Hey Joe: recensione del film con James Franco – #RoFF19

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A Claudio Giovannesi appartengono alcuni dei più riusciti ritratti giovanili del recente cinema italiano. Con Fiore e La paranza dei bambini si è infatti imposto all’attenzione come abile narratore di coming of age. Il suo nuovo film, Hey Joe – presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public – propone stavolta un punto di vista adulto, che è però sempre rivolto verso le generazioni più giovani, dei figli e dei nipoti, e che si scontra con la consapevolezza di quello che potrebbe essere il loro futuro. Scritto insieme a Maurizzio Braucci e Massimo Gaudioso, il film è inoltre – come affermato dal regista – ispirato ad una vera leggenda.

 

Quella di un veterano americano torna a Napoli all’inizio degli anni ’70 per riprendersi il figlio avuto da una ragazza durante gli anni della guerra, scoprendo però che fa il contrabbandiere per il padre acquisito, boss della malavita. Un racconto che dunque si basa sulla nostalgia, sulla solitudine, ma anche sugli esiti che la guerra ha sull’anima oltre che sui luoghi. Il coming of age si svolge dunque stavolta al contrario, con un adulto affaticato che tenta di ritrovare la propria giovinezza e fornire gli strumenti a chi ancora la possiede ed è ancora in cerca del proprio posto nel mondo.

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La trama di Hey Joe

New Jersey, Stati Uniti, 1971. Dean Barry  (James Franco), un veterano americano che ha avuto una relazione con una ragazza napoletana durante la seconda guerra mondiale, riceve una lettera partita tredici anni prima. in cui è scritto che la donna è morta ma che suo figlio è desideroso di conoscerlo. Dean decide allora di tornare in Italia, a Napoli, per conoscere suo figlio Enzo (Francesco Di Napoli). Vorrebbe recuperare venticinque anni di assenza, ma il ragazzo è ormai è un uomo, cresciuto nella malavita, ed adottato da un boss del contrabbando, don Vittorio (Aniello Arena). Non ha nessun interesse per il padre americano, ma Dean non si arrenderà facilmente.

James Franco e Francesco Di Napoli in Hey Joe
James Franco e Francesco Di Napoli in Hey Joe

Napoli ferita ma sempre viva

Quando gli Angloamericani sono arrivati a Napoli nel 1943, – racconta Giovannesi – gli italiani erano un popolo vinto e Napoli una città distrutta dalle bombe. Non c’era cibo, così Napoli si è trasformata in un gigantesco bordello. C’era il problema della sifilide, di conseguenza molti soldati, per non frequentare le prostitute, sceglievano ragazze povere: la relazione tra i militari angloamericani e le donne italiane si basava sulla fame e i sentimenti nascevano dal bisogno“. È questo il contesto su cui si apre Hey Joe, già raccontato innumerevoli volte al cinema ma qui rievocato per una storia che fa della nostalgia e della ricerca di una casa le proprie fondamenta.

Sono questi i motivi che spingono il protagonista Dean ad intraprendere il suo viaggio nel passato, consapevole di non avere più nulla nel presente che lo trattenga lì dov’è. Ritorna allora nel passato, alla riscoperta di luoghi e volti che ha conosciuto e che non sono cambiati poi molti nonostante i quasi trent’anni trascorsi dalla sua ultima visita. Similmente a quanto avviene in Nostalgia, il film di Mario Martone con Pierfrancesco Favino, anche in questo caso il nostro protagonista si aggira tra i vicoli di Napoli, più precisamente nei Quartieri Spagnoli, per ritrovare quel tempo perduto che porta il nome di Enzo, il figlio avuto e mai conosciuto.

Giovannesi ci porta così ad attraversare ambienti profondamente feriti ma pullulanti di vita. Dal nightclub dove Dean conosce Bambi (Giulia Ercolini) fino al bar dove Enzo svolge le proprie losche attività, la Napoli ritratta dal regista trasmette continuamente una sensazione di ruvidezza – merito della fotografia granulosa di Daniele Ciprì – che ben restituisce il sapore di quegli anni e le difficoltà incontrate da chi cercava di uscirne vivo, facendo di necessità virtù. Prostitute, malavitosi, anziane nciucesse e ancora padri, madri e figli, personaggi dotati di voce in un film che accoglie la coralità della città partenopea per restituircela in tutto il suo chiasso e calore, riempiendocene gli occhi.

Aniello Arena James Franco e Francesco Di Napoli in Hey Joe
Aniello Arena James Franco e Francesco Di Napoli in Hey Joe

Un malinconico James Franco alla ricerca dell’umanità

In questo animato, colorato ma anche violento contesto, si muove dunque il Dean di James Franco, attore che torna ad un ruolo da protagonista dopo qualche anno trascorso nell’ombra. Massiccio e appesantito dall’età, questo personaggio si trova a doversi ambientare in un contesto che non gli è proprio, con una lingua che parla a stento e tutte le difficoltà comunicative che questo comporta. Testardamente, però, Dean tenta di inserirvisi, aiutando come può e lasciandosi passare dalle mani denaro come fosse carta straccia. Perché, naturalmente, gli Stati Uniti hanno lasciato ben più di un semplice segno del proprio passaggio su Napoli (e l’Italia tutta).

La presenza in città di una Base Nato è solo una delle manifestazioni di quella città dei consumi che gli USA stanno esportando nel vecchio continente. Prodotti – di genere alimentare e non – altrimenti introvabili fanno la loro comparsa tra i vicoli di Napoli, divenendo dimostrazione di un certo status e fonte di potere. Ma a Dean tutto questo non interessa, è anzi completamente disinteressato ai beni materiali pur sfruttandoli a sua volta per cercare di raggiungere il proprio obiettivo: recuperare l’unico vero rapporto apparentemente rimastogli al mondo.

Il percorso che compie è allora appassionante e struggente proprio per questo suo non volersi arrendere e non darsi per vinto. Cosa che non farà neanche sul finale, potenzialmente prova di un suo apparente egoismo ma – almeno per chi scrive – dimostrazione della ritrovata fede nei rapporti, che è pronto a difendere ad ogni costo. Riflessioni che emergono a partire anche dalla straordinaria prova attoriale di Franco – circondato a sua volta da un gruppo di attori altrettanto convincenti – che Giovannesi guida all’interno di un racconto ben costruito, gestito con la giusta delicatezza nei toni e capace di lasciare quel prezioso calore nello spettatore.

Hey Joe
3.5

Sommario

Claudio Giovannesi realizza un’opera che, tra rappresentazione appassionata di Napoli e riflessioni sulla società dei consumi contrapposta alla protezione delle relazioni umane, ci guida all’interno di un racconto appassionante e carico di calorosa malinconia. Arricchisce il tutto l’interpretazione di James Franco, qui in una delle sue prove attoriali più convincenti.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.

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