A due anni da Tre cuori, il regista e sceneggiatore francese Benoît Jacquot torna protagonista della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, questo volta presentando – fuori concorso – À Jamais, pasticciato dramma con incursioni nel thriller psicologico.

 

La trama di À Jamai

La storia di À Jamai ruota attorno a Laura e Rey, una coppia di amanti che vive in una casa affacciata sul mare. Lui è un regista, lei un’attrice che interpreta delle performance di sua invenzione. Un giorno Rey muore, lasciando Laura da sola nella loro casa. Ben presto la situazione cambia: la donna si rende conto che c’è qualcuno lì con lei e presto scoprirà che si tratta proprio dello spirito di Rey.

Risulta davvero difficile riuscire a trovare anche un solo aspetto positivo a quest’ultimo lavoro di Jacquot. Quella che apparentemente sembra essere una storia drammatica con al centro il superamento di un lutto, si mescola senza alcun tipo di fondamento logico ad elementi presi in prestito dal thriller di stampo psicologico, facendo del risultato finale un agglomerato di elementi inconciliabili e al limite dell’insensatezza.

à jamais

À Jamai appare privo di qualsiasi senso narrativo, la regia non risulta funzionale alla trasparenza di una storia fin troppo confusa e disordinata, e i personaggi – nonostante la presenza di un attore del calibro di Mathieu Amalric – senza un reale sviluppo, gettati tristemente in pasto ad un continuo andirivieni di tematiche, dall’alienazione alle allucinazioni, fino a tirare in ballo l’incorporazione.

A rendere la generale atmosfera del film ancora più straniante e incomprensibile, l’utilizzo di una colonna sonora che – esattamente come era già accaduto per Tre cuori – serve a preannunciare una tensione che in realtà non arriva mai, lasciando lo spettatore in uno stato di disorientamento e incredulità davvero imbarazzante.

À Jamais si addentra con assoluta presunzione in discorsi dai quali non sa come uscirne vittorioso e dai quali fatica ad estrapolare una riflessione articolata e compiuta. Sicuramente uno dei film più brutti presentati nel fuori concorso di questo Venezia 73.

 

- Pubblicità -