Monos – Un gioco da ragazzi, recensione del film di Alejando Landes

Un film bellissimo e terribile, sull'infanzia negata e la cultura della violenza.

Monos - Un gioco da ragazzi

Vincitore al Sundance 2019, presentato al Festival di Berlino 2020 e candidato della Colombia agli Oscar 2020, Monos – Un gioco da ragazzi è un film di cui si sta parlando da tanto tempo. Realizzato da Alejando Landes, il film ha ricevuto il plauso di autori del calibro di Guillermo Del Toro e di Alejandro G. Iñárritu, subendo in pieno il lockdown, con un’uscita prevista per metà marzo, poi slittata al 20 agosto 2020.

La storia è quella di un gruppo di giovani guerriglieri, bambini e adolescenti, addestrati con il pugno di ferro da un uomo rude affetto da nanismo. Il loro compito è sorvegliare una prigioniera, che loro chiamano semplicemente “dottoressa”, una donna alla quale fanno registrare messaggi in cui dimostra che sta bene, che fanno mettere in contatto con la sua famiglia, ma che trattano comunque come una prigioniera, in un ambiente ostile, montagne brulle, costellate da case squadrate. Tutto procede con ordine, dall’addestramento al lavoro di carcerieri, quando un evento imprevisto porta i giovani protagonisti a scendere nella giungla, nella quale perderanno loro stessi, la loro guida e anche la loro convinzione.

monos-un-gioco-da-ragazzi-filmMonos è un racconto di formazione violento e poetico

A metà tra Il Signore delle Mosche e un Apocalypse Now alleggerito nei toni ma altrettanto violento, Monos – Un gioco da ragazzi è un thriller ma anche un survival movie, è un’avventura e un racconto di formazione, ma anche, a modo suo un film dell’orrore, in cui la violenza viaggia di pari passo con lo spirito giocoso e infantile dei protagonisti, che riemerge nei momenti più inattesi e si trasforma in impulso vitale, esplorazione sessuale, vitalità e desiderio di scoperta, nonostante un sistema di guerrilla che li usa come pedine contro il governo nazionale.

Tutti, o quasi, i protagonisti del film sono esordienti, e la naturalezza della loro recitazione è un valore importantissimo per un film che sembra fare della spontaneità e della verosimiglianza un dictat, nella realizzazione e nella messa in scena di situazioni ed emozione.

Tra il saggio sociologico e il manifesto politico

Disancorato dal tempo e dallo spazio, Monos – Un gioco da ragazzi potrebbe essere ambientato ovunque e in qualsiasi momento nella storia, per questo assurge ad immagine universale di infanzia negata e cultura della violenza che ostacola i propri figli e li riduce a schiavi. Tuttavia a dispetto dell’ambiente, quell’infanzia negata emerge comunque, pur parlando un linguaggio che non ha proprio nulla a che fare con la gioventù e la purezza.

Tra il saggio sociologico e il manifesto politico, Alejando Landes adotta un linguaggio che si perde nella maestosità del paesaggio ma che indugia allo stesso modo sui volti e sui corpi dei giovani protagonisti, tutti dotati di una bellezza vitale e selvaggia. Questo doppio registro conferisce a Monos una bellezza ruvida, rendendo il film poetico ma anche in alcuni momenti di una crudeltà insostenibile, una visione che spiazza e incanta allo stesso tempo.

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Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
monos-un-gioco-da-ragazzi-recensione-del-film-di-alejando-landesUn doppio registro conferisce a Monos una bellezza ruvida, rendendo il film poetico ma anche in alcuni momenti di una crudeltà insostenibile, una visione che spiazza e incanta allo stesso tempo.