Arriva il 24 aprile al cinema Loro 1, il nuovo film di Paolo Sorrentino, che è stato pubblicizzato come una biografia romanzata, un cosiddetto biopic di Silvio Berlusconi, una storia ghiotta, che sembra fatta appositamente per l’occhio del regista napoletano. Il film è la prima parte di un dittico, Loro 2 uscirà il 10 maggio 2018.
Loro è una biografia raccontata per impressioni
Lontano dalla classica impostazione biografica, Loro è ambientato negli anni che vanno dal 2006 al 2010, e racconta per impressioni, squarci di vicende, una parentesi storica che, conclusasi, rappresenta per definizione totale decadenza e torbida vitalità nella storia del nostro Paese, per dirla con le parole dello stesso Sorrentino. Nella prima parte del film seguiamo le vicende di Sergio Morra (Riccardo Scamarcio), un uomo disposto a tutto pur di arrivare al potere, che ha l’ambizione necessaria, ma forse non il cervello, per arrivare fino a “lui”.
E così viene chiamato Berlusconi per gran parte del film, mentre il nome di Silvio arriva soltanto a circa 40 minuti dall’inizio, e lo vediamo nella seconda parte: un Toni Servillo truccatissimo, la rappresentazione perfetta di una maschera pubblica che nella visione di Sorrentino diventa una macchietta, un buffone in ritiro spirituale, una figura decadente e grottesca, raccontata con tanta irriverenza da sfiorare la tenerezza.
E così anche il linguaggio del film adotta un registro divertente e disarmante, di fronte alla rappresentazione volutamente estrema che si fa del personaggio. Sorrentino non prende una posizione netta, me appare certo che il suo approccio è stato quello di impossessarsi dell’estetica berlusconiana e farne uno strumento di derisione, anche attraverso la citata macchietta dell’impareggiabile Servillo.
Chi sono loro? – Sono quelli che contano
Loro 1 racconta di “quelli che contano” e di quelli che ci vogliono arrivare, nascondendosi e rifugiandosi all’ombra di quel potere. Non si tratta quindi solo di un biopic, ma anche del racconto di un fenomeno, di una fetta di Italia che ha visto nel berlusconismo un modo di vivere, di conseguenza lo stesso protagonista è rappresentato come un simbolo. La scelta di Sorrentino è quella di mostrarne però l’aspetto umano, accennandone appena quello politico, e mettendo ancora una volta lo spettatore di fronte alla sua provocazione, alla sua metafora cinematografica, ergendosi ancora una volta giudice e giuria di un pubblico, una critica e uno spettatore medio che lui non sembra stimare troppo.
Schietto, ironico, ma anche cattivo, il Silvio di Paolo Sorrentino (non sentiamo mai pronunciare il suo nome completo) è un uomo a un bivio, così come lo sono gli spettatori che per completare la visione e il quadro che il regista ha dipinto dovranno aspettare fino all’uscita di Loro 2.
Nel suo essere un racconto incompleto di un’idea precisissima che il regista vuole raccontare, Loro 1 è comunque un’operazione intrigante, che unisce l’impronta del regista, che non rinuncia al suo stile e al suo bagaglio visivo (per fortuna), a una biografia impegnativa che ha scelto di inquadrare in un periodo storico preciso ma con una tecnica poco discorsiva, preferendo l’impressionismo alla successione dei fatti, associando all’uomo privato, l’idea che “lui” proietta intorno a quel marcio vortice di ambizioni e speranze, quello stile di vita che la sua icona ha contribuito a far nascere.