«Così comincia la nostra storia: un omicidio, poi un arresto e, poco dopo, un processo. Processo che nel 1644 ha quasi diviso la Francia in due». È con queste parole che il narratore dà inizio al buffo e irriverente racconto che vede protagonisti lo sfortunato avvocato Maitre Pompignac e il suo imbranato nipote Jean alle prese con un caso a dir poco incredibile. Il loro cliente? Una povera e (forse) innocente capra accusata di un tragico omicidio.
Il celebre regista francese Fred Cavayé (tanto noto quanto chiacchierato in patria per film come Radin! e Le Jeu) fa ritorno nelle sale italiane con Il caso Josette (titolo originale Les chevres!), una nuova commedia fresca, folle e divertente, che sostiene essere ispirata a fatti realmente accaduti… “o quasi”. Coprodotto da Jerico Films e Pathé Films, con la partecipazione di Netflix, Il caso Josette sarà disponibile al cinema dal 24 aprile.
Il caso Josette Trama
L’avvocato Maître Pompignac (interpretato dall’iconico Dany Boon, noto per film come Giù al nord, Supercondriaco, Ti ripresento i tuoi) non ha mai ottenuto una vittoria in tribunale e tutti i suoi clienti sono stati condannati a morte. Giunto ormai alla resa, dopo una carriera costellata di fallimenti, un giorno incontra una giovane e bella pastora (l’attrice Claire Chust), che, disperata, gli chiede di difendere Josette, un’undicenne ingiustamente accusata di aver ucciso un nobile maresciallo francese, Grégoire Hubert de Colombe.
Presumendo che Josette fosse una ragazzina, Pompignac accetta il caso, vedendo in esso la grande opportunità di vincere contro l’accusa e di assicurare un futuro migliore alla sua famiglia. Con il sostegno del nipote Jean (Alexandre Desrousseaux), aspirante avvocato, Pompignac affronta con sicurezza e entusiasmo il caso, finché non si rende conto che Josette, in realtà, non è che una semplice capra.
Ma ormai è troppo tardi per tirarsi indietro: Pompignac si ritrova così invischiato in questo bizzarro e ridicolo caso contro il suo acerrimo nemico, il rinomato e odioso Maître Valvert (interpretato da Jérôme Commandeur), famoso in tutta Parigi per non aver mai perso neppure una causa.
Chi è più spietato di una capra?
Con una particolare attenzione all’ambientazione e ai costumi dell’epoca – e con l’aggiunta di nauseanti dettagli che frequentemente rimandano alla scarsa igiene del tempo –, Cavayé trasporta il pubblico in una bizzarra e caotica Francia del XVII secolo. Qui, sotto il regno di un dispettoso e petulante Luigi XIV e la guida dal potente cardinale Mazzarino, si sviluppa la curiosa avventura di Pompignac. Un’avventura che, tra esagerazioni, assurdità e altrettanta banalità, esplora la stupidità e l’inettitudine dell’epoca, spesso sorprendentemente simili a quelle contemporanee.
Al di là delle accese diatribe tra parigini e “savoiardi”, nobili e popolani, Pompignac e Valvert, Il caso Josette mette in scena, con un tocco teatrale e caricaturale, alcuni aspetti critici della società moderna, come la lentezza e l’ipocrisia della giustizia, il controverso potere dell’effetto mediatico e la malsana influenza dell’opinione pubblica. Il Popolo di Cavayé non è interessato tanto alla verità quanto piuttosto è rappresentato come uno spettatore avido di disastri altrui, mosso dal semplice desiderio di identificare un colpevole e una vittima. Questo ritratto non solleva interrogativi solo sulla Francia secentesca, ma riflette anche in maniera attuale sul comportamento delle persone, per esempio, sui social media, dove la ricerca della verità spesso cede il passo al bisogno di trovare un capro espiatorio o una figura da idolatrare.
Ridere della stupidità umana, passata e presente
La “commedia dell’assurdo” di Cavayé ha suscitato reazioni contrastanti nel pubblico e nella critica francese: da un lato, c’è chi l’ha trovata sfrontata, ironica, creativa e iperbolica, una satira efficace sulla società passata e presente; dall’altro, chi l’ha giudicata grottesca, prevedibile, ricca di cliché e momenti demenziali.
In realtà, Il caso Josette è tutto questo assieme e, che la si ami o si odii, resta un prodotto cinematografico che diverte e intrattiene egregiamente. Infine, pur non distinguendosi per la sua raffinatezza o originalità, il film gioca abilmente tra realtà e finzione, invitando sottilmente il pubblico a riflettere sulle assurdità, le contraddizioni e le idiosincrasie della vita moderna, non solo francese.