La madre recensione del film con Carmen Maura

carmen-maura-la-madreGiovane parroco di una fredda e asettica chiesa di Roma, Don Paolo (Stefano Dionisi) si trova per la prima volta ad affrontare una prova terribile che mette in discussione la sua vocazione di sacerdote: la relazione passionale con una donna giovane ed avvenente. Agnese (Laura Baldi) rappresenta la tentazione, un amore diverso e l’attrazione carnale che lo distoglie dai suoi doveri, che lo allontana dalla Chiesa alla quale aveva deciso di sacrificare la sua vita. Nell’ombra ma sempre presente, si muove Maddalena (Carmen Maura), la madre possessiva e ossessionata dagli spettri di un passato difficile che cercherà disperatamente di riportare Don Paolo sulla retta via, la via del sacerdozio a cui anni prima lo aveva indirizzato.

 

Tratto liberamente dall’omonimo romanzo di Grazia Deledda, La madre, film diretto da Angelo Maresca e prodotto da Flavia Parnasi, uscirà nelle sale italiane il prossimo mese di luglio.

Ambientato nella Roma dei giorni nostri, e non nella Sardegna di inizio ‘900 come nel romanzo della Deledda, La madre è un film che racconta con gravità e intensità il travaglio spirituale di un uomo, prima che prete, tentato di abbandonare la propria vocazione di sacerdote per cedere al passionale amore per una donna. Quindi l’ambiguo rapporto con la madre, il vero fil rouge che attraversa tutto il percorso narrativo e che finisce per condizionare tutte le scelte di vita di Don Paolo. Un rapporto che va oltre il solito amore figliale, un rapporto ossessivo, fatto di gelosia e possessività, dominato da una donna dal passato doloroso e oscuro. Cos’è l’amore? Posso vivere solo dell’amore per dio? Sono degno del ruolo che ho scelto? Questi sono solo alcuni dei dubbi che assalgono Don Paolo il quale riuscirà a dissiparli solo dopo aver conosciuto il peccato e dopo essersi dolorosamente allontanato dalla Chiesa.

La madre è un film dalle ambientazioni algide e impersonali, dalle vaghe connotazioni metafisiche; dialoghi forti e mai banali, recitati con solennità e gravezza, seguendo uno stile ed una ritmica più da teatro che da cinema; i personaggi sembrano muoversi su un palcoscenico più che sul set di un lungometraggio. Il back-ground di Angelo Maresca, formatosi proprio nel teatro, spiegano questa forte e marcata teatralità sia recitativa che scenica. Il fatto è che l’impersonalità di cui tutto il film è imbevuto si riflette anche nelle interpretazioni dei seppur bravi protagonisti tra cui spicca per talento e intensità l’ottima Carmen Maura, attrice feticcio di Pedro Almodovar. Il film non riesce a trasmettere l’intensità emotiva del romanzo della Deledda, non riesce a coinvolgere lo spettatore il quale rimane osservatore freddo così come fredde sono le atmosfere in cui i personaggi si muovono come fantasmi.

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