La Giovane e Bella Marine Vacth raccontata da Francois Ozon

 giovane e bella Le vediamo nelle loro espressioni di marmo, nei loro corpi androgini che sembrano rispecchiare l’assenza di emozioni in passerella. Eppure alla presentazione del film, sul tappeto rosso di Cannes, Marine Vacth ha ceduto alla commozione. Di sicuro non era la prima volta che si trovava sotto i riflettori, tuttavia, questa volta non ha messo in gioco solo la sua immagine ma anche il suo debutto da attrice, dopo alcuni ruoli secondari. È lei la protagonista di Giovane e bella, ultima pellicola di François Ozon, in uscita il 7 novembre in Italia.

 

Quattro diverse melodie composte da Françoise Hardy ci accompagneranno nelle quattro stagioni dell’adolescenza di Isabelle, ognuna delle quali narrata dal punto di vista di un personaggio (il fratello, un cliente, la madre e il patrigno). La diciassettenne, dopo aver perso la verginità durante l’estate, tornerà in città e inizierà, quasi per gioco, a prostituirsi, fin quando, in uno degli incontri, un avvenimento cambierà la sua vita.

giovane e bella  posterAd affiancare la Vacth, ci sarà, nei panni della madre, Charlotte Rampling, nella sua quarta collaborazione con Ozon, ma anche Géraldine Pailhas, Frédéric Pierrot, Nathalie Richard e Johan Leysen.

Un film girato con la consapevolezza di dover rappresentare uno dei periodi più complessi della vita, un periodo in cui, ha ammesso Ozon, “violentiamo il nostro corpo per riuscire a sentirlo e spingere all’estremo i limiti”. La prostituzione si prestava a questo scopo. Isabelle cresce in una famiglia benestante, non ci sono problemi economici o famigliari a turbarla, c’è solo la voglia di riconfigurare la sua identità: è ancora ragazza, ma sta diventando una donna e, per farlo, cerca di accumulare esperienza senza che a muoverla ci sia la perversione. Il racconto dei diversi punti di vista è utile a far comprendere allo spettatore che le trasformazioni che coinvolgono la ragazza in primo luogo, hanno conseguenze sui personaggi che ha attorno.

Con la Trilogia del Lutto (Sotto la sabbia, Il tempo che resta, Il rifugio) il regista aveva sondato le dinamiche della perdita e della rinascita, della vita e della morte, passando poi per il successo internazionale con 8 donne e un mistero, un noir che riportava in auge alcune importanti attrici francesi (Catherine Deneuve, Fanny Ardant, Isabelle Huppert, Emmanuelle Béart, Virginie Ledoyen) e mescolava la commedia, il giallo e il musical. Oltre alla straordinaria capacità di sperimentare i generi più disparati, Ozon non disdegna di ispirarsi ad altre forme di narrazione come il teatro (dapprima con Gocce d’acqua su pietre roventi, 8 donne e un mistero, poi con Potiche – La bella statuina, fino al più recente Nella casa) e il romanzo (Angel – La vita, il romanzo, Ricky – Una storia d’amore e libertà).

È probabilmente uno dei registi che tiene alta la qualità del cinema francese, ormai priva di Rohmer e Truffautt. L’interesse per le dinamiche umane combinato a uno spirito ironico, fa sì che anche la tematica della sessualità venga trattata senza banalità e generalizzazioni.

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