primo lungometraggio di Romain Quirot con Jean Reno, Hugo Becker e Paul Hamy. Scenari catastrofici fanno da sfondo a vicende surreali ma plausibili, in una corsa contro il tempo: 7 giorni per salvare il pianeta.

 

La trama de L’ultimo giorno sulla terra

Siamo in un futuro relativamente prossimo. Sulla Terra le temperature sono altissime e praticamente tutte le specie animali si sono estinte. L’uomo resiste, ma in misere condizioni e ancora per poco. La causa dell’ondata di distruzione di massa è una luna rossa la cui orbita si dirige verso il nostro pianeta e, nell’arco di una settimana, si scontrerà con la Terra. L’unica speranza del genere umano risiede nell’astronauta Paul W.R. (Hugo Becker), uomo visionario in grado di impedire la collisione. Poco prima della missione però, Paul decide però di non partire: le sue visioni lo invitano a non disturbare la luna rossa.

L’uomo diventa quindi un latitante e, nella fuga dalle forze dell’ordine, trova una giovane compagna di viaggio: Elma (Lya Oussadit-Lessert), ragazzina che, riconoscendo Paul, tente di convincerlo a partire per la luna.

Un conto alla rovescia che, a noi spettatori, ricorda il recentissimo Don’t Look Up di Adam McKay, ma che, nonostante la tematica simile, lascia molte più perplessità.

Tormenti interiori per personaggi intercambiabili

Paul è speciale. Non è solamente un astronauta, l’unico dotato delle abilità necessarie per entrare nel campo di forza della luna rossa, ma è dotato di una mente eccezionale. Fin da bambino, sente voci che lo guidano nel compiere le azioni e gli indicano il futuro. Ha delle visioni e, tramite i suoi disegni, cerca di esprimere cosa vede. Hugo Becker è interprete allo stesso tempo di un personaggio pazzo e geniale quindi inevitabilmente tormentato.

In realtà, tutti in L’ultimo giorno sulla terra sono sofferenti e disperati. Inoltre, anche il fratello di Paul, Elliot, ha delle capacità paranormali. Sa leggere nella mente e comunicare senza parlare con chi ha di fronte. Seppur caratterizzato da tinte più cupe, Elliot non è troppo diverso dal fratello. Non a caso, tenta di sostituirlo nella missione sulla luna rossa. Questo la dice lunga sul protagonista: Paul si lascia rubare le luci della ribalta un po’ da tutti. Da Elliot come la giovane ed espressiva Elma, o ancora di più dal volto ben noto di Jean Reno.

Un Jean Reno depotenziato

In un cast prettamente giovane, spicca il nome di uno degli attori francesi più noti al pubblico internazionale: Jean Reno. Nel ruolo del padre di Paul e Elliot, Henri W. R., compare per poche battute sulla scena. Si trova quasi sempre alienato in una base futuristica e candida, che rimanda vagamente a quella di 2001: Odissea nello spazio e che stride con lo scenario catastrofico del mondo esterno.

Non ha un ruolo semplice da inquadrare: da che parte sta? Quanto potere ha sui figli e sugli avvenimenti? È un personaggio buono o malvagio? Questa debole caratterizzazione, unita a battute poco d’effetto, fanno sì che l’abilità attoriale di Reno risulti abbastanza assopita.

L’ultimo giorno sulla terra è un viaggio alla ricerca di senso

L’intero film è la ricerca di una soluzione ad un problema estremo: la fine dell’umanità. È una ricerca disperata di una salvezza che sembra, minuto dopo minuto, sempre più impossibile. E per Paul, è la ricerca del senso di ciò che lo tormenta da sempre: le voci, le visioni. Insieme al protagonista, anche lo spettatore fatica a trovare il senso di ciò che accade sulla scena. Ci vuole un po’ per comprendere il setting e anche quando ci si inizia ad orientare, la confusione ostacola moltissimo la linearità della storia de L’ultimo giorno sulla terra.

Una Francia irriconoscibile (se non per le musiche)

Se non ci venisse detto, non capiremmo mai di essere in Francia. Gli scenari aridi e polverosi, fatti di canyon, sabbia e stazioni di servizio sgangherate, sembrano le stesse dei road movie o dei film apocalittici americani. Un po’ come in Wall-E, ne L’ultimo giorno sulla terra chi è rimasto vivo si muove tra macerie, spazzatura e rottami tecnologici.

Ad addolcire e colorire gli ambienti del film ci pensano le musiche di Etienne Forget. Suoni variopinti, spesso in contrasto con le immagini, danno più ritmo al film dei personaggi o di alcune scene, abbastanza piatte. In conclusione, la colonna sonora è l’elemento davvero apprezzabile de L’ultimo giorno sulla terra, un bel mix di musica francese e internazionale, più o meno recente.

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