Thelma: recensione del film di Josh Margolin

Il film del regista arriva in sala dal 18 settembre

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A partire dal 18 settembre arriva in sala Thelma, film del regista statunitense Josh Margolin, che ha scritto, diretto e montato il lungometraggio. Una commedia action che, presentata in anteprima mondiale al Sundance Film Festival lo scorso gennaio, ha già ottenuto il plauso della critica internazionale.

 
 

Fotografato da David Bolen e musicato da Nick Chuba, il film presenta un cast composto da June Squibb, nel ruolo della protagonista Thelma, Fred Hechinger, Richard Roundtree, Parker Posey e Clark Gregg. Al loro fianco, pur in un ruolo secondario, anche il veterano Malcolm McDowell, che oltre cinquant’anni fa scriveva la storia del cinema con il suo Alex DeLarge in Arancia Meccanica.

La trama di Thelma

Thelma Post, una vivace vedova di 93 anni, conduce una vita tranquilla. Un giorno, la sua routine viene sconvolta da una telefonata: un truffatore, fingendosi suo nipote, le sottrae una cifra considerevole con l’inganno. “Abbandonata” dalle forze dell’ordine, ma indignata e determinata a non farsi beffare, Thelma decide dunque di prendere in mano la situazione e di recuperare il denaro che le è stato rubato. Dimostrando, al di là della ua veneranda età, una tenacia e un coraggio inaspettati, e trasformandosi in una vera e propria detective. Armata di uno scooter preso in prestito a un amico e di una inscalfibile forza di volontà, Thelma si lancia quindi all’inseguimento del truffatore, pronta ad affrontare qualsiasi ostacolo pur di ottenere giustizia.

June Squibb in Thelma (2024)
June Squibb in Thelma – Cortesia di Universal

Il rapporto con i modelli

Ricordate Alvin Straight? Il contadino dell’Iowa partito a bordo di un trattorino tosaerba per visitare il fratello malato a 500 chilometri di distanza? Si tratta di un fatto di cronaca risalente al 1994, poi trasmigrato su grande schermo per mano di Lynch nel ‘99. Ricordate il suo ritmo dilatato? L’ampio respiro di cui gode ogni singola inquadratura e la sua anima western, da racconto di frontiera? Ecco, nella fase di elaborazione e stesura di Thelma, Josh Margolin deve aver pensato a lungo al capolavoro del collega statunitense. Perché il lungometraggio con June Squibb, qui nel suo primo vero ruolo da protagonista della sua carriera decennale, celebra la medesima epica “al rallentatore” di Una storia vera. Anche se, ed è chiaro fin dai primi minuti, i modelli a cui Margolin sceglie di rifarsi sono innanzitutto gli action movies post 2000. A partire da Mission Impossible.

Non a caso, in apertura di film, il televisore del personaggio di Squibb è sintonizzato sull’adrenalinica sequenza di inseguimento di Fallout, sesto capitolo della saga di MI. E non a caso il volto sorridente dell’action (stunt)man Tom Cruise ricompare in corso d’opera in qualità di presenza fantasmatica costante – in una duplice funzione di paradigma per analogia e contrasto del racconto.

Un on the road ritmato e ambizioso

Contaminato da influenze narrative che, almeno di recente, abbiamo ritrovato anche nel The Beekeper di David Ayer – la truffa ai danni di anziani che in entrambi i casi funge da pretesto d’avvio dell’avventura –  Thelma procede infatti a ritmo sostenuto per tutti i suoi 97 minuti di durata, associando però all’azione (a tratti surreale) e ai turning poin tipici del genere (culminanti nella satirica esplosione finale alla Michael Bay) anche un evidente desiderio di ribaltamento e riposizionamento dei codici. Esplicitato in particolar modo nelle componenti on the road con cui Margolin rilegge, su scala ridotta e suburbana, la poetica di lotta alla frenesia del contemporaneo che, lo ripetiamo, riporta in vita l’Alvin Straight lynchiano.

thelma il film
June Squibb in Thelma – Cortesia di Universal

A suon di scooter elettrici, pistole fumanti e voglia di rivalsa, la folle parabola di Thelma viene inoltre arricchita da notevoli intuizioni comiche – dal personaggio di Gary, decisivo nella sua immobilità, alla ripetuta gag di un presunto “riconoscimento stradale” – e, pur mantenendo un tono per lo più leggero e scanzonato, non esita a esplorare lati più tenebrosi della condizione umana, ben descrivendo il senso di solitudine che caratterizza il sopraggiungere dell’età avanzata e provando altresì a raccontare il generale, quanto opprimente, sentimento di spaesamento intergenerazionale che funge da collante tra il personaggio della protagonista e quello del nipote – uniti dalla paura di un mondo che non riescono davvero a comprendere e affrontare.

A latere, sciorinata nel corso del minutaggio, vi è inoltre una rappresentazione del rapporto tra umano e tecnologia che attraversa diverse fasi. Che a dire il vero non demonizza il tecno-strumento, né tuttavia ne incensa le potenziaità. E che, in ogni caso, si risolve in un liberatorio colpo d’arma da fuoco che, simbolico o meno, mette un punto definitivo alla questione.

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Sommario

Una action comedy spassosa che rilegge i codici del genere e si avventura in un road movie suburbano che celebra l’epica del “rallentare” in opposizione alla frenesia del contemporaneo

Dario Boldini
Dario Boldini
Laureato in Lettere Moderne all'Università Statale di Milano, ha collaborato con l'Associazione Culturale Lo Sbuffo a partire dal 2019, scrivendo articoli e approfondimenti sul mondo dello spettacolo. Ha poi frequentato la specializzazione in Critica cinematografica presso la rivista e scuola di cinema di Sentieri Selvaggi di Roma, con la quale collabora dal 2022. Appassionato di cinema e serie tv, collabora con Cinefilos dal 2023. A partire dal 2022 ha partecipato a diversi festival cinematografici su territorio nazionale, tra cui quelli di Venezia, Roma, Torino, Bergamo e Trieste.

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