L’origine del mondo, recensione del film di Rossella Inglese – #RoFF19

Tra le proposte del concorso Panorama Italia di Alice nella Città, arriva anche il primo lungometraggio da regista di Rossella Inglese.

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Presentato ad Alice nella città 2024, sezione autonoma della Festa del Cinema di Roma, L’origine del mondo è l’opera prima di Rossella Inglese, già regista dei cortometraggi Denise ed Eva, intriganti analisi di figure femminili sfaccettate. In questo senso, la sua prima incursione nel lungometraggio sembra un coerente prolungamento delle sue passate riflessioni cinematografiche, un dramma esistenziale intenso e audace, con una convincente Giorgia Faraoni – già protagonista di Eva – a guidare la narrazione.

 

Una relazione inaspettata

La trama segue Eva, una diciannovenne italiana, e Bruno, un uomo francese di 45 anni, le cui vite si intrecciano tragicamente quando Eva causa un incidente che porta alla morte della moglie di Bruno. In preda al senso di colpa, Eva si avvicina a Bruno sotto falsa identità, dando inizio a un viaggio emotivo che porterà entrambi a confrontarsi con i propri fantasmi. Quando la verità emerge, quello che sembrava un vicolo cieco diventa l’inizio di una rinascita, mostrando loro che il perdono può essere più forte del dolore, dell’odio e persino della morte.

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L’origine del mondo esplora le complesse dinamiche di una relazione moralmente ambivalente, mettendo in luce come il sentimento amoroso possa sia distruggere che rigenerare. Inglese, che già aveva lavorato nei precedenti corti sul corpo e sull’identità, dà qui vita a una riflessione sull’importanza delle connessioni umane, attraverso un linguaggio evocativo che valorizza la fisicità e celebra la complessità e la forza del mondo femminile.

Lo studio del femminile di Rossella Inglese

In questo percorso di riscoperta del sè, che unisce due anime affrante che, in qualche modo, cercano di trovare un appiglio per sopravvivere in un ambiente a cui non appartengono più, non c’è bisogno di comunicazione verbale. Ogni interazione tra Eva e Bruno passa, in primo luogo, dalla fisicità, dalla ricerca di un contatto che, in modi diversi, serve ai nostri protagonisti per distaccarsi momentaneamente dall’aridità del luogo che abitano e dai fantasmi nella loro testa, ma non solo.

Inglese mantiene il focus sul corpo della sua protagonista femminile, continuando un’indagine iniziata nei suoi corti, ma questa volta introduce anche una spalla maschile, Bruno, interpretato da Fabrizio Rongione. La sua presenza aggiunge una dimensione ulteriore alla storia, portando in scena una figura complessa e tormentata che, con il suo dolore trattenuto e sottile, si integra perfettamente nell’universo della regista.

Giorgia Faraoni veste i panni di Eva, personaggio di grande intensità che sembra portare su di sé tutta la tensione di una vita sull’orlo di un cambiamento inesorabile. La regista esplora i suoi protagonisti in profondità, permettendo al silenzio, agli spazi vuoti e ai dettagli dell’ambiente circostante di prendere vita e raccontare ciò che le parole non riescono a esprimere. Attraverso il buio della notte e i luoghi trascurati e ruvidi delle periferie, il film crea un contrasto visivo tra spazi urbani scrostati e lussureggianti ambienti naturali, lasciando che siano le immagini a trasmettere l’emozione, mentre i dialoghi si fanno volutamente essenziali.

L’origine del mondo sceglie di raccontare il tempo di Eva

L’ambientazione stessa, con la sua atmosfera cupa e suggestiva, diventa parte integrante della narrazione, abitata da una varietà di personaggi di sfondo che accennano a storie passate, come fantasmi che riemergono dai ricordi. In questo contesto si evolve l’incontro tra Eva e Bruno, un rapporto che si costruisce attraverso sguardi e gesti lenti, dove entrambi si scoprono vulnerabili e si confrontano con le proprie cicatrici, un percorso che li porta a sfiorare un’unità temporanea, fragile ma significativa. Rossella Inglese preferisce estendere il tempo del racconto, del presente che vivono i nostri personaggi, per permettergli di aprirsi e raccontarsi; un approccio più che comprensibile dal punto di vista narrativo che, tuttavia, potrebbe frustrare alcuni spettatori, soprattutto nella parte centrale dell’opera.

Al di là del suo approccio intimista e contemplativo, L’origine del mondo si distingue anche per la scelta coraggiosa di trattare tematiche delicate e quantomai attuali come il revenge porn, senza mai cedere alla retorica o alla denuncia esplicita, piuttosto riflettendo sul tutto con grande tatto. Ciascuna interazione che Eva ha con l’esterno, sia questo inteso come paesaggi o persone in carne ed ossa, serve per farci entrare ancora di più in contatto con la sua sensibilità, a farci comprendere da chi e da cosa sia stata urtata, e di cosa avrebbe semplicemente bisogno la nostra protagonista per rialzarsi. Sospeso tra una profonda indagine introspettiva e una riflessione sul punto di vista femminile anche all’interno del panorama cinematografico italiano, il primo lungometraggio di Rossella Inglese indaga le conseguenze di incontri casuali tra due anime inquiete, portando sullo schermo un’analisi sottile e poetica della vulnerabilità umana.

L'origine del mondo
2.5

Sommario

L’origine del mondo indaga così le conseguenze di incontri casuali tra due anime inquiete, portando sullo schermo un’analisi sottile e poetica della vulnerabilità umana.

Agnese Albertini
Agnese Albertini
Nata nel 1999, Agnese Albertini è redattrice e critica cinematografica per i siti CinemaSerieTv.it, ScreenWorld.it e Cinefilos.it. Nel 2022 ha conseguito la laurea triennale in Lingue e Letterature straniere presso l'Università di Bologna e, parallelamente, ha iniziato il suo percorso nell'ambito del giornalismo web, dedicandosi sia alla stesura di articoli di vario tipo e news che alla creazione di contenuti per i social e ad interviste in lingua inglese. Collaboratrice del canale youtube Antonio Cianci Il RaccattaFilm, con cui conduce varie rubriche e live streaming, è ospite ricorrente della rubrica Settima Arte di RTL 102.5 News.

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