Omicidio nel West End, la recensione del film con Saoirse Ronan e Sam Rockwell

Il film con l'inedita coppia di protagonisti arriva al cinema distribuito da The Walt Disney Company Italia.

Omicidio nel West End
DSC_0312.NEF

Prendete un omicidio, unitelo alle indagini per scoprire chi è l’assassino, aggiungete un detective alcolizzato e un’aspirante investigatrice motivata e ligia, unite al composto una serie di sospettati pittoreschi (a dir poco), e condite con un tocco di action e tanta ironia: avrete così la ricetta perfetta di Omicidio nel West End, il nuovo film di Tom George ha una sceneggiatura di Mark Chappell con protagonisti Sam Rockwell e Saoirse Ronan.

 

Omicidio nel West End, la storia

Nella Londra degli anni cinquanta, un produttore decide di realizzare l’adattamento cinematografico di una popolare opera teatrale, Trappola per topi, di Agatha Christie. Quando membri del cast e della troupe cominciano a morire misteriosamente, l’ispettore Stoppard e l’agente Stalker si mettono sulle tracce dell’assassino.

In originale intitolato See How They Run, il film di George si autodenuncia come una continua citazione e un continuo gioco meta cinematografico tra spettatori e attori che vengono continuamente chiamati in causa mentre i personaggi mettono alla berlina tutti i cliché del genere giallo a là Christie che puntualmente vengono poi messi in scena. Il titolo originale è infatti un verso della poesia originale che ha ispirato Christie a scrivere il suo romanzo, Trappola per Topi, da cui è tratta l’opera teatrale che nel film è messa in scena (e che si vuole trasformare in film).

(From L-R): Ruth WIlson, Reece Shearsmith, Harris Dickinson, Sian Clifford, Pearl Chanda, Jacob Fortune Lloyd, David Oyelowo and Ania Marson in the film SEE HOW THEY RUN. Photo by Parisa Taghizadeh. Courtesy of Searchlight Pictures. © 2022 20th Century Studios All Rights Reserved

Un revival per il giallo “da camera”

L’intenzione di regista e sceneggiatore è quindi chiara: realizzare una commedia d’azione che prende in giro e fa continuo riferimento a quella letteratura e a quel cinema che è stato riportato in auge, con grande successo di pubblico, dalle operazioni di Kenneth Branagh (Assassinio sull’Orient Express e Assassinio sul Nilo) e Rian Johnson (Knives Out e Glass Onion di prossima uscita). 

L’obbiettivo viene raggiunto in maniera egregia, dal momento che ogni istante del film costituisce un riferimento, un tassello un tropo del genere, dalla prima vittima, alle sue abitudini, passando per le dinamiche tra poliziotto esperto e novellino, fino ad arrivare all’apparente colpevolezza di tutti gli indiziati, ognuno con un valido movente per commettere gli omicidi su cui si indaga. La macchina perfetta viene quindi messa in piedi con grande perizia, se non fosse che strada facendo ci si dimentica completamente dell’intreccio, e mentre l’inizio del film ha un che di accattivante, man mano che la storia si sviluppa sembra perdere il filo e anche la rivelazione finale dell’identità dell’assassino lascia insoddisfatto uno spettatore che, per la fine del film, si è già perso in un ritmo dilatato che gira su se stesso. 

Omicidio nel West End è una creatura di Frankenstein

Omicidio nel West End appare come il mostro di Frankenstein, formata da tanti pezzi estranei che vengono messi insieme ma che non hanno una vera e propria anima personale, una creatura vuota che fatica a trovare la sua direzione. 

È dunque un completo buco nell’acqua? Sarebbe un torto dire una cosa del genere di questo progetto che comunque ci accompagna fino al finale perché guidato da un’inedita coppia comica che conquista al primo sguardo. Saoirse Ronan e Sam Rockwell, entrambi alle prese con una rara (rispetto alle loro carriere) incursione nella commedia, conquistano immediatamente il pubblico, regalano una bella alchimia di coppia e mettono in scena i due personaggi meglio scritti del film, che pure si avvale di diversi volti noti e talenti puri, come Adrien Brody o Ruth Wilson. Sono l’ispettore Stoppard e l’agente Stalker la vera anima del racconto.

DSC_1643.NEF

Tra un riferimento a personaggi realmente esistiti e caratteri completamente di fiction, Omicidio a West End è un vero e proprio pastiche, che fatica a trovare la sua anima e che soprattutto nel finale perde completamente il senso del ritmo e della narrazione. Resta comunque un valido intrattenimento anche solo per gli spettatori che si divertiranno a cogliere citazioni, riferimenti, nomi di personalità dello spettacolo davvero esistiti mescolati a personaggi inventati, riferimenti meta-cinematografici e mementi di altissima auto-ironia, che, per fortuna, quella non manca.

- Pubblicità -
RASSEGNA PANORAMICA
Chiara Guida
Articolo precedenteTim Burton al Lucca Comics and Games 2022 per Mercoledì
Articolo successivoAlice nella Città XX: il programma completo
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
omicidio-nel-west-end-saoirse-ronan-sam-rockwellTra un riferimento a personaggi realmente esistiti e caratteri completamente di fiction, Omicidio a West End è un vero e proprio pastiche, che fatica a trovare la sua anima e che soprattutto nel finale perde completamente il senso del ritmo e della narrazione.