Un piano perfetto: recensione del film con Diane Kruger

Un piano perfetto

Isabelle vuole sposare Pierre, l’uomo che ama da dieci anni, ma non può: la sua famiglia sconta una “maledizione” per cui tutti i primi matrimoni falliscono. Così, decisa a far funzionare il suo, escogita un piano per aggirare la sorte: sposare prima un perfetto sconosciuto da cui divorziare subito. Lo sprovveduto e malcapitato di turno è Jean-Yves Berthier, una guida turistica. Com’è ovvio che sia, sposarsi e divorziare a tempo di record per Isabelle non sarà affatto facile, né privo di conseguenze. I due si rincorreranno tra il Kenia, Parigi e Mosca, condividendo strane avventure.

 

Un piano perfetto è il secondo lungometraggio di Pascal Chaumeil dopo Il truffacuori, chiamato a dirigerlo sempre in collaborazione con lo sceneggiatore e produttore Laurent Zeitoun. L’intento era certo quello di bissare il buon risultato della commedia del 2010, puntando su una “strana coppia” come Diane Kruger (Isabelle) e Dany Boon (Jean-Yves) e accentuando l’aspetto della comicità fisica e visiva delle gag, senza trascurare il lato romantico.

Equilibrio difficile da tenere: sceneggiatura debole, come il presupposto da cui parte, ovviamente confutato nel corso del film. Questa commedia romantica dalla trama assai prevedibile dovrebbe essere ravvivata da ambientazioni esotiche e avventure strambe, ma queste non sono sufficienti a risollevare le sorti del film, a cui pure danno un po’ di ritmo. Prevalgono lo stereotipo e alcuni eccessi.

Una Diane Kruger inedita è chiamata a essere mantide truffaldina, ma le sue tecniche seduttive sono troppo smaccate per non risultare false, tanto che sembra impossibile che Jean-Yves non si accorga dell’inganno.

Un piano perfetto manca di una vera anima, non coinvolge, resta troppo superficiale e meccanico. Alcune gag divertono, ma non vi si trova più della comicità di gesti, clownesca – per cui Boon è in effetti dotato – come nella scena dello studio dentistico, o anche in quella della colazione keniota. Si ha la netta sensazione che le potenzialità dei protagonisti possano essere sfruttate molto meglio e che la coppia non funzioni mai fino in fondo. Al contrario, l’idea della cena, in cui raccontare la storia di due assenti e lasciare spazio a un umorismo più caustico, è efficace, anche se non nuova. Interessano più i personaggi secondari qui presenti, i parenti di Isabelle, ben delineati con pochi tratti (la madre brusca e diretta, suo marito che sopporta paziente, la sorella complice, il cognato che fa sempre battute fuori luogo, la collega in crisi esistenziale), che i due protagonisti o lo stesso Pierre, personaggio piuttosto piatto.

Della presunta, sottesa riflessione sulle difficoltà insite nei rapporti di coppia resta davvero un’eco lontana. Una commedia lieve lieve, per quanti cercano solo qualche risata e un rientro dalle vacanze davvero soft. In sala dal 19 settembre.

- Pubblicità -