In Star Wars: Gli ultimi Jedi (qui la recensione), Luke Skywalker si allontana dagli eventi galattici e si rifugia sul remoto pianeta Ahch-To, oppresso da un profondo senso di fallimento, rimorso e disillusione nei confronti dell’eredità Jedi e dei propri fallimenti. Il suo ritiro è in gran parte determinato da un momento cruciale di debolezza, la sua reazione istintiva all’oscurità che percepiva crescere in suo nipote, Ben Solo.
Sebbene non abbia mai agito sull’impulso di colpire Ben, il solo pensiero è stato sufficiente a distruggere il loro legame e a far precipitare Ben nella sua identità di Kylo Ren. Per Luke, questo incidente ha cristallizzato una convinzione più profonda: che l’Ordine Jedi non fosse una soluzione, ma parte di un ciclo ripetitivo di arroganza e collasso.
Piuttosto che tentare di ricostruire quello che considerava un sistema fallimentare, Luke ha scelto di allontanarsi completamente, cercando la solitudine nel luogo del primo Tempio Jedi, non per proteggere la sua eredità, ma per assicurarsi che i Jedi finissero con lui. Il regista Rian Johnson ha voluto che questa trama mostrasse che anche gli eroi leggendari sono vulnerabili al dubbio e alla disperazione, e che il fallimento può plasmare una persona tanto quanto il trionfo.
Nonostante questa ambizione tematica, la scelta creativa si è rivelata polarizzante. Molti fan di lunga data hanno ritenuto che questa rappresentazione fosse in contrasto con il carattere di Luke. Si aspettavano che affrontasse le avversità con speranza, non con l’isolamento, che cercasse di salvare Ben piuttosto che abbandonare la galassia al suo destino.
Mark Hamill rivela il retroscena inizialmente ideato per Luke Skywalker
Mark Hamill, che ha dato vita a Luke, ha espresso le stesse riserve, dichiarandosi in più occasioni deluso da come il personaggio è stato sviluppato. Durante la produzione, ha dunque concepito un’interpretazione personale alternativa dell’evoluzione del personaggio per conciliare la sceneggiatura con la sua visione di chi fosse diventato Luke. Durante la sua apparizione al podcast Bullseye with Jess Hord, Hamill ha però elogiato Johnson e ha ammesso che avrebbe preferito tacere le sue riserve sul motivo dell’isolamento di Luke.
Tuttavia, ha rivelato di aver detto a Rian che, secondo lui, ciò che era successo a Ben e al resto dei suoi allievi avrebbe spinto Luke a raddoppiare i suoi sforzi per ripristinare l’Ordine Jedi. “Rian, ho visto interi pianeti essere spazzati via. Semmai, Luke raddoppia la sua determinazione e rafforza la sua risolutezza di fronte alle avversità”.
Ha poi aggiunto: “Ho pensato: cosa potrebbe spingere qualcuno a rinunciare alla devozione a quella che è fondamentalmente un’entità religiosa… a rinunciare a essere un Jedi? Beh, l’amore di una donna. Quindi lui si innamora di una donna. Rinuncia a essere un Jedi. Hanno un figlio insieme. A un certo punto il bambino, ancora piccolo, prende una spada laser incustodita, preme il pulsante e muore all’istante… La moglie è così piena di dolore che si suicida“.
Un retroscena decisamente tragico, che avrebbe sì potuto spingere Luke ad allontanarsi dal proprio ruolo di Jedi per vivere in solitudine il proprio dolore. Un risvolto però probabilmente fin troppo drammatico, che avrebbe necessitato di più tempo per essere esplorato in tutte le sue conseguenze. Motivo per cui Hamill sembra aver compreso che forse quanto proposto da Johnson non è interamente da rimuovere dalla memoria.
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