La Figlia Oscura recensione film
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Maggie Gyllenhaal approda al Lido di Venezia, in Concorso alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, con il suo primo film da regista, La Figlia Oscura (The Lost Daughter) tratto dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante, edito in Italia con il titolo La figlia oscura.

 

Il cast di La Figlia Oscura (The Lost Daughter)

Per questo suo esordio la Gyllenhaal sceglie come protagonista l’attrice versatile e di grande talento e vincitrice di un premio Oscar, grazie a un film presentato proprio al Lido nel 2018, La Favorita di Yorgos Lanthimos. Parliamo di Olivia Colman che è affiancata da un cast di tutto rispetto in cui si distinguono Dakota Johnson, Ed Harris, Paul Mescal, Jessie Buckley, Oliver Jackson-Cohen, Alba Rohrwacher e Peter Sarsgaard.

La Figlia Oscura (The Lost Daughter), ambientata in Grecia, dove Leda, la protagonista, una docente universitaria specializzata in letterature comparate, decide di passare un periodo di vacanza. La spensieratezza tipica della villeggiatura stride con lo stato d’animo della donna, il suo atteggiamento è straniante, apparentemente  malinconica è invece incapace di liberarsi dai sensi di colpa e dai fantasmi del suo passato.

La regista sceglie di mostrarci questo attraverso i continui flashback della giovane Leda che tenta di costruirsi una propria carriera accademica mentre è alle prese con l’essere mamma di due bambine. Tutta questa autoanalisi è innescata dall’incontro con i suoi vicini di ombrellone, una famiglia numerosa e sui generis.

Il film catalizza bene l’attenzione

Soggetto non semplice dunque quello scelto da Gyllenhaal per questa sua prima esperienza alla regia in cui mette la macchina da presa al servizio della storia. La regista sa ben catalizzare l’attenzione dello spettatore esaltando la solitudine della protagonista e dilatando i tempi della narrazione, a voler sottolineare che le emozioni non sono sempre sinonimo di frenesia ma anche e soprattutto di riflessione. La sua direzione è ragionata ma mai superflua e gioca con i toni della luce naturale.

La Figlia Oscura film recensione
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Gli spettatori sono tutti un po’ in vacanza con Leda, la “playlist” che l’accompagna è bellissima ma nessuno riesce davvero a divertirsi perché si avverte una sensazione di perenne ansia silente. La Gyllenhaal dimostra di essere capace di costruire la tensione soprattutto nella scena in cui la bambina, figlia dei vicini, sparisce dalla spiaggia. Il film è anche ricco di metafore che si rifanno direttamente alla narrazione della Ferrante e che la sceneggiatura sa ben integrare. Il film convince ma resta qualche punto opaco,  non ben sviluppato quasi a voler suggerire che leggere il libro potrebbe aiutarci a capire meglio i personaggi e le loro ragioni.

Dal canto suo Maggie Gyllenhaal, attraverso la storia scritta da Ferrante, riesce a porre attenzione su temi importanti propri dell’universo femminili forse mai mostrati così direttamente in una pellicola. I flashback risultano essere i veri punti nevralgici del film, visto che non solo svelano il passato di Leda, ma mettono in risalto le cicatrici che lei si porta dentro e la rabbia verso sé stessa ben interiorizzate nell’interpretazione dalla Leda adulta di Colman.

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RASSEGNA PANORAMICA
Simona Genovese
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the-lost-daughter-recensione-del-film-di-maggie-gyllenhaalMaggie Gyllenhaal riesce a porre attenzione su temi importanti propri dell’universo femminili forse mai mostrati così direttamente in una pellicola. I flashback risultano essere i veri punti nevralgici del film, visto che non solo svelano il passato di Leda, ma mettono in risalto le cicatrici che lei si porta dentro e la rabbia verso sé stessa ben interiorizzate nell’interpretazione dalla Leda adulta della Colman.