The Toxic Avenger: recensione del remake del cult della Troma con Peter Dinklage – #RoFF20

Dopo due anni nel circuito dei festival e l'anteprima italiana alla Festa del Cinema di Roma, il film esce nelle sale italiane il 30 ottobre con Eagle Pictures.

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Con Peter Dinklage nel ruolo del protagonista, The Toxic Avenger esce finalmente nelle nostre sale il 30 ottobre distribuito da Eagle Pictures, dopo essere stato presentato nel circuito dei festival e in anteprima italiana alla Festa del Cinema di Roma 2025. Alla regia c’è Macon Blair, già Gran Premio della Giuria al Sundance del 2017 col suo I Don’t Feel at Home in This World Anymore che affronta il mito Troma abbracciandone le caratteristiche, ma forse ripulendolo un po’ troppo.

Ma facciamo un passo indietro…

C’era una volta la Troma

È il 1974 quando nasce la Troma Entertainment, casa di produzione statunitense fondata da Lloyd Kaufman e Michael Herz, specializzata in film a bassissimo costo e altissimo tasso di splatter, nudità, irriverenza, e tutto ciò che di più sgradevolmente divertente riuscite a immaginare.

Con Troma esordiscono autori del calibro di Trey Parker e Matt Stone, futuri creatori di South Park e soprattutto quel James Gunn che negli ultimi anni è diventato il re Mida dei cinecomics, indifferentemente che fossero targati Marvel o DC.

E, a proposito di cinecomics, nel 1984, un’epoca dorata in cui quel termine era ben lontano dall’identificare il più remunerativo genere cinematografico del ventunesimo secolo, Troma passa dall’essere una micro-casa di produzione exploitation, a assoluta mitologia facendo uscire nelle sale The Toxic Avenger. È un instant cult.

The Toxic Avenger
The Toxic Avenger Cortesia di Eagle Pictures

Nel film, diretto dagli stessi Herz e Kaufman conosciamo Melvin, timido addetto alle pulizie di una palestra che, buttato da alcuni bulli in un barile di rifiuti tossici, si trasforma in un mostro buono: il vendicatore tossico!Armato di mocio e senso della giustizia, Toxie (così, lo chiamano gli amici) ripulisce la corrotta Tromaville a colpi di vendetta iper-violenta dal taglio volontariamente cartoonesco. Utilizzando un’estetica da Z-Movie per mettere in berlina le contraddizioni dell’America reaganiana, il film dimostra  per la prima volta che anche dalla scena indie più low budget poteva nascere una vera e propria icona pop. Il suo successo è stato tale da generare tre sequel (di cui, il quarto capitolo: Citizen Toxie, è forse la vetta assoluta del Troma Way of Life), il cartoon Toxic Crusaders e, infine… l’omonimo remake contemporaneo.

Di cosa parla The Toxic Avenger?

Anche in questo caso, la storia resta volutamente essenziale: un addetto alle pulizie cade nei rifiuti tossici, rinasce giustiziere e, con un mocio in mano, dichiara guerra a una città marcia. A mettergli i bastoni tra le ruote un Kevin Bacon perfettamente a suo agio nei panni del villain “larger than life”, tutto sorrisi lucidi e cinismo da cartone animato e Elijah Wood mascherato e deforme, che in alcune occasioni riesce anche a rubargli la scena. A Taylour Paige e Jacob Tremblay tocca il non facile compito di fare da contrappesi emotivi in un film in cui il rischio di scivolare nel trash è sempre dietro l’angolo. La sorpresa è Peter Dinklage che non scivola nell’insidioso tranello di impersonare una gag vivente e riesce nell’intento di regalarci un eroe tragico e tenero. Interpreta Winston/Toxie come un uomo ferito prima ancora che un mostro: fragile, ironico, capace di un’empatia in grado di contrastare la follia che lo circonda. Il suo lavoro sulla voce e sul corpo nascosto sotto chili di lattice danno uno spessore che Toxie finora ha visto solo da lontano e riescono a tenere insieme il film quando l’eccesso di slapstick rischia di prendere il sopravvento.

Un perfetto popcorn movie di mezzanotte

The Toxic Avenger
The Toxic Avenger Cortesia di Eagle Pictures

Blair non tenta in “nobilitare” il cult dell’84 ma lo rilancia, proponendolo come il più orgoglioso e sfrontato dei midnight movie, a base di effetti prostetici, litri di sangue e battute scorrette, ma con un centro emotivo ben calibrato.  È qui che il film trova il punto d’incontro tra l’energia “amatoriale” del Do It Yourself del marchio Troma e la grandeur inattesa di un cast da primo piano.

A mancare – e forse questo è il difetto più grande del film – è la forza corrosiva della Troma originale. La cattiveria satirica, la rabbia politica dell’originale, in questo caso, è spesso sostituita da simpatiche scenette innocue che di aggressivo e controverso hanno ben poco, e se si entra in sala con l’intento di ritrovare lo spirito tagliente delle pellicole precedenti si potrebbe restare delusi.

Qualcuno leggerà questa “normalizzazione” come un tradimento dei tempi, qualcun altro come la maturazione necessaria per farlo arrivare a un pubblico più ampio.

Nel complesso, The Toxic Avenger riesce a mantenere un certo stile da giocattolo punk: sporco, rumoroso, a tratti diseguale, ma animato da un sincero affetto per il mito e da un protagonista capace di far filtrare, tra le fettucce del mocio, un po’ di vero sentimento. Se vi aspettate coerenza e satira antiamericana da A24, troverete un patchwork sbilenco che potrebbe lasciarvi insoddisfatti; se invece amate i popcorn movie di mezzanotte per ridere, sgranare gli occhi e divertirvi insieme agli amici, il viaggio a Tromaville potrebbe valere il biglietto.

The Toxic Avenger
2.5

Sommario

The Toxic Avenger riesce a mantenere un certo stile da giocattolo punk: sporco, rumoroso, a tratti diseguale, ma animato da un sincero affetto per il mito.

Chiara Guida
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice e Direttore Responsabile di Cinefilos.it dal 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.

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