
Mai come quest’anno la categoria del migliore attore non protagonista agli Academy Awards è stata tanto combattuta e contesa. Solo cinque i posti a disposizione e molti gli interpreti rimasti a bocca asciutta: da Benicio Del Toro, nominato ai Bafta (gli Oscar inglesi) per Sicario di Denis Villeneuve a Michael Shannon (menzione ai Golden Globe e ai Sag, i riconoscimenti assegnati dal sindacato degli attori) per l’indie 99 Homes di Ramin Bahrani; dalla rivelazione di Room Jacob Tremblay che, a 9 anni, ha già conquistato gli onori di pubblico e critica, a Idris Elba per Beasts of No Nation di Cary Fukunaga, la cui assenza in cinquina dopo le candidature a Bafta e Sag ha contribuito a infiammare la polemica degli attori e registi black di Hollywood contro le scelte “SoWhite” dell’Academy.
A contendersi la statuetta il prossimo 28 febbraio saranno, comunque, tre attori tra i più amati e apprezzati del panorama attuale, un’icona del cinema americano e un attore di razza fino a oggi conosciuto soprattutto per il suo lavoro sui palcoscenici teatrali. Cinque performance molto diverse tra loro, sospese tra ragione e sentimento, ossia tra tecnica e cuore, fisicità e intensità espressiva.




Sylvester Stallone è l’unico dei candidati il cui film non è tra i nominati a miglior film (in questo caso La grande scommessa, Revenant – Redivivo, Il caso Spotlight e Il ponte delle spie), ma ha dalla sua la storia più forte, perché più radicata nell’immaginario collettivo. A quarant’anni dal primo Rocky, con cui ottenne due nomination come interprete e sceneggiatore del film, Stallone torna nuovamente nei panni di Rocky Balboa, senza sferrare pugni ma trasmettendo il proprio bagaglio di esperienze ed emozioni al giovane Adonis Creed in Creed – Nato per combattere di Ryan Coogler, che è riuscito a dare nuova linfa vitale all’appannato mito cinematografico di Rocky. Con una performance malinconica e intrisa di dignità, Stallone convince nel suo ruolo di coach-mentore del figlio dell’amico e rivale Apollo Creed, chiamato questa volta ad affrontare un nemico ancora più temibile. Premiato dal National Board of Review, la stampa lo ha lanciato prima con il Golden Globe, poi con il Critics’ Choice. Escluso da Sag e Bafta, l’attore può comunque essere considerato il favorito della competizione.
L’influenza della mitologia di Rocky Balboa e il rilancio di Sylvester Stallone, protagonista di una carriera caratterizzata da picchi e tonfi clamorosi, potrebbero fare la differenza. La volontà dell’Academy di premiare Il caso Spotlight o La grande scommessa con le statuette che contano (tra cui si annoverano film, regia, sceneggiatura, montaggio, interpreti) potrebbe però far spostare l’ago della bilancia verso Mark Ruffalo o Christian Bale. Un verdetto che non andrebbe comunque a inficiare la potenza delle performance di Mark Rylance e di Tom Hardy, entrambi alla prima nomination. E, quasi certamente, non ultima.

