HomeTutto FilmRecensioniThe Fall Guy: la recensione del film di David Leitch

The Fall Guy: la recensione del film di David Leitch

Esce in sala l'1 maggio il nuovo lungometraggio del regista con Ryan Gosling ed Emily Blunt

-

Il primo maggio arriva in sala The Fall Guy, film del regista statunitense David Leitch, che torna al cinema due anni dopo Bullet Train, action movie con protagonista Brad Pitt. Scritto da Drew Pearce e ispirato alla serie televisiva anni ’80 Professione Pericolo – nella quale lo stuntman Colt Seavers (Lee Majors) interpretava un cascatore di Hollywood e cacciatore di taglie – l’opera di Leitch affida invece il ruolo a Ryan Gosling, fresco dell’esperienza di Barbie che lo ha ulteriormente consacrato agli occhi del grande pubblico.

A fianco dell’attore canadese figurano anche la vincitrice del Golden Globe Emily Blunt, Hannah Waddingham, Aaron Taylor-Johnson, Stephanie Hsu, Teresa Palmer, Winston Duke e lo stesso Lee Majors. Per un film che, fotografato da Jonathan Sela e musicato da Dominc Lewis, è stato girato presso i Disney Studios Australia.

The Fall Guy: la trama

Colt Seavers, un temerario stuntman interpretato da Ryan Gosling, si ritrova nuovamente catapultato nel mondo del cinema dopo un periodo di pausa dovuto a un brutto incidente su un set. Il suo ritorno avviene quando la celebre star Tom Ryder (Aaron Taylor-Johnson) svanisce nel nulla durante le riprese di un film diretto dalla ex di Colt Jody Moreno (Emily Blunt).

Colt, spinto dal desiderio di riconquistare Jody – infuriata con lui per essere sparito da tempo – e dalla sfida di sostituire il divo scomparso, si getta a capofitto nelle indagini, tra le più spericolate acrobazie. Ma la sua duplice missione, ritrovare Ryder e ottenere il perdono dell’amata, si complica quando lo stuntman si accorge che qualcuno sta facendo di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote.

Tra stunt mozzafiato e tristi canzoni d’amore, Colt – ragazzo loquace e casinista spiritualmente agli antipodi dal “pilota” di Drive (un altro Ryan Gosling) – prova in tutti i modi a risolvere il mistero, ma si troverà presto invischiato in un losco complotto che metterà a repentaglio la sua carriera e la sua vita.

The Fall Guy: una lettera d’amore fin troppo scritta

Li avevamo lasciati là, sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles; a bisticciare affettuosamente su chi dei due, in rappresentanza dei rispettivi film, avesse trascinato l’altro nel successo conseguito dal Barbenheimer. Li ritroviamo oggi – a lanciarsi nuove frecciatine “da copione” – sul set dell’ultima fatica di David Leitch The Fall Guy, rom-com action che ben si inserisce all’interno del percorso stilistico del suo autore e che, innanzitutto, rappresenta una lettera d’amore al mondo degli stuntman.

Il film, sesto lungometraggio del regista statunitense (ex cascatore) con protagonisti Ryan Gosling ed Emily Blunt, si propone infatti di raccontare quegli invisibili che abbiamo sempre davanti agli occhi, ma la cui missione, per l’appunto, è quella di celarsi dietro ai meccanismi della finzione cinematografica.

Per farlo Leitch si affida nuovamente a quei codici narrativi con cui tanto ha sperimentato a partire da John Wick (pur non comparendo accreditato); riproducendo però, in particolare, la vivacità un po’ cazzara e coloratissima del precedente Bullet Train (2022) – del quale tra l’altro, con esiti non eccelsi, sceglie di ricalcare l’artificiosità di scrittura.

The Fall Guy: perdere il controllo

Se un paio d’anni fa vi raccontavamo infatti di un’opera volutamente priva di particolari sotto testi e per lo più concentrata sul proprio ruolo di puro intrattenimento spettatoriale, The Fall Guy è una pellicola che, almeno nelle intenzioni, vorrebbe quantomeno suggerire una riflessione più strutturata (anche se dai toni leggeri) relativamente alle dinamiche di preparazione e realizzazione del prodotto film. Ragione per cui l’attenzione spasmodica rivolta a soggetto e sceneggiatura – anche dal punto di vista grafico (titoli di testa e coda) e ancora più che in Bullet Train – appare in questo senso una sorta di vezzo fuori contesto, responsabile della creazione di un lungometraggio che, sebbene potrebbe e dovrebbe spingere su una sregolatezza specificatamente “corporea”, appare invece rigidamente iper-controllato, imprigionato da ragionamenti meta piuttosto convenzionali e da ghirigori di trama francamente non richiesti – oltre che inutilmente elaborati.

A risollevare le sorti del film e trasformarlo in un’opera perfettamente godibile, al di là di un minutaggio comunque fin troppo esteso, cooperano fortunatamente la chimica tra i due principali interpreti del racconto e alcune preziose intuizioni del regista. Tra le quali Metalstorm, film nel film completamente nonsense e palese parodia di Dune, e la sequenza di pestaggio con protagonista Emily Blunt, durante la quale l’attrice, atomica bionda della situazione, malmena malamente il personaggio di Gosling in pieno stile “wickiano”.

Frangenti di lucidità che preparano ad un finale altrettanto liberatorio, con cui il cineasta dà finalmente sfogo alle tensioni inespresse per tutto il film; rivolgendo un convinto dito medio al sistema e distruggendo il set per mano dell’entità che ne costituisce la linfa vitale: lo stuntman.  Anche se, lo sottolineiamo, era lecito aspettarsi qualche cosa di più.

Sommario

Una rom-com fin troppo scritta e dal potenziale teorico in parte sprecato, ma che gode della chimica dei suoi interpreti e di alcune preziose intuizioni del suo autore

Articoli correlati

- Pubblicità -

ALTRE STORIE

- Pubblicità -
Una rom-com fin troppo scritta e dal potenziale teorico in parte sprecato, ma che gode della chimica dei suoi interpreti e di alcune preziose intuizioni del suo autoreThe Fall Guy: la recensione del film di David Leitch