Pacific Rim: La Rivolta ha avuto una genesi travagliata. Guillermo del Toro, autore del primo film, voleva realizzare il sequel ma le tempistiche che lo hanno coinvolto in altri progetti (probabilmente proprio il pluripremiato La Forma dell’Acqua) gli hanno impedito di dedicarsi a questo secondo capitolo della lotta tra kaiju e jaeger e così è passato oltre, con lui anche Charlie Hunnam e così la Legendary si è travata a costruire un progetto dall’inizio, cercando di costruire una storia su ciò che gli era rimasto del primo film: Rinko Kikuchi, Charlie Day e Burn Gorman. Portando avanti anche il nome di Stacker Pentecost (Idris Elba), il film racconta di un nuovo eroe, Jake, molto poco incline all’eroismo a differenza del padre.
In Pacific Rim: La Rivolta il mondo vive la pace e la ricostruzione, dopo la battaglia che ha chiuso la Breccia, proprio grazie al sacrificio di Pentecost, e Jake, libero da oneri e onori, vive alla giornata, piccolo criminale tiepidamente ribelle. Vicende impreviste lo porteranno a rientrare nel programma di addestramento dei piloti jaegar e lui si rimetterà in discussione. Parallelamente, il mondo torna a essere in pericolo e ci sarà di nuovo bisogno di eroi pronti a sacrificarsi. Riuscirà Jake a tenere alto il nome Pentecost?
Pacific Rim: La Rivolta, il film
Come esordio al cinema, la promessa della tv Steven S. DeKnight poteva effettivamente scegliere un progetto più solido. Nonostante il primo film non fosse il miglior lavoro di Guillermo del Toro, brillava comunque di una forte impronta autoriale, scrittura precisa nella caratterizzazione dei personaggi, e tanto machismo eroico, di quello divertente e coinvolgente.
Tolto del
Toro, il castello è crollato e
John Boyega non ha né la presenza né l’appeal
di
Hunnam per portare sulle spalle la baracca. Se infatti
l’attore di Sons of Anarchy era sostenuto dalla
buona alchimia con Rinko Kikuchi e dall’autorevole
presenza di
Idris Elba, l’astro nascente della nuova
trilogia di Star
Wars non ha potuto contane su nessun sostegno:
Scott Eastwood conferma di avere dalla sua soltanto un
bell’aspetto, gli altri comprimari non sono certamente carismatici
abbastanza per supportare un personaggio che soffre di una
scrittura debole. Il risultato è presto detto: una nuova versione
dei Transformers, un semplice scontro tra
robottoni che paga il debito ai finanziatori orientali con un
finale sul Monte Fuji, per salvare il destino della Terra.
Le dinamiche divertenti tra i due scienziati pazzi, Hermann e Newton, di grande spirito nel primo film, qui subiscono una drammatizzazione fondamentale per l’esile trama ma paradossalmente perdono tutto il loro valore narrativo, riducendosi a macchiette. Il desiderio, chiaramente, è quello di dedicarsi a una fascia di pubblico giovane e giovanissima, perdendo però l’interesse dei veri fan dei robottoni giganti (le generazioni cresciute con Goldrake, Gundam e Jeeg Robot). Pacific Rim – La Rivolta sembra la realizzazione frettolosa di un progetto senza un vero fondamento, completamente privo di anima, che fa rimpiangere i primi Transformers e che non rende affatto giustizia al divertimento offerto al pubblico dal primo capitolo.