Birdman: recensione del film con Michael Keaton #Venezia71

Birdman

Alejandro G. Inarritu confeziona una commedia nera con irruzioni fantastiche, che racconta la crisi esistenziale e il tentativo di rinnovare la propria immagine di star hollywodiana di un attore divenuto popolare vent’anni prima, grazie ad una serie di film sulle gesta di un pacchiano supereroe dalle fattezze di un uccello rapace: Birdman per  l‘appunto. L’attore, interpretato da Michael Keaton, vuole riscattare e nobilitare la sua figura mettendo in scena una trasposizione teatrale di un testo di Carver in un grande teatro di Broadway. I giorni disastrosi delle prove, la prima e l’attesa del responso da parte della critica spietata e del pubblico innescano una serie di vicende umane che sconfinano nel grottesco e in alcuni casi nel visionario.

 

A Keaton si aggiungono un manipolo di attori straordinari: Edward Norton, Emma Stone, Naomi Watts e un inconsueto Zach Galifianakis, molto distante dagli eccessi etilici di Una notte da leoni. Tutti bravi, non c’è che dire. Portano avanti l’intreccio delle loro vicende umane e le sfaccettature dei loro personaggi con grande maestria e sapiente professionalità, ma spesso incombe l’istrionismo e alcune scene appaiono come l’occasione per sfidarsi l’uno con l’altro, rischiando di eccedere e mettendo a rischio la credibilità di caratteri che rischiano di crollare come castelli di carta, soprattutto Norton.

Birdman, il film

Birdman

Birdman è godibile, ma estremamente dilato e a tratti verboso. Le irruzioni nel versante fantastico appaiono a volte esagerate e a volte fuori luogo; mescolate a riflessioni profonde sull’arte e sul senso della vita rischiano di far apparire il tutto un po’ pretenzioso.

Certo, la regia di Inarritu è sapiente, al limite del virtuoso, con lunghissimi piani sequenza, che abilmente trasportano le situazioni nello spazio e nel tempo, ma un martellante commento sonoro per batteria solista, che sembra non voler mai dare tregua, rende la sopportabilità delicatissima, creando un pericoloso senso di distacco per chi vorrebbe abbandonarsi ai sentimenti che turbano l’animo del nostro supereroe in pensione.

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